Il “poeta di strada” Ivan Tresoldi si è autodenunciato, rivendicando le sue opere di artista sul banco degli imputati. “Le opere si cancellano col tempo”.
Tra il 2011 e il 2014, il “poeta di strada” Ivan Tresoldi aveva riempito di poesie i muri di Milano. I suoi versi sono comparsi su alcuni muri della città, ma l’artista ha dichiarato di non aver mai deturpato lo spazio pubblico. Infatti, Ivan è stato interrogato sul banco degli imputati per imbrattamento, ma ha difeso e rivendicato il suo lavoro di artista. “Io non deturpo lo spazio pubblico, le mie vernici sono ad acqua e le opere si cancellano col tempo”, ha detto in tribunale. Tra il 2011 e il 2014 sono comparsi una ventina di sue poesie, in diverse zone di Milano.
Le sue opere sono state contestate nel capo di imputazione dal pm Elio Ramondini, che ha richiesto e ottenuto un rinvio a giudizio. Le poesie di Ivan sui muri di Milano sono brevi, talvolta di un solo verso, come “Una pagina bianca è una poesia nascosta”. Ivan è stato interrogato dalla polizia locale, e si è autodenunciato ammettendo di essere lui l’autore delle frasi. Ha anche portato con sé una serie di fotografie che mostravano i suoi lavori sui muri cittadini. Ha detto di “agire sempre dopo avere condiviso le sue intenzioni con gli abitanti della zona”. Il caso giudiziario è nato dopo che il poeta di strada aveva scelto come pagina un muro di fronte alla Biblioteca Bicocca. Dopo quest’opera, le guardie ecologiche hanno sporto denuncia.