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“Mattanza di daini” al Parco del Circeo, un “omicidio assistito”

Secondo l’Ente Parco la mossa nasce dalla necessità di contrastare il sovrannumero di daini, ma l’ex sindaco di Ponza Piero Vigorelli guida il fronte contrario alla “mattanza”.

Con la determina n.226 del 30 dicembre 2019, l’Ente Parco del Circeo ha dato il via alla fase attuativa del “Piano Gestionale di controllo del daino nella foresta demaniale del Parco del Circeo” impegnando la somma di 195.000 euro (170.000 sul capitolo “interventi di miglioramento, tutela, recupero e bonifica ambientale e 25.000 sul capitolo “realizzazioni aree faunistiche per contenimento daino e cinghiale”). Il documento è stato approvato il 23 gennaio 2017 dal Consiglio Direttivo del Parco con 3 voti favorevoli e 1 contrario, quello di Piero Vigorelli allora Sindaco di Ponza.

La situazione creatasi nel tempo nella foresta del Circeo (Riserva della Biosfera tutelata dall’Unesco) «con il sovrannumero di daini e i dannosi effetti collaterali su flora, fauna, sicurezza e altro, ha imposto una definitiva e chiara assunzione di responsabilità dell’Ente Parco per affrontare la problematica dell’espansione della popolazione di daini all’interno della Foresta Demaniale» spiega l’Ente. Ma la decisione, per le modalità violente con cui verrà attuata, ha fatto indignare un nutrito fonte del “no” capitanato dallo stesso Vigorelli. La cattura degli animali, infatti, avverrà “tramite corral”, cioè recinzioni a imbuto: il daino vi entra ma non può uscirne, come fanno i tonni che finiscono nella camera della morte durante la mattanza.

Secondo Vigorelli, si tratta di “omicidio assistito”. Ad alimentare la polemica è anche il fatto che il Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, autorità vigilante, abbia dato parere positivo. Si prevede il prelievo di almeno 350 esemplari in tre anni: «l’abbattimento dovrà materializzarsi in un tiro effettuato con arma a canna rigata di calibro non inferiore a 6,5 mm. munita di un cannocchiale di mira (…) il Fuciliere dovrà essere appollaiato su altane (…) nel caso l’animale ferito sia agonizzante e visibile l’operatore può essere autorizzato (…) ad avvicinarsi all’animale ed effettuare un ulteriore tiro», si legge nel Piano.

In realtà, non solo manca un censimento aggiornato della popolazione di daini, ma è ormai noto che il ricorso a mezzi cruenti per il contenimento delle popolazioni animali non ha mai dato risultati significativi né placato le continue lamentele di coltivatori e allevatori per i danni subiti. E’ necessario invertire la tendenza, sperimentare tecniche innovative e non cruente.

Piero Vigorelli ha motivato la sua contrarietà in un comunicato: «Questi splendidi animali erano stati introdotti nel parco dagli anni ’50 per ripopolarlo, ed erano stati messi all’interno di un recinto. Ci hanno messo poco a capire come fuggire, spandendosi nel verde meraviglioso del parco e cominciando una nuova vita in libertà. Ma si tratta di piano di sterminio, meticoloso quanto infame, dettagliatissimo quanto orribilmente cinico, con battute di caccia notturne, per convogliare gli animali in dei corral mobili, con i cacciatori appostati su altane a circa quindici metri da terra ed equipaggiati di fucili con visori notturni».

Vigorelli afferma: «Sono stati stanziati la bruttezza di 170.000 euro per un’operazione che, ammaliata di dolci parole, viene battezzata “Piano gestionale del controllo del daino nella foresta demaniale”. Vale a dire, inizio della mattanza dei daini nella foresta del Parco». E aggiunge: «Dicono che così si preserva e si garantisce la “naturalità”, cioè la rispondenza a un ordine interno o esterno motivato dalla natura. Chissà se appartiene alla “naturalità” anche il fatto che, lungo le recinzioni della foresta demaniale, sono al lavoro le prostitute, sedia e fuocherello, che sanno bene come penetrare nella foresta con i loro clienti.»

Secondo il piano «Ipotizzando un prelievo di circa 350 capi e un peso medio di un capo pari a 40 kg si potrebbero avere a disposizione, circa 14000 kg di carne nel solo primo anno di gestione. Questo rappresenta un quantitativo tale, da poter originare una preziosa filiera di prodotto fresco o stagionato che possa far sviluppare un importante indotto socio-economico per la comunità locale».

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