ITALIA

dall'

Solo notizie convalidate
[wpdts-weekday-name] [wpdts-date]

EDIZIONI REGIONALI

Solo notizie convalidate

EDIZIONI REGIONALI

Mafia, l’ex compagna del rapinatore che ha svelato come andò il colpo al caveau

 

 

 

In questura Anna Cerminara ricordava tutto, nomi o volti dei complici di Giovanni Passalacqua, uno degli organizzatori della rapina arrestato venerdì mattina dalla squadra mobile. Dopo aver raccontato, sono cominciate le minacce del compagno che era riuscito così a farla ritornare sui suoi passi. Fino alla decisione dello scorso 14 aprile

“Tutte queste cazzate che sta facendo ancora, lei con il cervello se ne va al cimitero! Se ne va al cimitero, perde a te, perde a Dante, perde a tutta la sua famiglia, perché questa fra un po’ di giorni così sballa”. A parlare è Giovanni Passalacqua, uno degli organizzatori della rapina al caveau della Sicurtransport ,arrestato venerdì mattina dalla squadra mobile di Catanzaro. Minacce rivolte al figlio di Anna Cerminara, la collaboratrice di giustizia che ha spiegato ai magistrati della Dda i dettagli della rapina avvenuta il 4 dicembre del 2016.

Il colpo doveva essere fatto sei mesi prima, il 15 agosto, ma una telefonata anonima mise in allarme la polizia che avvertì la Sicurtransport. Grazie alla talpa Tassone la rapina fu rinviata a dicembre. Nonostante i pugliesi erano già alla fase dei sopralluoghi, Passalacqua “fu informato dall’uomo della Sicurtransport – dichiara la collaboratrice – che bisognava rinviare il tutto perché qualcuno aveva telefonato alla forze dell’ordine informandole che era in procinto di realizzarsi una rapina ad un caveau tra quelli di Cosenza, Reggio Calabria e Catanzaro. Informati i pugliesi, il colpo venne rimandato ed i pugliesi, non so dire come, se ne tornarono a casa. Si sospettava che a fare la telefonata fosse stato Vito, l’uomo estromesso dal progetto, o che vi fossero microspie da qualche parte cosicché da quel momento Alessandro pretese ulteriori attenzioni e cautele e fece verificare spesso le auto del gruppo”.

In Calabria restò circa un milione e 800mila euro. Troppo pochi per Giovanni Passalacqua: “Non fu molto contento della distribuzione del bottino, pensava fosse più cospicuo”. Si sentiva fregato. Prima ha sospettato che il cognato, Dante Mannolo, gli avesse rubato parte della sua quota e poi puntò il dito contro la sua compagna Anna Cerminara: “La parte di denaro di Giovanni è stata custodita a casa di mia madre in località Cavorà di Gimigliano, nascosta in una buca”. Secondo Passalacqua da quella buca, a un certo punto, mancarono 26mila euro di cui pretendeva la restituzione dalla Cerminara che, esasperata, a marzo si è presentata in questura e ha raccontato tutto ai magistrati.

Entrata nel programma di protezione, per Annamaria iniziarono le pressioni del compagno che era riuscito a farla ritornare sui suoi passi. Rientrata a Catanzaro, le fibrillazioni all’interno della ‘ndrangheta non si fermano. “O ci pensi tu, o ci pensiamo noi”. Un boss del quartiere Santamariapretendeva che Passalacqua portasse la compagna al suo cospetto per sapere dalla sua voce cosa aveva rivelato alla polizia. Il 14 aprile Anna Maria Cerminara non ce l’ha più fatta: ha chiamato la squadra mobile e ammesso di essere stata convinta da Passalacqua ad abbandonare la località segreta grazie all’intervento di un’amica. Agli occhi dei poliziotti è apparsa una donna impaurita che, dopo aver collaborato con i magistrati e dopo aver ritrattato, si è accorta dell’errore e ha chiesto di essere protetta.

Facebook