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Mafia: Dia, in Liguria non c’è stata comprensione gravità

La presenza di proiezioni extraregionali di tipo mafioso si è registrata, in Liguria, sin dalla metà del secolo scorso. La criminalità organizzata è attirata dal ricco tessuto economico-imprenditoriale, dall’importanza del porto e dalla particolare collocazione geografica, crocevia tra la Versilia, la Costa Azzurra, le regioni del nord Italia ed il nord Europa. Le esperienze investigative dei tempi recenti hanno inoltre evidenziato interazioni con organizzazioni autoctone, cosa che ha generato una commistione tra le diverse espressioni criminali. Lo rileva la Relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia. La Dia rimarca come la capacità dei sodalizi – soprattutto quelli calabresi – di dissimulare la propria azione nel contesto socio-ambientale della Liguria abbia impedito una piena comprensione della gravità del fenomeno mafioso nel territorio regionale. “Ciò ha senz’altro favorito la capillare infiltrazione della ‘ndrangheta, affermatasi nella Regione – come testimoniano diverse inchieste – attraverso una struttura criminale denominata Liguria”. A quest’ultima si sono affiancate almeno quattro unità periferiche, cosiddette “locali” – operanti rispettivamente nelle zone di Ventimiglia (IM), Genova, Lavagna (GE) e Sarzana (SP)- e numerose ‘ndrine concentrate soprattutto nell’imperiese. Queste compagini operano in stretta sinergia tra di loro e si relazionano con il Crimine reggino attraverso la Camera di controllo, un’entità mafiosa intermedia e di raccordo con sede a Genova. 

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