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Lotta al tumore, cura rivoluzionaria con cellule modificate al Sant’Orsola di Bologna

BOLOGNA – Un nuovo grande passo nel lungo percorso della cura al tumore. Protagonista è l’ospedale Sant’Orsola di Bologna che, per la prima volta in Italia, ha testato su due pazienti del nosocomio una terapia con cellule geneticamente modificate in grado di rivoluzionare i tradizionali trattamenti alla malattia. Nel caso specifico, la nuova cura è stata applicata per attaccare il mieloma multiplo, una neoplasia del midollo osseo, e il test in corso sta fornendo esiti confortanti. Uno degli ammalati è stato dimesso ed è ancora sottoposto a controlli, l’altro, ricoverato attualmente in reparto, ha ricevuto oggi il trattamento.

Nella terapia vengono utilizzate cellule Car-t, che secondo i medici rappresenterebbe «lo strumento più avanzato per combattere alcune malattie del sangue».

La cura

Come funziona il trattamento? Inizialmente vengono prelevati i T linfociti del paziente, che vengono poi reinfusi nel malato dopo una modifica genetica che li mette in grado di riconoscere e colpire solo e soltanto le cellule tumorali. Le Chimeric antigen receptor – T cell fino ad oggi erano state testato su altre malattie del sangue e gli studi condotti e pubblicati in un particolare tipo di leucemia acuta e di linfoma hanno dimostrato un’eccezionale efficacia del trattamento.

La terapia è stata illustrata dal professor Michele Cavo, direttore dell’Unita’ operativa di Ematologia del Policlinico Sant’Orsola di Bologna, dal direttore generale del Policlinico Antonella Messori e dall’assessore regionale alla Sanità Sergio Venturi.

«È la frontiera più avanzata della terapia immunologica di precisione che sfrutta meccanismi totalmente diversi dalla quelli della classica chemioterapia», spiega il professor Cavo.

«Stiamo parlando – ha proseguito – di una immunoterapia cellulare con cellule geneticamente modificate: i T-linfociti vengono prelevati e modificati per riconoscere una proteina che è espressa sulle cellule tumorali. Il grande vantaggio, in questo momento, è che questa terapia è stata utilizzata in pazienti che avevano esaurito qualsiasi altra alternativa terapeutica. Le cellule sono state istruite a colpire il bersaglio, sono state ingegnerizzate. Un processo che avviene negli Stati Uniti, dove ci sono laboratori specializzati. Il bersaglio da centrare può essere diverso a seconda dei marcatori che esprime». «Questo sistema immunitario attivato – ha aggiunto Cavo – puo’ determinare una sindrome da rilascio citochinico: con un meccanismo indiretto, innesca una cascata di proteine infiammatorie che si manifestano con diversi gradi. Per controllare le complicanze abbiamo a disposizione almeno due anticorpi monoclonali che ‘spengono’ la risposta immunitaria. Il primo paziente ha sviluppato questa complicanza poche ore dopo l’infusione delle cellule geneticamente modificate: abbiamo fatto anticorpi monoclonali e, in poco tempo, tutto si e’ spento rapidamente», ha concluso Cavo.

Con l’applicazione della suddetta terapia, il Sant’Orsola di Bologna si candida a essere uno dei principali centri specialistici in Italia.

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