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Lorenzo Quinn dona a Venezia la scultura Stop Playing, un appello alla difesa dell’ambiente e della città

Lo scultore Lorenzo Quinn ha donato alla città di Venezia una scultura per far luce sulla questione delle risorse naturali sfruttate oltre il limite.

“Venezia è una città così fragile e bella che va protetta”, ha detto Lorenzo Quinn, scultore che ha donato al capoluogo veneto una scultura dal forte valore simbolico. Due mani che tengono tesa una fionda, pronte a scoccare una sfera, il pianeta Terra. L’opera si chiama “Stop Playing”, e invita tutti a smetterla di giocare con l’ambiente e le risorse naturali. “La scultura è un richiamo al nostro presente che guarda al futuro. La fionda simboleggia le nostre risorse naturali stirate oltre il limite possibile. La tensione può causare la loro rottura, il loro annichilimento. Se vogliamo sopravvivere dobbiamo allentare l’attrito e comportarci in modo responsabile”, ha spiegato lo scultore.

L’opera è stata donata da Quinn alla città di Venezia, e collocata a Forte Marghera. Plasmata dal bronzo, acciaio inossidabile e ottone, la scultura vuole essere “il compimento di un sogno che resterà qui anche quando non ci sarò più”. L’inaugurazione dell’opera è avvenuta ieri alla presenza dell’artista e del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. “La fionda di Quinn punta verso Porto Marghera. È un’opera simbolica che va oltre il valore artistico, diventando universale”, ha detto il primo cittadino. “Le opere di marginamento del Mose, che va finito, non sono soltanto alle bocche di porto, ma riguardano anche le opere di compensazione che devono essere utilizzate per finire il grande progetto di salvaguardia della città. La scultura, che è stata regalata, diventa patrimonio culturale di Venezia. Credo che questo sia l’esempio dell’aiuto e del rispetto che crediamo sia utile per Venezia. E Forte Marghera, il luogo da cui si difendeva la città storica, è l’area in cui stiamo sperimentando il futuro, puntando sui giovani e sulla cultura”.

Le mani di Lorenzo Quinn che “proteggono” Venezia dai cambiamenti climatici

Venezia è forse la città italiana più minacciata dai cambiamenti climatici, che rischiano di mandarla sott’acqua nel giro di alcuni decenni. L’innegabile valore storico e artistico della città è minacciato dall’innalzamento dei livelli del mare, provocato dal riscaldamento globale, i cui effetti potrebbero diventare incontrollabili e irreversibili se non si agisce al più presto. Non è la prima volta che Lorenzo Quinn regala al capoluogo veneto delle opere dal valore simbolico incisivo. Già con l’opera “Support”, l’anno scorso, lo scultore aveva scosso la città utilizzando la sua arte per chiedere a gran voce di salvare Venezia dai pericoli portati dai cambiamenti climatici.

“Support” è stata un’installazione monumentale realizzata in occasione della Biennale del 2017. Dal 13 maggio al 26 novembre del 2017, le mani bianche di Lorenzo Quinn spuntavano fuori dal Canal Grande per “supportare” l’Hotel Ca’ Sagredo. “Venezia è una città d’arte galleggiante che da secoli ispira cultura, ma per continuare a farlo necessita del supporto della nostra e delle future generazioni perchè è minacciata dai cambiamenti climatici e dal degrado”, aveva detto l’artista.

Nelle sue opere Quinn mette la sua arte al servizio di temi sociali come l’inquinamento, la tutela delle bellezze italiane, l’educazione familiare, i valori e le emozioni autentiche. La scelta delle mani come soggetto favorito, poi, nasce dall’idea che la mano “detiene così tanto potere – il potere di amare, di odiare, di creare, di distruggere”. Ed è proprio per combattere i comportamenti potenzialmente distruttivi che Quinn ha regalato alla città di Venezia prima “Support” e poi “Stop Playing”. L’arte può servire come veicolo di sensibilizzazione, con un impatto immediato e incisivo sulla popolazione. Perché le attenzioni quotidiane per attenuare gli effetti del riscaldamento globale devono partire dalla vita di tutti i giorni del cittadino, con piccole accortezze e una grande consapevolezza di quello che rischiamo di perdere: Venezia.

Di A.C.

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