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L’OMS si scaglia contro i paesi che chiudono le frontiere.

Con l’emergenza Corona virus molti paesi hanno scelto di “chiudere i ponti” con la Cina per evitare il contagio, ma non è questa la soluzione.

Cogliendo l’occasione della prima riunione del suo Comitato Esecutivo, seguentemente all’atto che conferma l’emergenza internazionale per il coronavirus Wuhan, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) martedì ha lanciato un denso rimprovero nei confronti di alcuni paesi per aver “stigmatizzato” la Cina con restrizioni di libertà di movimento discriminatori e non condividendo dati sui casi diagnosticati nel loro territorio.

Per il direttore dell’OMS, si parla di misure “ad alto impatto internazionale” che non portano alcun beneficio per la salute pubblica.

Ghebreyesus si è indirizzato ugualmente ai paesi più sviluppati a causa della loro ritrosia a condividere dati. “Dei 176 casi segnalati finora al di fuori della Cina, l’OMS ha ricevuto rendimenti completi solo del 38%. Alcuni paesi ad alto reddito sono abbondantemente indietro nella trasmissione di dati indispensabili per l’OMS. Non credo che ciò sia dovuto alla mancanza di mezzi”, ha affermato con un accenno di sarcasmo Ghebreyesus.

Il direttore dell’agenzia per la sanità mondiale ha, successivamente, scritto ad ogni ministro della salute per reclamare una migliore prontezza in un punto risolutivo della battaglia contro il virus: la realizzazione di una piattaforma di informazione sistematizzata che ricongiunga tutte i progressi avvenuti nella ricerca di un eventuale vaccino.

La delegazione cinese ha preso la parola per alzare il tono. “È necessaria una maggiore solidarietà, ma alcuni paesi hanno esagerato contro le raccomandazioni dell’OMS. Dobbiamo porre fine alle azioni discriminatorie”, hanno dichiarato.

Il Tempo di inchieste dischiuso alle delegazioni ha documentato la possibilità che i pazienti asintomatici trasmettano la malattia come una delle maggiori angosce dei governi. “Abbiamo rapporti che indicano il fatto che questi casi possono essere verificati, ma sono tuttavia necessarie ulteriori ricerche per confermarlo”, ha detto Maria Van Kerkhove, responsabile dell’OMS per le malattie emergenti e le zoonosi. “A volte i pazienti non si riferiscono ai sintomi, ma lo fanno quando vengono intervistati, anche se i sintomi sono ancora lievi”, ha aggiunto.

I leader dell’OMS hanno anche fornito nuovi dati sui sintomi e l’incidenza della malattia, come il decorso della malattia che ha posto fine alla vita dei casi più gravi entro 7-10 giorni. È stato stimato anche il periodo di incubazione, da 1 a 12,5 giorni, anche se l’OMS continua a raccomandare 14 giorni per le quarantene. E la trasmsibilità del virus, ovvero quante persone sane una persona infetta è infetta, è tra 1.4 e 4.9 in Cina.

L’OMS ha innanzitutto calcolato i fondi che saranno imprescindibili almeno fino alla fine di aprile per affrontare l’epidemia: 610 milioni di euro. In siffatta prima fase, la maggior parte (580 milioni) sarà indirizzata ad estendere misure per permettere a tutti i paesi di accertare, diagnosticare, curare e spezzare le catene locali di propagazione del virus che possano verificarsi.

Come esempio di lavoro in corso, bisogna denotare che all’inizio di questa settimana soltanto il Senegal ed il Sudafrica erano pronti in tutta l’africa subsahariana. L’arrivo e la diffusione del virus nei paesi con sistemi sanitari precari è stata una delle maggiori preoccupazioni del corpo fin dall’inizio ed il problema è destinato ad ingrossarsi con la diffusione del contagio.

La prova di queste mancanze, infatti, è stata data dalla delegazione sudanese, la quale ha espresso una chiara inquietudine per le risorse consumate in un paese che sta già combattendo, oltre a calamitosi dilemmi economici, ben “altre cinque epidemie”.

articolo a cura di Francesca Tinelli.

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