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L’omicidio di Bruzzese è stato ordinato dalla Calabria. Polemiche social contro Salvini

La scelta di uccidere nel giorno di Natale non è casuale: rappresenterebbe un’usanza delle cosche del reggino per far soffrire maggiormente i superstiti in una giornata di festa

PESARO – Marcello Bruzzese usufruiva di un programma di protezione esclusivamente economico che non interessava anche la sicurezza personale. Ciò trapela dalle indagini delle forze dell’ordine ma anche da una serie di elementi inequivocabili: il 51enne calabrese, ucciso il giorno di Santo Stefano a Pesaro da due killer (di cui si sono perse le tracce), aveva aveva casa con la sua famiglia e stipendio pagati dal ministero dell’Interno dal 2008, ma poteva muoversi in libertà e il suo cognome appariva persino sulla cassetta della posta.

Secondo la procura di Pesaro, i due sicari che hanno scaricato contro l’uomo una trentina di colpi di pistole automatiche sono da ricercarsi nell’ambiente della malavita calabrese. È stato aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio premeditato con l’aggravante mafiosa. Prende corpo quindi l’ipotesi che l’ordine di uccidere il fratello del pentito della ‘ndrangheta Biagio Girolamo sia partito dalla Calabria, regione d’origine della vittima e dove già aveva sventato un agguato. I contatti in corso tra le Procure antimafia di Reggio Calabria e di Ancona hanno proprio lo scopo di ricostruire la personalità della vittima e del fratello, oltre che di verificare le modalità organizzative ed esecutive dell’uccisione di Marcello Bruzzese, che era a tutti gli effetti un collaboratore di giustizia, anche se non coperto da anonimato.

La polemica politica

Intanto si accendono le polemiche sul sistema di tutela dei ‘pentiti’ e dei loro familiari. A scatenare l’ira della politica un selfie del ministro dell’Interno Matteo Salvini che lo ritrae mentre fa colazione con pane e nutella il giorno successivo all’omicidio. La deputata Alessia Morani ha annunciato un’interrogazione al ministro: «Ciò che è successo è gravissimo». «La protezione dei pentiti e dei loro parenti è fondamentale per combattere le mafie» – le fa eco Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio e candidato alla segretaria Pd -. Oggi invece ci svegliamo e leggiamo che c’è stato un morto a Pesaro. Il ministro degli Interni che si fa selfie demenziali…». «Caro Ministro Salvini – ha rincarato la dose il sindaco di Pesaro Matteo Ricci – c’è la città di Pesaro sconvolta per l’omicidio di un uomo sotto protezione, fratello di un collaboratore di giustizia. Quando ha finito pane e nutella vorremmo avere qualche informazione e rassicurazione». «Quanti sono i collaboratori di giustizia a Pesaro? – chiede Ricci – Quale è il livello di sicurezza richiesto? Cosa non ha funzionato ieri?». La replica è del responsabile della Lega nelle Marche Paolo Arrigoni che parla di «becera propaganda politica sulla morte di un uomo e su un omicidio di mafia che trascende ogni misura». A Pesaro, conclude, «un atto ostile contro lo Stato, uomini e donne delle istituzioni».

Oggi in prefettura a Pesaro si è tenuta una prima riunione del Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico. Nel frattempo secondo il ministro dell’Interno Salvini, «Se qualcuno muore in mezzo alla strada in centro in una città tranquilla come Pesaro – ha detto il ministro in una diretta Facebook – è mio dovere esserci, per analizzare la situazione. Se qualche mafioso rialza la testa giù mazzate, perché mafia, camorra e ‘ndrangheta sono merda».

La storia di Marcello Bruzzese e il programma di protezione

La famiglia di Marcello Bruzzese aveva già abitato a Pesaro dal 2008 sotto protezione dello Stato. Dopo aver lasciato l’Italia per la Francia, era ritornata a nella città marchigiana tre anni fa. È tornato ma senza una vera protezione personale. Ad attenderlo al varco nella giornata di Natale i killer: una delle ipotesi è che non si tratti di una coincidenza ma di una data simbolica, “un’usanza” anche delle cosche del Reggino, per far soffrire maggiormente i superstiti in una giornata di festa. Un delitto che arriva a 15 anni di distanza da quando il fratello di Marcello, Girolamo sparò, senza ucciderlo, a Teodoro Crea della potente cosca con la quale fino a quel momento i Bruzzese erano alleati. Poi decise di pentirsi. Proprio la vendetta traversale resta la principale pista investigativa. Gli inquirenti stanno cercando di individuare gli assassini attraverso le immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona. Si cercano anche ipotetici complici sul territorio marchigiano.

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