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Lo sviluppo dell’Italia è strettamente congiunto alla sua unità

“L’unità nazionale non è soltanto un dato territoriale, o giuridico. L’unità si fonda sulla coesione della società, ed è minacciata dagli squilibri, dalle diseguaglianze, dalle marginalità, dalla mancata integrazione di gruppi e fasce sociali”.

“Per questo il lavoro, come indica la nostra Costituzione, è elemento basilare dell’unità. Il lavoro per tutti: obiettivo a cui le politiche pubbliche devono tendere costantemente, cercando di rimuovere gli ostacoli che ne impediscono il pieno raggiungimento”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ospitato al Palazzo del Quirinale la cerimonia di consegna delle onorificenze dell’Ordine “Al Merito del Lavoro” ai Cavalieri nominati il 2 giugno scorso. Alla cerimonia hanno partecipato il Presidente della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro, Antonio D’Amato, e il Ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro e delle Politiche Sociali, Luigi Di Maio; i Presidenti di Senato e Camera, Maria Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico, e i rappresentanti del parlamento, del governo e del mondo dell’imprenditoria.
“L’affinamento delle qualità e i traguardi d’eccellenza sono sempre il risultato di un impegno costante e di una grande passione. Il merito va riconosciuto perché presuppone fatica personale, sacrificio, e ancor più perché il valore prodotto diffonde i benefici in ambiti più vasti, spinge a un miglioramento generale, riverbera il vantaggio su altri attori e sul tenore della vita sociale”, ha esordito il Capo dello Stato. “Peraltro, il merito è anche il portato dal contesto che lo esprime. I buoni risultati, gli avanzamenti negli studi e nella ricerca, i successi sul mercato, le espressioni più significative della creatività, della professionalità, dell’organizzazione aziendale raggiungono livelli più elevati proprio dove più robusti sono il tessuto della comunità, la sua cultura, le reti delle conoscenze, la predisposizione all’innovazione”.
“Lo sapete bene, i Cavalieri del Lavoro, che insieme a tanti altri imprenditori, siete traino della nostra economia e concorrete, in posizione di rilievo, al benessere del Paese, alla sua immagine nel mondo, alla coesione interna, alla sua capacità di competere, e quindi alle prospettive del futuro. Per questo – ha sottolineato – il riconoscimento che vi è stato attribuito comporta anche un’accresciuta responsabilità. In un tempo in cui i cambiamenti sono veloci come non mai, e le trasformazioni profonde in ogni campo dell’agire umano, dalla produzione alla comunicazione, non è venuto meno – e anzi può dirsi persino accresciuto – il valore sociale dell’impresa”.
“Questo senso di comunità, di unità dei destini, non deve affievolirsi di fronte alle difficoltà e ai problemi che affrontiamo”, ha rimarcato Mattarella. “Desidero sottolinearlo davanti a giovani che hanno conquistato ottimi risultati scolastici e che ora iniziano il cammino ulteriore con grandi speranze e ambizioni.

Il successo non è mai pieno se è soltanto per se stessi. Vi è, di gran lunga, maggior soddisfazione quando le nostre potenzialità sono d’aiuto a una crescita più larga. Lo sviluppo sostenibile del Paese è strettamente connesso alla sua unità. L’Italia diverrà più forte se riuscirà a ridurre i divari esistenti tra Nord e Sud, tra città e aree interne, tra territori dotati di infrastrutture moderne ed efficienti e zone strutturalmente più svantaggiate. Sarà più competitiva, l’Italia, se tante imprese, che hanno potenzialità, riusciranno a compiere un salto in avanti in termini di dimensioni, di capacità manageriali, di sinergie, di progettazione per affrontare anche i mercati esterni. Sarà più solida e fiduciosa se riuscirà a colmare il divario tra occupazione maschile e femminile, se offrirà opportunità alle nuove generazioni riducendo in modo sensibile l’attuale, insostenibile livello di disoccupazione, particolarmente giovanile, se i suoi ragazzi decideranno di andare all’estero per migliorarsi e accrescere le proprie esperienze e non perché costretti dalla necessità”.
“L’unità nazionale non è soltanto un dato territoriale, o giuridico. L’unità si fonda sulla coesione della società, ed è minacciata dagli squilibri, dalle diseguaglianze, dalle marginalità, dalla mancata integrazione di gruppi e fasce sociali. Per questo il lavoro, come indica la nostra Costituzione, è elemento basilare dell’unità”, ha sottolineato ancora il Presidente. “Il lavoro per tutti: obiettivo a cui le politiche pubbliche devono tendere costantemente, cercando di rimuovere gli ostacoli che ne impediscono il pieno raggiungimento. Il lavoro resta la vera priorità, la bussola di ogni nostro sforzo. Per questo l’impegno degli imprenditori a rendere più forti le loro aziende, a investire, a cercare nuovi mercati, a innovare, a migliorare la qualità dentro la fabbrica e l’impatto con l’ambiente esterno, è altamente prezioso. Le istituzioni devono fare la loro parte, ma a creare il lavoro sono anzitutto le imprese, e compito di chi riveste funzioni pubbliche è rendere più agevole la loro positiva attività e più favorevoli le ricadute sociali dei risultati economici”.
Se ora l’Italia è “alle prese con un rallentamento della congiuntura, che riflette incertezze internazionali e comporta rischi per il nostro sistema economico e produttivo” per Mattarella “è necessario prestare un’elevata attenzione a quanto accade e alle dinamiche che ne possono scaturire.

Vanno garantiti equilibri che rafforzino le capacità delle nostre imprese e, al tempo stesso, tutelino il risparmio degli italiani, riducano le aree di povertà e precarietà, consentano di ammodernare le infrastrutture in modo che il Paese non perda terreno. Parliamo di equilibri dinamici, che vanno continuamente verificati guardando ciò che accade fuori da noi, nell’Europa, che resta vitale per il nostro futuro, nei mercati interdipendenti che sono esposti a brusche variazioni in conseguenza di vari fattori di instabilità. Sarebbe un errore pensare di determinare i nostri equilibri economici e sociali, come se questi rispondessero soltanto a un orizzonte interno”.
“Viviamo in un mondo in cui si moltiplicano le interdipendenze”, ha detto ancora il Presidente. Per questo “abbiamo bisogno di un’Europa che dia priorità a uno sviluppo equilibrato, e, in questo contesto, è necessario privilegiare interventi che favoriscano investimenti pubblici e privati in ricerca, innovazione, competenze, infrastrutture materiali e infrastrutture digitali, come ha sottolineato il ministro Di Maio. Le esperienze ci hanno dimostrato che sono gli investimenti a generare i più alti ritorni, sia in termini di crescita che di lavoro”.
“Certo, – ha aggiunto – gli investimenti vanno anche mirati. Ci sono settori che hanno maggiore capacità di innovazione e possono divenire locomotive trainanti per intere filiere, per nuovi settori, per campi produttivi ancora inesplorati. La tecnologia più avanzata, l’automazione, la robotica possono modificare in pochi anni le graduatorie di competitività, e dunque le gerarchie sui mercati. Scommettere sulla qualità e l’intelligenza italiana in settori dove la ricerca è più veloce rappresenta una sfida difficile, ma tante imprese sono pronte ad affrontarle e sollecitano coraggio e decisione da parte delle istituzioni. Occorre coordinare investimenti pubblici, sostegno e incentivi agli investimenti privati, capacità di utilizzo delle risorse europee per interventi strategici sul nostro territorio. Come è evidente, per una crescita del Paese è indispensabile l’apporto della scuola, dell’università, della formazione, della ricerca. La crescita delle conoscenze è sempre stata vettore di sviluppo, oggi forse lo è più che in ogni altro momento della storia. Questo vuol dire che la formazione deve avere un carattere permanente, tale da dare sostanza, e garanzie, a una società in movimento. Purtroppo la mobilità sociale è fortemente ridotta, le fasce di opportunità si stanno irrigidendo, non soltanto in Italia, e questo penalizza tutti.

L’apporto dei giovani, con le loro aspirazioni e la loro creatività, è irrinunciabile per un Paese che voglia guardare al futuro. E l’apporto dei giovani è legato alla qualità della scuola”.
Per Mattarella “è molto significativo che uomini rappresentativi dell’impresa italiana e del suo talento, come sono i Cavalieri del Lavoro, si presentino, in questa occasione, a fianco di giovani che hanno brillato negli studi e che ora, insieme ai loro coetanei, si propongono nuovi traguardi. In giorni di lutti e devastazioni, come quelli provocati da eventi atmosferici, eccezionalmente aggressivi, su vaste e diverse aree regionali, ci inchiniamo anzitutto davanti alle vittime, ed esprimiamo solidarietà e vicinanza a quanti sono stati colpiti negli affetti e nei beni primari. Ma subito dopo occorre parlare della responsabilità che tutti abbiamo – autorità pubbliche e soggetti privati – sul rispetto dell’ambiente, sulla manutenzione del territorio, sulla prevenzione di catastrofi che, alle volte, sono innescate dalla natura, ma moltiplicano i loro tragici effetti per colpa dell’incuria dell’uomo. Il dissesto idrogeologico va fermato e corretto prima che accadano fatti irreparabili: lo sviluppo sostenibile del Paese passa anche da questo fronte. L’impresa, del resto, sa che la qualità italiana è un marchio “integrale” e lo stesso gradimento del made in Italy – ha osservato – dipende dall’insieme dei fattori ambientali, dalla cultura, dal buon gusto che l’Italia esprime. Il contesto contribuisce a dar forma ai nostri originali e ammirati prodotti. La natura, il territorio sono parte della ricchezza nazionale: sottovalutarne il degrado avrebbe conseguenze pesanti in ogni ambito della nostra vita”.
“Il messaggio che vorrei trarre da questa cerimonia, diventata tradizionale, è che dobbiamo essere capaci di mettere il bene comune al centro della nostra azione”, ha sottolineato ancora Mattarella. “Esiste il proficuo confronto tra idee diverse, c’è il contrasto di interessi, ma nessuno deve perdere di vista l’interesse comune, né, tantomeno, il domani di chi verrà dopo di noi. Di questi giovani che esprimono così grandi valori e risorse. Non c’è calcolo di breve periodo che possa giustificare il rischio di comprimere un potenziale di sviluppo per l’intera comunità. L’economia italiana presenta buoni fondamentali, a cominciare da quelle risorse di cittadini e imprese rappresentate dal risparmio delle famiglie e dall’avanzo della bilancia commerciale. Siamo in grado di fronteggiare le difficoltà che abbiamo davanti. Possiamo crescere, e raggiungere migliori livelli di giustizia sociale.
La più diffusa consapevolezza del bene comune aumenta la fiducia e la sicurezza nella società”, ha concluso. “Abbiamo assolutamente bisogno di ispirare fiducia. Le imprese lo sanno”.

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