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Liste attesa, Fondazione Gimbe, “Solo in 9 Regioni portali interattivi”. Vda virtuosa

Secondo Gimbe solo il 18% delle 269 aziende sanitarie rende disponibile il piano attuativo per il contenimento delle Liste d’attesa

AOSTA – La Valle d’Aosta è insieme alle regioni Toscana, Lazio ed Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Basilicata e alla provincia autonoma di Bolzano, tra gli enti territoriali più trasparenti nella comunicazione e nella consultazione di liste e tempi d’attesa nel Servizio sanitario nazionale sui propri portali Web. Un dato che emerge dall’ultimo studio della Fondazione Gimbe sulla rendicontazione pubblica di tempi e Liste. Una situazione allarmante che dimostra come gran parte della penisola sia ancora e in maniera preoccupante all’anno zero in materia.

In un decennio solo queste nove amministrazioni hanno attivato portali interattivi sulla Liste d’attesa e comunque nessuna fornisce tutte le informazioni utili e richieste dalla legge: sia i dati sulle performance regionali sia i tempi delle strutture per ciascuna prestazione, con indicazione della prima disponibilità per il cittadino. In contrasto all’obbligo già previsto dal Piano nazionale Liste d’attesa 2010-2012 e confermato dall’ultimo Piano approvato a febbraio, ma rimasto per lo più sulla carta.

L’analisi sui portali Web.

La VdA consente all’utente di conoscere la prima disponibilità di ciascuna delle 43 prestazioni su cui il Piano 2010-2012 richiedeva un monitoraggio ma non da conto delle performance regionali

Dall’analisi dei nove portali interattivi, al momento i piu’ avanzati strumenti di trasparenza, emerge un quadro eterogeneo. Toscana, Lazio ed Emilia Romagna permettono soltanto di conoscere le prestazioni erogate o meno entro i range, ma non rendono disponibili i tempi di attesa per struttura. Situazione inversa per gli altri sei portali: Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Basilicata e Bolzano consentono all’utente, senza alcuna autenticazione, di conoscere la prima disponibilità di ciascuna delle 43 prestazioni su cui il Piano 2010-2012 richiedeva un monitoraggio, ma non danno conto delle performance regionali. «La sfida del nuovo Piano nazionale, in buona parte sovrapponibile al precedente, sarà proprio attivare quel sistema di controlli e di rendicontazione che è rimasto sulla carta», afferma il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, in approfondimento pubblicato questa mattina su Il Sole-24Ore.

Gli strumenti per implementare e monitorare la trasparenza sul web non mancano, a cominciare dall’Osservatorio nazionale sulle Liste d’attesa istituito dal Piano 2019-2021.

Ma, soprattutto, le Regioni hanno ora a disposizione il tesoretto da 400 milioni di euro che il Governo ha destinato per il triennio proprio alla gestione delle Liste d’attesa. Servirà a implementare e ammodernare le infrastrutture tecnologiche legate ai sistemi di prenotazione elettronica delle prestazioni. L’obiettivo e’ che le delibere non restino sulla carta, sia a livello regionale che aziendale: secondo Gimbe solo il 18% delle 269 aziende sanitarie rende disponibile il piano attuativo per il contenimento delle Liste d’attesa. «E’ chiaro che tutto ciò che non viene reso pubblico, per definizione non esiste», ricorda Cartabellotta. «La speranza è che con il nuovo Piano – conclude – le Regioni si decidano a dar conto ai cittadini del loro operato e dei servizi disponibili. Includere il rispetto dei tempi d’attesa tra gli indicatori di monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza potrebbe essere la via. Altrimenti non ne veniamo fuori».

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