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L’Iran abbandona la flat tax: troppa evasione fiscale

La flat tax avrebbe dovuto arginare il fenomeno dell’evasione fiscale

L’Iran dice no alla flat tax, troppi gli evasori fiscali che sono riusciti ad eluderla. Chissà cosa ne penserà Silvio Berlusconi, estimatore di questa tassa, a tal punto da farla diventare uno dei punti cardine del programma della coalizione che riunisce Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Noi per l’Italia-Udc. I leader del centrodestra, Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, ne hanno parlato più volte nei numerosi salotti televisivi in cui sono stati ospiti ed hanno provato a spiegarne gli effetti positivi sull’economia italiana. La flat tax, che andrebbe a sostituire l’attuale imposta sul reddito (l’IRPEF), consiste in un’imposta con aliquota unica, in cui la percentuale che viene pagata in tasse è fissa e non cresce con l’aumentare dell’imponibile. Secondo i partiti del centrodestra questa operazione permetterebbe di dimezzare l’imposta sui redditi per milioni di cittadini e recuperare miliardi di euro di evasione fiscale. L’ex premier crede nella fattibilità della flat tax: “Intendiamo partire con l’imposta più bassa attuale del 23% ma con l’intenzione di ridurla via via, se ci sarà un incremento delle entrate. Questo porterà a una sola pagina di dichiarazione del reddito».

Ma siamo sicuri che il sistema fiscale tanto agognato dalla destra italiana funzioni?

Berlusconi per spiegare il funzionamento di tale tassa ha spesso fatto riferimento ai Paesi che l’avevano già adottata come  l’America di Trump e l’Iran degli ayatollah. Eppure, secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa Pars, proprio il governo ed il Parlamento iraniano hanno annunciato che dopo l’approvazione finale della legge di bilancio del prossimo anno persiano – che inizierà il  21 marzo –  abbandoneranno la flat tax. Dalla fine di marzo infatti “i cittadini iraniani che avranno uno stipendio annuo non superiore ai 27.6 milioni di toman (4416 euro) non pagheranno tasse; tasse che crescono per diverse fasce di stipendio, compresi i docenti universitari e i giudici, fino a quest’anno esenti dal dover pagare maggiori imposte sul reddito”. Questa decisione ha scatenato lo scontento degli impiegati governativi, tra i più colpiti dall’aumento delle tasse. Secondo il portavoce del governo iraniano Mohammad Bagher Nobakht,  “tale misura creerà difficoltà nella vita di docenti e giudici”.

L’Iran ha così dichiarato il fallimento del sistema fiscale, nato per combattere l’evasione, ma che invece non ha fatto altro che peggiorare la situazione. I dati sono impietosi: in Iran l’evasione fiscale nel 2017 e’ stata stimata intorno ai 30 mila miliardi di toman (4.8 miliardi di euro).  L’amministrazione Rohani ha come obiettivo di ridurre e recuperare questa cifra equivalente al 2.5% del budget annuo del governo di Teheran.

 

A cura di Giovanni Cioffi

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