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Licenziata perchè “nera”, Fatima nei prossimi giorni a Firenze in prova nell’impresa di Mattei

Fatima ai giornalisti: «Ho fatto questa denuncia affinché tutto ciò possa finire»

FIRENZE – La triste vicenda di Fatima Sy ha animato il dibattito sociale e politico di questi primi giorni di maggio e ha riacceso i riflettori su una piaga ancora difficile da debellare nel nostro Paese: il razzismo. La senegalese di 40enne infatti qualche giorno fa ha raccontato di non essere stata confermata nel suo impiego in un  istituto per anziani di Senigallia (Ancona) perché “nera”. Eppure forse una speranza ancora c’è. La donna infatti in settimana sarà a Firenze per una prova di lavoro per Massimo Mattei, l’imprenditore del settore assistenza anziani ed ex assessore comunale quando il capoluogo toscano era amministrato da Matteo Renzi, che ieri, da Facebook, ha invitato la donna a venire nel capoluogo toscano a prestare servizio per lui.

“Se vorrà venire a Firenze sarò ben lieto di prenderla con me a lavorare. E fin da ora mi metto in contatto con la prefettura di Ancona per dare a lei un’opportunità. Al razzismo si dice no. Sempre”, così ha scritto l’ex assessore.

E oggi è lo stesso Mattei  a darne notizia sul suo profilo Facebook. L’imprenditore spiega di aver parlato con Fatima: “Verra’ a Firenze in settimana. Modi e tempi non saranno resi noti. Non avrà favoritismi rispetto ad altre lavoratrici e ad altri lavoratori. Se lavorerà bene avrà un’opportunità. Altrimenti no”, annuncia. “Odio il razzismo e tanto mi è bastato per scrivere quel post – scrive ancora l’imprenditore. Poi sarà il lavoro serio e quotidiano a dare la migliore risposta. Ho avuto almeno duecento messaggi privati. Soltanto una ventina vergognosi ed offensivi. Forse c’e’ ancora speranza mi viene da pensare”, conclude.

La vicenda

Fatima dopo un breve ma positivo periodo di prova di lavoro nella casa di riposo di Senigallia gestita dalla Fondazione Opera Pia Mastai Ferretti e un buon rapporto con gli ospiti, non viene riconfermata perché «il colore della tua pelle infastidisce alcuni anziani». La donna all’Ansa ha raccontato come sono andate le cose: «Dopo quattro giorni di prova lavorativi, mi hanno chiesto la documentazione per stipulare il contratto. Poi mi hanno detto che non si poteva fare e non per questioni lavorative, ma per il colore della mia pelle che, a loro dire, avrebbe infastidito alcuni anziani». Secondo i datori di lavoro, la lavoratrice, madre di due figli che vivono in Senegal, sarebbe bersaglio, senza che vi fosse alcun commento diretto, di frasi a sfondo razzista.

La versione della Cooperativa

«Noi – spiega Paola Fabri, presidente della Cooperativa Progetto Solidarietà – non avevamo promesso alcun contratto. Non avendo la qualifica di operatrice socio-sanitaria e non avendo mai lavorato con noi, era stata solo affiancata al personale per vedere se era idonea a svolgere determinate mansioni all’interno della casa di riposo. Saputo dei commenti abbiamo pensato che quell’ambiente non fosse l’ideale per lei. Avremmo provato altre soluzioni in base alle esigenze della cooperativa e delle realtà con cui collaboriamo. Siamo stati secondo noi prudenti nei suoi confronti ma da qui a dire che gli anziani ospiti della struttura sono razzisti ce ne passa, così come non possiamo essere accusati noi».

L’appello di Fatima

Fatima nei giorni scorsi aveva spiegato ai giornalisti che lei chiede «soltanto di poter lavorare e quindi di avere una stabilità economica che mi permetta anche di vedere i miei figli. Io avrei lavorato senza problemi nella casa di riposo perché già in passato ho svolto incarichi come badante e assistente anche a disabili e quindi so che alcuni anziani possono lasciarsi andare in certi commenti, pur non avendone ricevuto alcuno in questo specifico caso». «Ho fatto questa denuncia – ha ribadito – perché tutto ciò possa finire».

Il suo appello ora è stato ascoltato, la donna ha una nuova opportunità per dimostrare di valere. E sarà giudicata solo per la sua professionalità e le sue capacità e non per il colore della sua pelle.

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