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Lele Mora, l’Unità e le giravolte di Gramsci

Lele Mora ha annunciato che sarà il nuovo direttore dell’Unità: lo smentiscono tutti. Insomma una mega bufala: non benissimo come inizio

 

Antonio Gramsci si rivolterebbe nella tomba, ne sono certo. Come avrà fatto, purtroppo per lui, tutte quelle volte che è stato chiamato in causa a sproposito. Anche se questa volta è diverso, o forse no.

Il fu manager delle star Lele Mora nell’ultima settimana ha manifestato in più occasioni di voler acquistare il quotidiano L’Unità per poi diventarne direttore. Tutte le volte smentito, il nostro prode Don Chischotte dell’editoria non si arrende e prospetta un futuro roseo per il giornale, rosso, fondato nel 1924 da Antonio Gramsci con tutto altro spirito. Che sia Rete4 o Radio Uno il grido è sempre lo stesso: «Io sarò il nuovo direttore dell’Unità, fatevene una ragione».

L’Unità dall’aprile del 2018 è stata messa all’asta dal tribunale di Roma dopo tre chiusure in poco meno di 17 anni, due negli ultimi 4 anni. Il quotidiano è considerata una delle testate storiche del nostro Paese, protagonista della cultura italiana del Novecento. Ha avuto l’onore di ospitare sulle proprie pagine gli interventi di intellettuali italiani e stranieri di primo piano, tra cui Pier Paolo Pasolini, Elio Vittorini, Salvatore Quasimodo, Italo Calvino e ancora Federico García Lorca ed Ernest Hemingway.

Ma in un tempo in cui ciò che conta è il “qui e ora”, il passato è solo un peso.

Lele Mora, che per l’occasione veste i panni prepotenti del suo protetto Corona, è perentorio e, ahimè, per nulla provocatorio nel confermare il suo ruolo di promotore di un’iniziativa editoriale per “rilanciare” l’Unità: «Ho parlato con alcuni investitori in ambito europeo con interessi in Italia i quali sono interessati a finanziare l’operazione di acquisizione del quotidiano, la cui guida editoriale dovrebbe essere affidata al gruppo retewebitalia.net, che darebbe vita ad un pool di giornalisti, con esperienza e autorevolezza, per divenire voce, opinione e “penna” di un segmento sociale non più rappresentato , affiancati da uno staff di giornalisti per il web per fornire continuo aggiornamento alle news».

Ecco il primo sussulto del povero Antonio.

«Affronteremo – spiega ancora – tematiche quali la cronaca , la politica , lo sport e l’economia. Il gruppo nel quale ricopro il ruolo di Direttore Editoriale e Presidente Onorario ha le relazioni e il know how per realizzare rapidamente questo nuovo media. L’Unità è già stata comprata da due gruppi di ‘Signori’ che hanno abbastanza soldi e hanno un buon investimento da fare: uno dei due è un mio amico e mi ha chiesto se volevo dirigere il giornale. E’ già fatta, partiremo subito con un giornale online».

Secondo sussulto.

Ecco che poi emerge dalle ceneri il Mora statista. «In Italia , purtroppo, manca una testata come l’Unità che sia autentica espressione della sinistra moderata, vicina ai giovani, al mondo del lavoro , alle pari opportunità e, soprattutto , alla notizia scevra dalle logiche del potere politico e da faziosità. La sinistra non ha più un organo di stampa che la rappresenti nell’attuale scenario politico, si rende necessario ricreare il pluralismo di pensiero, in quanto condizione imprescindibile per riportare il nostro Paese ad una visione della vita democratica e libera. E’ nostro intento creare un quotidiano innovativo che sia espressione popolare e che ponga, in primo piano, la verità. In una logica a sostegno di nuove classi sociali».

Altra dichiarazione e altro sobbalzo, il povero Antonio è come fosse sulle montagne russe.

Ma poteva mai esserci un Don Chiscotte senza il suo Sancho Panza? No. Ed ecco perché sulla scena appare anche il fondatore di Retewebitalia.net, Marcello Silvestri, che fa eco alle parole di Lele Mora: «La nostra dovrà essere una voce alternativa nell’ambito della comunicazione attuale che si fondi su una visione moderata e che, nel contempo, rappresenti le istanze della gente comune». «Abbiamo individuato – ha sottolineato ancora Silvestri – le risorse per un rilancio del quotidiano in grande stile e stiamo pensando di affidare il timone della sua guida ad un giornalista giovane, stimato e noto in ambito televisivo come opinionista, il quale conosca bene il linguaggio multiforme della comunicazione e si proietti nel futuro perché è sul futuro della comunicazione che dobbiamo puntare. Cronaca, politica, cultura , sport ed economia verranno letti in modo innovativo: sarà un giornale di tutti e per tutti che genera idee ed opportunità attraverso l’informazione sopratutto per favorire l’occupazione, per riportare la dignità che il lavoro fornisce , specie a chi ora è disoccupato e non trova soluzione. Le idee, il progresso e l’informazione sono il motore del mondo». Eccallà, pure lo slogan.

Convinti sembrano convinti, convincenti un po’ meno. E intanto il povero Gramsci si rivolta ancora.

Fino a qui, alla fine, tutto bene. Ma forse i più non hanno considerato l’incongruenza più grande. Un uomo dichiaratamente di destra che si prende l’Unità per dare voce alla sinistra. Pretenzioso e fuori dagli schemi, oserei dire.

Lele Mora non ha mai nascosto le sue simpatie per il regime fascista e per Mussolini, come ha confermato anche ieri a Rai Radio1 – «Sono mussoliniano convinto, vuol dire che ho stimato e stimerò sempre Mussolini» – e in un’intervista a Libero di qualche anno fa – «I miei sono fascisti e lo sono anche io, mussoliniano nell’anima, del fascismo mi piace proprio tutto. Tutto e di più». Chiaro ed emblematico, senza spazio a diverse interpretazione. Questo forse già basterebbe per farlo desistere dall’acquisto di un giornale così lontano dai suoi ideali. Ma Mora è una persona che non molla, come insegna il suo curriculum giudiziario (evasione fiscale, bancarotta fraudolenta e favoreggiamento della prostituzione) ed è fortemente intenzionato a offrire un giornalismo di qualità, superando qualsiasi difficoltà anche quella che imporrebbe che il direttore del giornale deve essere un giornalista: «Io sono pubblicista ma in caso porterò un giornalista col tesserino, ho già in mente chi. Mi ha già detto di sì, ma non posso dire il nome. Speriamo sua mussoliniano come me».

Il povero Antonio sta girando come una trottola. Fortunatamente a frenare gli entusiasmi dell’impresario, ci pensa prima Piesse, la società editrice de l’Unità che in una nota smentisce «decisamente e nuovamente che vi siano stati contatti di qualsiasi tipo tra la nostra società con il signor Lele Mora o con altri soggetti con lui collegati» e ancora spiega che è «privo di qualsiasi fondamento il fatto che che il signor Mora, o altro qualsiasi soggetto con lui collegato, sia il nuovo direttore del giornale. Abbiamo dato mandato ai nostri legali per sporgere querela nei suoi confronti». Un pò come a dire: “No grazie, non abbiamo bisogno di cattiva pubblicità».

Antonio adesso non si rivolta più. A far tirare un sospiro di sollievo a tutto il mondo dell’editoria ci pensa infine una nota del Comitato di redazione dell’Unita (Cdr): «Apprendiamo con sollievo che le notizie diffuse da Lele Mora circa l’avvenuta acquisizione della testata l’Unita’ da imprenditori ‘non italiani e non europei’ suoi amici, sono completamente destituite di fondamento, come ha ribadito la societa’ editrice Piesse con un comunicato dove annuncia querela nei confronti di Mora qualora continuasse a diffondere notizie non vere». Il Cdr de l’Unità ricorda che «attualmente ci sono 26 giornalisti e 6 poligrafici in cassa integrazione, una redazione che è ancora alle dipendenze della societè editrice di cui dovrà tener conto chiunque sia interessato alla storica testata fondata da Antonio Gramsci, calpestata – si rileva – da scelte politiche editoriali e manageriali che l’hanno portata tre volte alla chiusura negli ultimi 19 anni, e uscita dalle edicole nel giugno 2017».

Il precedente che fece discutere

La presunta scalata di Lele Mora all’Unità riporta alla mente altri personaggi che hanno tentato l’impresa, finendo in un nulla di fatto. Tra i più noti, spicca senza dubbio l’imprenditore pontino Andrea Palombo che nel 2014 con l’Unità in piena crisi annunciò di aver formalizzato un’offerta per acquistare il quotidiano. La proposta dell’imprenditore laziale all’epoca fece discutere e perché Palombo nasceva come politico di centrodestra e perché la sua esperienza da editore era tutt’altro che fruttuosa, anzi gli era costata un’avviso di garanzia per il fallimento della Neo, la società che editava i quotidiani Latina Oggi e Ciociaria Oggi, da lui editati.

Breve cronistoria delle recenti crisi dell’Unità

Nel 1997 con il processo di privatizzazione del quotidiano Alfio Marchini e Giampaolo Angelucci entrano nel giornale. Le vendite crollano a 60.000 copie e a gennaio 1999 si decide l’immediata chiusura delle redazioni di Bologna e Firenze. Una crisi continua che nel 2000 ha fatto registrare una drastica diminuzione delle delle copie vendute sotto cinquantamila. Il 13 luglio 2000 il quotidiano è in liquidazione e il 28 luglio 2000 il quotidiano cessa le pubblicazioni. In quel periodo il quotidiano arriva a tirare circa 28.000 copie.

Nel gennaio 2001 un gruppo di imprenditori coordinati da Dalai si organizza come Nuova Iniziativa Editoriale, rileva la storica testata e l’Unità torna in edicola il 28 marzo 2001. A dirigere la testata si alternano Furio Colombo e Antonio Padellaro. Nell’estate del 2006 la tiratura ha raggiunto addirittura le 131 856 copie. Nel 2008, dopo un discusso duello tra la famiglia Angelucci, e Renato Soru, l’allora presidente della Regione Sardegna e patron di Tiscali, che volle seguire le orme del suo guru Niki Grauso. Il 22 agosto la direzione del giornale è affidata dalla nuova proprietà a Concita De Gregorio. Nel 2011 il  nuovo direttore è Claudio Sardo. Nonostante però le numerose iniziative e i tentativi di rinnovare il quotidiano restituendogli appeal le vendite continuano a scendere. Nello stesso anno Il Partito democratico acquista una piccola quota dell’azionariato del quotidiano. A partire dal giugno 2012 Soru inizia a vendere il suo pacchetto azionario nella NIE, scendendo fino al 5%. Nel 2014 Luca Landò subentra a Sardo nella direzione del quotidiano, ma la proprietà annuncia di aver messo in liquidazione la casa editrice del quotidiano, a rischio fallimento. Dal 1º agosto 2014, a causa della grave situazione debitoria, cessano le pubblicazioni del quotidiano mentre Nuova Iniziativa Editoriale s.p.a., in liquidazione, propone domanda di concordato preventivo avanti al Tribunale di Roma. L’Unità in quel periodo aveva accumulato debiti per 125 milioni di euro con le banche creditrici, di cui 107 già versati dallo Stato.

Quasi un anno dopo, nel giugno del 2015, l’Unità, riprende le pubblicazioni sotto la direzione di Erasmo D’Angelis. La proprietà del quotidiano è divisa tra alcuni soci privati e la EYU srl, la holding che detiene i “marchi” editoriali riconducibili al Partito Democratico che detiene il 19,05% delle quote. La crisi però non si arresta: 60 mila copie stampate, 8 mila vendute e perdite annunciate per 250 mila euro al mese. Nell’autunno 2016 Erasmo D’Angelis viene sostituito da Sergio Staino e da Andrea Romano, come co-direttore. Nel 2017 la proprietà è divisa tra il Pd 820%) e Pessina Costruzioni (80%). A gennaio l’amministratore delegato Guido Stefanelli comunica ai giornalisti del quotidiano cartaceo che non solo previsti tagli al personale ma che a meno di un aumento di capitale (almeno 5 milioni) si dovranno avviare le procedure per il fallimento. Nel febbraio del 2017 l’Unità subisce una parziale ricapitalizzazione: 1,5 milioni versati da Pessina Costruzioni che aumenta del 10% le sue quote azionarie, raggiungendo il 90%. Il 29 marzo 2017 Andrea Romano viene sollevato dalla carica di co-direttore dell’Unità e il 4 aprile Sergio Staino lascia la direzione a favore di Marco Bucciantini per poi tornare il 23 maggio dello stesso anno.  Il 3 giugno 2017 si interrompe definitivamente la pubblicazione del quotidiano comportando la chiusura della testata per la terza volta.

Nell’aprile 2018 il Tribunale di Roma dispone la messa all’asta della testata, lasciando invece la proprietà dell’archivio storico al gruppo Pessina. Il 25 maggio 2018 il giornale torna nelle edicola di Roma e Milano per un giorno, pubblicando un numero per evitare la decadenza della testata.

L’Unità e i suoi redattori hanno già sofferto ripetutamente in questi anni. Non si meritano altri soggetti discutibili e parzialmente improvvisati. L’editoria non è uno scherzo, non è una fake news. Ditelo anche a chi nel governo sta combattendo una guerra ingiustificata contro questo mondo a colpi di liste di prescrizione e dichiarazioni al vetriolo.

 

A cura di Giovanni Cioffi

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