Torino – Irregolarità nell'impiego di fondi pubblici regionali ed europei destinati al sostegno e allo sviluppo delle imprese e del lavoro. E' quanto portato alla luce da un'operazione della Guardia di Finanza di Torino, coordinata dalla locale Procura. Questa volta però le fiamme gialle non si sono trovate di fronte al classico sistema dei corsi ''fantasma''.

In un caso madre e figlia – torinesi, di 79 e 51 anni – a capo di due agenzie di formazione e lavoro, presentavano alla Regione documenti di spesa gonfiati. E per rendere il tutto più veritiero falsificavano anche la documentazione bancaria, creando una contabilità formalmente ineccepibile per superare i controlli amministrativi di routine.

Diverso il caso di un'altra agenzia torinese che, in teoria, avrebbe dovuto fungere da punto d'incontro tra domanda e offerta di lavoro: da un lato le imprese coinvolte nei progetti di formazione che, a loro insaputa, risultavano formalmente disponibili all'assunzione di categorie protette come giovani, donne, disoccupati di lungo corso, disabili, extracomunitari, detenuti; dall'altro gli aspiranti lavoratori, i quali frequentavano i corsi (per sarti, acconciatori, informatici, ecc.) senza neanche sapere che l'iniziativa formativa era in realtà finalizzata a garantire loro, alla fine, un posto di lavoro. A quel punto le carte venivano messe a posto dall'agenzia, che esibiva poi in Regione delle dichiarazioni di rinuncia all'impiego, falsificando le firme dei corsisti.