ITALIA

dall'

Solo notizie convalidate
[wpdts-weekday-name] [wpdts-date]

EDIZIONI REGIONALI

Solo notizie convalidate

EDIZIONI REGIONALI

La’ndrangheta punta gli occhi sui fondi per il covid: maxi arresto per otto persone

Martedì mattina la guardia di finanza di Milano, coordinata dalla direzione distrettuale antimafia, ha arrestato otto persone – quattro in carcere e quattro ai domiciliari – con le accuse, pesantissime, di associazione a delinquere di stampo mafioso aggravata dalla disponibilità di armi, auto riciclaggio, intestazione fittizia di beni e valori e bancarotta fraudolenta.  Nel mirino di investigatori e inquirenti – spiega il procuratore capo di Milano, Francesco Greco, in una nota – sono finiti “uomini contigui al clan Greco di San Mauro Marchesato, costituente una ‘ndrina distaccata del locale di ndrangheta di Cutro, operante anche sul territorio lombardo”. A capo della cosca di San Mauro Marchesato – ricostruisce il pm – “c’è Lino Greco”, il cui gruppo è storicamente “federato al noto locale di Cutro facente capo a Grande Aracri”.

Il sistema

Il clan, stando a quanto accertato dai finanziari, aveva messo gli occhi e le mani sui fondi messi a disposizione del governo per aiutare gli imprenditori in crisi a causa dell’emergenza coronavirus. Si legge nella nota: “La più recente attività investigativa ha consentito di rilevare come il principale indagato, indicato dai collaboratori come inserito nella cosca, ha presentato richiesta e ottenuto per tre delle società i contributi a fondo perduto previsti dall’articolo 25 del decreto legge n.34 del 19 maggio 2020 attestando un volume di affari non veritiero fondato sulle false fatture relative all’anno precedente” In sostanza, gonfiando i conti delle proprie società – intestate a prestanomi – la cosca è riuscita a ottenere i fondi per l’epidemia e “ha tentato di beneficiare anche dei finanziamenti di cui all’articolo 13 del decreto legge n.23 del 08 aprile 2020, finalizzati a sostenere il sistema imprenditoriale nella particolare congiuntura economica determinata dall’emergenza sanitaria connessa alla diffusa del covid 19”.

La frode sull’Iva

Non solo soldi per il coronavirus, però. Perché – mette ancora nero su bianco Greco – le indagini del Gico della finanza “hanno consentito di disvelare una complessa frode dell’Iva nel settore del commercio di acciaio” resa possibile dall’utilizzo di “società cartiere e filtro formalmente rappresentate da prestanomi” che emettevano “fatture per operazioni inesistenti costituendo fittiziamente il plafond Iva previsto per i cosiddetti esportatori abituali”. Inoltre parte di quei soldi – almeno mezzo milione di euro – sarebbero poi stati “auto riciclati avvalendosi di conti bancari e conti correnti accesi in Bulgaria ed Inghilterra”.

Altro denaro è invece stato riciclato – si legge ancora nella nota – “con la collaborazione di un soggetto cinese residente in Toscana, a sua volta interessato a riciclare importanti somme di denaro in contante e mandarle in Cina”. Oltre agli arresti, martedì mattina la finanza ha eseguito anche un sequestro di beni per 7 milioni e mezzo di euro.

Facebook