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L’altro virus.

L’omologazione come virus giovanile.

L’oggetto fimato, con firma visibile, è stato ideato per distinguere, ma attualmente esprime una sublime orma di omolagazione. il dernier cri si consuma precipitosamente e, nell’arco di un paio di mesi, si sprofonda dall’eccelntza al consueto.

La mania della griffe assomiglia a tante altre peculiarità patologiche che appestano l’umanità del consumismo acritico. Vi prendono parte uomini e donne di ogni generazione. Nei luoghi ricchi del globo terrestre qualucno o qualcosa ci confonde. In particolar modo quelli dotati di scarsa inventiva e sono gli adolescenti che che soffrono più degli altri dei nuovi malanni della società dell’ossessione.

La sconclusionatezza risiede nella mancanza di voglia di libertà più che della mancanza della stessa. Così, inaspettatamente, anche in assenza di dittatori pochi riescono a non cedere al fascino della divisa o del distintivo. Epilogo tragico, già profetizzato una trentina d’anni fa da Pier Paolo Pasolini: “Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della società dei constumi. Il fascismo proponeva un modello, reazionario e monumentale, che però resatava lettera morta. O ggi l’adesione ai modelli ideologici dal Centro è totale e incondizionata. La “tolleranza” dell’ideologia edonistica voluta dal nuovo potere è la peggiore delle repressioni della storia umana”.

Senza saper riconoscere la porta, l’autogol è inevitabile. Pashimine o kefiah, eskimi o loden, rosso Valentino o blue jeans, Armani o Versace, un tatuaggio o piercing finiscono per essere gli elementi di identificazione e riconoscibilità, visto che le parole e le idee si sputtanano nei “geroglifici” della comunicazione cellulare.

Ognuno degli arrangiamenti “griffe victims” è convinto di scegliere e invece soccombe, non si cura della propria essenza perchè troppo intento alla buona riuscita della propria rappresentazione. Ma almeno entrerà in un quadro dove, con la faccia del Che, con l’ultimo paio di Nike o affini, con una borsa firmata da mostrare a ciunque, troverà i suoi simili , identici o somiglianti e marcerà con loro.

Aveva sciaguratametne ragione Oscar Wilde:”Non c’è alternativa: o si è un’opera d’arte o si indossa un’ opera d’arte”.

Articolo a cura di Francesca Tinelli.

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