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La Grecia si arma contro la Turchia: a breve comprerà caccia francesi

 

In un momento di estrema tensione con la Turchia, la Grecia – che gode del sostegno del presidente francese, Emmanuel Macron – ha annunciato un programma di riarmo e rinforzo del personale militare, e l’acquisto di 18 caccia Rafale, fiore all’occhiello dell’aeronautica militare francese.

Il premier, Kyriakos Mitsotakis, ha annunciato un “robusto” programma di acquisto di armi e un ammodernamento del settore della Difesa proprio quando non accenna a diminuire la tensione con Ankara per le reciproche rivendicazioni nel Mediterraneo orientale.

Il leader greco ha fatto sapere che verranno comprati oltre agli 8 caccia francesi, che sostituiranno i vecchi Mirage, anche 4 fregate ed altrettanti elicotteri. Mitsotakis ha anche annunciato l’assunzione di 15 mila nuovi militari in cinque anni e la destinazione di fondi all’industria della Difesa.

“E’ giunto il momento di rafforzare le nostre forze armate: è un programma robusto che diventerà uno scudo nazionale”, ha spiegato in un discorso a Salonicco, assicurando che il programma genererà migliaia di posti di lavoro. Maggiori dettagli sul costo del programma e sull’origine delle armi dovrebbero essere annunciati domenica.

L’industria bellica francese esulta

La prospettiva è una boccata d’ossigeno per il produttore Dassault Aviation, visto che il programma di produzione di Rafale prevede un preoccupante buco tra il 2024 e il 2027, che deve essere colmato il più rapidamente possibile per non dover fermare le linee di assemblaggio. Parigi ha un disperato bisogno di esportazioni dinamiche per mantenere la redditività della sua industria della difesa. E infatti il ministro della difesa, Florence Parly, ha immediatamente celebrato l’annuncio: “Per la prima volta un Paese europeo vuole acquistare aerei da combattimento Rafale. E’ un successo per l’industria aeronautica francese, in particolare Dassault Aviation, nonché per altri attori industriali francesi, e le Pmi interessate dalla costruzione del Rafale”.

La contesa sui giacimenti nel Mediterraneo

La Turchia e la Grecia, entrambe membri della Nato, sono ai ferri corti sui giacimenti di idrocarburi nel Mediterraneo orientale: Ankara rivendica il diritto di sfruttare i giacimenti che Atene considera sotto la sua sovranità. E le due parti non trovano l’accordo.

Mitsotakis proprio nelle ultime ore ha accusato la Turchia di “minacciare” i confini orientali dell’Europa e di “mettere in pericolo” la sicurezza regionale. “Serve un dialogo, ma non quando avviene con la pistola alla testa”.

L’avvertimento di Erdogan

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha avvertito Macron di “non litigare” con la Turchia: “Non cercate la lite con il popolo turco, non cercate la lite con la Turchia”.

La tensione cresce da settimane, da quando la Turchia ha inviato, il 10 agosto, una nave da esplorazione, accompagnata da navi da guerra, in acque rivendicate dalla Grecia. Atene ha reagito avviando manovre navali per difendere il proprio territorio marittimo. La questione è stata già al centro del dibattito del vertice Med7 di Ajaccio e l’intero dossier (insieme a quello più allargato dei diritti di esplorazione del gas nell’area) sarà all’ordine del giorno del Consiglio europeo del 24 e 25 settembre.

L’Ue chiede il dialogo (ci sarebbe anche una proposta di mediazione da parte di Italia e Spagna), ma minaccia sanzioni. E comunque le posizioni non si avvicinano: nelle ultime ore la Turchia ha annunciato nuove esercitazioni navali al largo di Cipro, di fronte a Sadrazamkoy. Cipro ha già reagito parlando di manovre “illegali” che “violerebbero” la sua sovranità.

Per la Grecia e Cipro, il dialogo è attuabile solo se la Turchia ritirerà le sue navi e cesserà le “continue provocazioni”, ovvero le manovre militari in quelle aree. Insomma le posizioni restano distanti.

Atene dal canto suo vuole delimitare la sua Zona Economica esclusiva (Zee) partendo dalle coste dell’isola greca di Castelrosso, situata a soli 3 chilometri dalla costa turca, a 120 chilometri dall’isola di Rodi e 520 chilometri dalla Grecia continentale, il che si tradurrebbe in una posizione dominante della Grecia su gran parte del Mediterraneo orientale. Ankara, invece, assicura che “le isole non possono avere Zee” e ha annunciato attività di esplorazione di idrocarburi in aree che Atene considera proprie. Il diritto internazionale del mare non distingue tra parte continentale e isole, ma parla di territorio nazionale, la cui Zee può estendersi fino a 200 miglia dalla costa.

Tuttavia, in numerose controversie marittime, la Corte internazionale di giustizia ha decretato una divisione delle zone marittime disciplinata dai principi di proporzionalità.
Nonostante ciò, Mitsotakis non sembra temere la via legale e negli ultimi giorni più volte ha assicurato che la Grecia vuole una soluzione negoziata con la Turchia, ma che se il governo di Ankara non la vuole “il problema delle zone marittime dovrà essere risolto davanti alla Corte internazionale di giustizia”.

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