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Israele: esercito, uccisi oltre 150 operativi Hamas e Jihad

 

Due morti e due feriti gravi: questo il primo bilancio secondo la televisione commerciale Canale 13 di un attacco di razzi e di mortai lanciati da Gaza ed esplosi in un capannone di un villaggio agricolo vicino alla linea di demarcazione. Sul posto ci sono altri feriti, meno gravi.

Secondo l’emittente un razzo ha centrato il capannone. Quando le prime squadre di soccorso sono sopraggiunte sono state colpite da un ulteriore colpo di mortaio. L’attacco dei mortai è ancora in corso.

In nove giorni di continui bombardamenti israeliani a Gaza sono rimaste uccise complessivamente 212 persone. Lo ha reso noto il ministero della sanità di Hamas. I morti includono, secondo il ministero, 61 bambini, 36 donne e 16 anziani. I feriti sono stati finora 1400.

Fino a ieri sera sono stati uccisi negli attacchi alla Striscia “oltre 150 operativi terroristi”, soprattutto di Hamas. Lo ha detto il portavoce militare israeliano Hidai Zilberman spiegando che “più di 120 sono di Hamas e oltre 25 della Jihad islamica palestinese”. E’ possibile, ha aggiunto, che altri siano stati colpiti negli attacchi della notte scorsa su Gaza.

Vladimir Putin chiede la fine della violenza da entrambe le parti nel conflitto israelo-palestinese. Lo riporta la Tass.

Dall’inizio delle ostilità, lunedì scorso, i razzi lanciati da Gaza contro Israele sono stati 3.440, intercettati al 90% dal sistema di protezione Iron Dome. Lo ha detto il portavoce militare Hidai Zilberman aggiungendo che di questi circa 500 sono ricaduti all’interno della Striscia. Solo la notte scorsa i razzi sono stati 90. L’aviazione, nello stesso lasso di tempo, ha distrutto altri 15 chilometri di tunnel sotterranei nel nord della Striscia. Gli obiettivi colpiti sono stati 65, con nuovi attacchi sul quartiere Rimal a Gaza City. L’esercito ha ribadito che Hamas “piazza obiettivi militari in aree civili densamente abitate”. Il capo di stato maggiore degli Stati Uniti, Mark Milley, parlando ai giornalisti mentre si recava in aereo a Bruxelles per una riunione della Nato, ha avvertito che il conflitto tra Israele e militanti palestinesi di Hamas sta creando instabilità nella regione, anche al di là di Gaza, affermando che “non è nell’interesse di nessuno continuare a combattere”. Ha quindi fatto eco all’appello del presidente Joe Biden, esortando entrambe le parti nel conflitto a diminuire l’escalation e ad appoggiare un cessate il fuoco. “C’è una quantità significativa di vittime e penso solo che quel livello di violenza sta destabilizzando un’area che va al di là di Gaza”, ha detto. “Credo che qualunque siano gli obiettivi militari, debbano essere valutati considerando le altre possibili conseguenze”, ha continuato Milley. “A mio avviso, la riduzione dell’escalation è la linea di condotta intelligente a questo punto per tutte le parti interessate”. Il presidente francese, Emmanuel Macron, e quello egiziano, Abdel Fattah-Al Sisi, hanno discusso a Parigi di una mediazione con l’obiettivo di ottenere un cessate-il-fuoco fra Israele e i palestinesi e si adoperano per sollecitare l’appoggio della Giordania, secondo quanto annunciato dal capo dell’Eliseo. La mediazione franco-egiziana “è uno degli elementi che permetterebbe di accompagnare un cessate-il-fuoco, chiave per consentire la riunificazione delle componenti palestinesi e garantire il non ricorso alla violenza” ha detto Macron nella sua conferenza di chiusura della conferenza internazionale sul Sudan. Il suo incontro con al Sisi, prima della conferenza, è stato dedicato soprattutto al conflitto in Medio oriente: “abbiamo deciso di discutere nei prossimi giorni con il re di Giordania per vedere come formulare una proposta concreta in questa direzione”, ha aggiunto Macron. In precedenza, il portavoce del governo, Gabriel Attal, aveva detto che “in questi ultimi giorni c’è un’offensiva diplomatica che proseguirà nelle prossime ore. Noi appoggiamo l’idea di una mediazione egiziana, perché gli egiziani come i giordani parlano con tutti nella regione”.

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