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Inchiesta crollo: Finanza in Atlantia per sequestrare il codice dei rischi

 

L’inchiesta della procura di Genova sulle cause del crollo del ponte Morandi e la morte di 43 persone compie un importante salto in avanti. Ieri mattina i finanzieri del Primo Gruppo ai quali sono affidate le indagini si sono presentati negli uffici della sede di Atlantia, la spa che controlla, fra le molte società del settore dei trasporti, anche Autostrade per l’Italia. L’amministratore delegato di Atlantia è Giovanni Castellucci, per 14 anni, fino a gennaio 2019, ad anche di Autostrade e per quel ruolo è fra gli indagati per omicidio colposo plurimo e disastro colposo.

In Atlantia i finanzieri hanno sequestro la documentazione relativa al “Risk management”. Si tratta di quell’insieme di procedure interne attraverso le quali un’azienda analizza, quantifica, monitora e neutralizza i rischi legati ad un determinato processo produttivo.

Come società capofila Atlantia dettava le linee guida del risk management per le sue controllate.

Lo spiega la Relazione sulla Corporate governance del 2017 pubblicata sul sito. Si legge a pagina 87 : “In data 17/11/2017 è stato formalizzato l’aggiornamento della procedura Atlantia «Processo di Risk Management» che si applica ad Atlantia Spa e alle Società Controllate direttamente ed indirettamente, italiane ed estere”.

E più avanti Atlantia garantisce che: “Nel corso del secondo semestre 2016, su indicazione del Comitato Controllo Rischi e Corporate Governance, è stata effettuata, con il supporto di una primaria società di consulenza, una verifica in merito all’adeguatezza alle best practice delle linee guida metodologiche di Risk Management adottate dal Gruppo Atlantia e la sua corretta applicazione da parte delle Società del Gruppo. Dall’analisi non sono emerse criticità significative e la Metodologia adottata dal Gruppo è risultata in linea con i framework ed il benchmark di riferimento. Inoltre, il test ha evidenziato una sostanziale omogeneità di comprensione e applicazione della metodologia da parte delle Società del Gruppo”.
Sono passaggi importanti per la Procura che vuole capire quali fossero i processi interni ad Autostrade e a Spea – altra società satellite che si occupa di progettazione e monitoraggio – per la politica di ‘analisi e il contenimento dei rischi. Nel caso in cui gli inquirenti evidenziassero negligenze o black out nel sistema di controllo dei rischi potrebbero scattare contestazioni relative alla 231, la legge sulla responsabilità amministrativa delle società.
Ieri i finanzieri oltre a Roma hanno effettuato altri sequestri con perquisizioni nelle sedi di Genova, Firenze e Roma di Aspi e Spea.
In queste ore, inoltre, si è appreso, che sono saliti a 15 gli indagati per falso in relazione ai report riguardanti le condizioni di cinque altri viadotti della rete autostradale. Report che, secondo la procura, descrivevano condizioni diverse da quelle reali. La lista di tecnici e dirigenti di Aspi e Spea comprende oggi altri due big delle società: Antonino Galatà, ad di Spea e Michele Donferri Mitelli, già responsabile delle manutenzioni di Aspi. Entrambi si dichiarano estranei alle contestazioni e ribadiscono “la nostra completa fiducia nella magistratura”. Le accuse riguardano due viadotti dell’A26 Genova- Gravellona Toce, una rampa fra A7 ed elicoidale chiusa dopo il crollo, e poi due viadotti fra Napoli e Canosa e Bologna e Taranto. Tutte strutture che Aspi dichiara: “Sono in assoluta sicurezza”.
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