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IMMIGRAZIONE – Tutto ciò che gli italiani dovrebbero ricordare e sapere

Testa o cuore? CERVELLO!

“L’insediamento e la permanenza con carattere temporaneo o definitivo in un luogo, di persone provenienti dall’estero o da altre zone del territorio nazionale in cerca di lavoro o di miglioramento economico”. Questo è il significato reperibile su un qualunque dizionario alla voce immigrazione.
Questa parola ha sollecitato però numerose cause a suo sfavore o vantaggio.
Partiamo dal presupposto che ogni Nazione europea ha leggi diverse: Austria e Ungheria in quest’ultimo anno stanno rifiutando l’accoglienza, Francia e Germania premono per un impegno più deciso e per una risposta comune alla crisi dei rifugiati in Europa.
Per quanto riguarda l’Italia, invece, l’ingresso degli stranieri ad oggi può dirsi più difficoltoso rispetto al passato, poichè sono state accelerate e semplificate le procedure per l’espulsione dei “clandestini” con modalità di esecuzione sempre più dure.
Il fenomeno dell’immigrazione ha di per se un’accezione negativa che si associa ad un populismo contrariato e apparentemente poco umano che però non fa altro che considerare le tante sfaccettature attorno a questo fenomeno .
Partiamo da una domanda: che cosa spinge gli stranieri ad evadere dal proprio paese per rifugiarsi nel nostro?
I motivi alla base dell’immigrazione di massa che si sta verificando in questi anni sono diversi e spesso correlati tra loro, ma non si può fare una classifica.
Resta di base il concetto che, se si chiede a un comune cittadino quale sia uno, solo uno, dei problemi dell’Italia, questo risponderà: “l’immigrazione”.
Problema che sfocia sul lavoro, sulla sicurezza o, per alcuni, sul patriottismo.
Diverse sono le posizioni prese nei confronti di questo boom immigratorio da parte degli italiani: 1/3 (quello più emotivo) sostiene questo movimento, 1\3 (quello più cinico e realista) lo disapprova, ed il restante terzo?
Quest’ultimi sono quelli combattuti tra la parte razionale e la parte sentimentale.
La soluzione più consona sarebbe quella di decidere non seguendo l’ideologia politica o religiosa, ma ragionando in base agli interessi, i bisogni e le necessità del Paese.
In poche parole, meno chiacchiere e più calcoli.
Aprire le porte agli immigrati ha un costo: sociale, politico ed economico.
Già la semplice attività di pattugliamento e soccorso in mare ha un costo enorme per le finanze dello Stato. Poi ci sono le strutture d’accoglienza, il personale che le gestisce, quello sanitario che verifica che non insorgano epidemie, le forze dell’ordine, i pullman per i trasferimenti, gli assistenti sociali, i traduttori ecc…. E questo solo per quanto riguarda i migranti che arrivano dal mare.
Un altro costo sociale è quello relativo all’impatto di tante nuove e forti braccia disperate sul mercato del lavoro italiano. Perché pagare e contrattualizzare un lavoro italiano per fare certi mestieri quando ci sono degli stranieri che lo farebbero per la metà o addirittura per un terzo, e senza lamentarsi?
Ad esempio, un agricoltore se può scegliere di far raccogliere delle arance a un italiano che chiede 10 euro l’ora o a un senegalese che chiede 10 euro al giorno cosa farebbe?
Se i nuovi arrivati, poi, non trovano lavoro, il quadro non migliora, perché a quel punto diventano un costo per la collettività, in termini di sussidi.
Inoltre c’è un altro aspetto da considerare: esattamente come gli italiani che scappano all’estero portano con sé la loro formazione, che ha un valore importante perché è il frutto dell’investimento fatto dallo stato per garantire un’istruzione ai suoi cittadini, allo stesso modo i ‘nuovi italiani’ portano con sé una dote. Saper intercettare gli immigrati più qualificati, quelli capaci di contribuire di più allo sviluppo del Paese, sarebbe una strategia vincente. La Germania, per esempio, lo starebbe facendo. Nel 2015, il Sole 24 Ore si è chiesto come mai Berlino fosse molto più ben disposta nei confronti dei siriani. Una delle risposte è che questi si integrano più facilmente ma soprattutto sono più scolarizzati.
Quindi, non è una questione di razzismo, di cinismo, di patriottismo o di puro egoismo. NO!
E’ una considerazione basata su dati certi che fanno dedurre il contributo negativo che la presenza di troppi stranieri causa all’Italia.
Ovviamente il sussidio non va negato a nessun essere umano in difficoltà ma invece di pensare ‘agli altri’ sarebbe il caso che il primo ed il più grande aiuto venga messo a disposizione degli italiani che, per una causa o per un’altra, ne hanno bisogno.

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