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“Immagine devastata”, Tursi vuole entrare nel processo su ponte Morandi

 

Più di un milione di euro per i traslochi. La riorganizzazione della viabilità. Poi il commercio in ginocchio, la città senza viadotto tagliata in due e isolata dal resto d’Italia, con conseguenze devastanti per il turismo. Non ci sono solo i danni patrimoniali: il Comune vuole farsi riconoscere da Autostrade per l’Italia anche un risarcimento per quelli di immagine, subiti in seguito al crollo di ponte Morandi.
E il luogo naturale per avanzare queste rivendicazioni, sarà la costituzione di parte civile dell’ente nell’ambito del processo. L’annuncio, già anticipato a ottobre, arriva ufficialmente da Pietro Piciocchi (assessore a Bilancio e Patrimonio, con delega ai rapporti con la struttura commissariale) nel corso di una commissione consiliare sulla situazione rimborsi, risarcimenti e donazioni.

In questa sede, però, vengono “dimenticati” gli sfollati di via Porro, gli unici non invitati tra i vari comitati. Inoltre, due municipi, Val Polcevera e Centro Ovest, si scontrano sulla destinazione del milione di euro donato da Erg per le opere di ripristino e riqualificazione della valle. “Dobbiamo ancora discuterne ampiamente in giunta – precisa Piciocchi – ma come ente abbiamo delle rivendicazioni e la sede deputata a soddisfare le richieste risarcitorie nei confronti di Autostrade è naturalmente quella processuale”.
“In particolare – sottolinea l’assessore – è in corso una quantificazione dei danni (che potremmo definire collaterali) che tutta la città ha subito, non solo le zone limitrofe al ponte. Il Comune, anche con risorse a carico del suo bilancio, un paio di milioni, è stato chiamato a risolvere molte situazioni: stiamo quantificando il danno patrimoniale e, in base ai criteri che la giurisprudenza ha stabilito in situazioni analoghe, lavoreremo anche a una richiesta per danni non patrimoniali, all’immagine che l’amministrazione ha subito”.
In commissione, la giunta ha annunciato che tramite l’utilizzo di parte dei fondi delle donazioni private (compresa una quota di 300 mila euro di una società che vuole restare anonima e i 600 mila euro arrivati con la vendita delle magliette), darà un contributo alle attività situate al confine con la zona rossa. Come via Fillak. Non sarà un contributo diretto, ma la compensazione di alcuni tributi. “Abbiamo un residuo di 600 mila euro da destinare al sostegno del piccolo commercio – spiegano Piciocchi e la collega al Commercio, Paola Bordilli – pensiamo di definire una contribuzione parametrata al pagamento della Tari”.
Sul milione e 880mila euro raccolti dal Comune su due diversi conti, già 997 mila euro sono stati versati ai familiari delle vittime (il contributo è arrivato a 39 nuclei, con circa 9 mila euro a ciascuno) e 121 mila ai 20 lavoratori della zona rossa che hanno perso il posto perché le aziende hanno chiuso.
Altri 500 mila euro sono stati utilizzati per pagare le utenze degli sfollati. Altri 178 mila euro andranno, come richiesto dai donatori, agli orfani della strage. “Stiamo lavorando con i dati della Camera di Commercio – interviene Bordilli -: per individuare quanti piccoli commercianti hanno subito danni e hanno bisogno di un aiuto in tempi rapidi”.
Sui rimborsi per le utenze i conti non tornano. “Ho sentito gli sfollati di via Porro visto che non si è potuto in commissione – lamenta Alberto Pandolfo, segretario provinciale Pd -. Ci risulta che i contributi per le utenze siano 260 mila euro e non 500 mila come dice l’assessore”.
Il dubbio si sarebbe potuto fugare se gli sfollati fossero stati presenti. Peraltro, la presidente della commissione Marta Brusoni (Vince Genova) non si era accorta dell’assenza, e solo dopo ha chiesto in aula un telefono per contattare il comitato.

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