ITALIA

dall'

Solo notizie convalidate
[wpdts-weekday-name] [wpdts-date]

EDIZIONI REGIONALI

Solo notizie convalidate

EDIZIONI REGIONALI

Il papà di Emanuele, il 34enne morto a Roma: “Era sanissimo: nessuna patologia”

“Era sano, integro, non fumatore”. Queste le parole del padre di Emanuele Renzi, il 34enne deceduto nella notte tra sabato e domenica al Policlinico di Tor Vergata e più giovane vittima positiva al coronavirus registrata nel Lazio. Le dichiarazioni del genitore vengono riportate dal Corriere della Sera.

“Stava bene! Nessuna malattia! – il tono ora è secco, scandito dalla disperazione – Mio figlio aveva un fisico integro, perfetto. Da sportivo. Era sanissimo, non fumatore… Adesso la posso salutare?”.

Emanuele era un ex studente d’ingegneria, poi dipendente di call center, trasferitosi a Roma dai tempi dell’università, ora impiegato in una società privata e papà di un bambino di sei anni. Il 34enne non ce l’ha fatta.

Fatale la crisi respiratoria, intervenuta nel reparto di terapia intensiva, legata a un improvviso aggravamento del quadro clinico.

Ora sono attese autopsia e accertamenti. Ma l’ipotesi, riportata dal Corriere, avanzata da un parente (che ha scelto di rimanere anonimo) è la seguente:

“Emanuele è morto perché in ospedale è arrivato in ritardo. I primi sintomi sono stati sottovalutati”.

A confermare il decesso è stato Angelo Lupi, sindaco di Cave, località dove abitano i genitori di Emanuele. Le ipotesi sul contagio del 34enne sono state formulate in una nota emessa dall’Unità di crisi Covid-19 della Regione Lazio:

“Proveniva da un viaggio in Spagna”. Un parente, anche lui residente a Cave, sa essere più preciso: “Non lo vedevo da tanto, ormai la sua vita era a Roma. Emanuele dopo il liceo scientifico aveva frequentato Ingegneria, ma non era arrivato alla laurea. Aveva trovato lavoro e avuto un bambino con la sua compagna. Di recente era stato a Barcellona, penso per vacanza…” […] “Dall’indagine epidemiologica svolta dal servizio di prevenzione della Asl Roma 2 emerge che il ragazzo, che lavorava in un call center, era stato a Barcellona dal 6 all’8 marzo e il 9 marzo è stato il suo ultimo giorno di lavoro e poi si era posto in auto isolamento, ha mostrato i primi sintomi di febbre il giorno 11 e il 16 è stato trasferito, su indicazione del suo medico, in ambulanza e ricoverato al Policlinico di Tor Vergata dove entrava in terapia intensiva”.

Facebook