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Il Congresso Mondiale delle Famiglie spacca il Governo e l’opinione pubblica

Nuova mela della discordia sul tavolo dell’alleanza Lega-M5S. Questa volta è il XIII Congresso Mondiale delle Famiglie a dividere gli azionisti del Governo.

Sopravvissuto alla questione Tav, al caso Diciotti e alla tema delle autonomie regionali, il governo si spacca di nuovo sulla famiglia. Il XIII Congresso Mondiale delle Famiglie (World Congress of Families), in corso in queste ore a Verona, divide i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Il Ministro dello Sviluppo Economico aveva bollato i partecipanti di Verona come “destra di sfigati”: “chi vuole tornare indietro ne risponderà alla storia, neanche agli elettori”. La risposta da parte del leghista non si è fatta attendere. Dal palco del Congresso, Salvini scocca una frecciatina al collega pentastellato: “Lo dico con massimo rispetto a qualche distratto amico di governo che pensa che qua dentro ci sia un ritorno al passato. Qua dentro si prepara il futuro. E se parlare di papà mamme e figli significa essere sfigati, sono orgoglioso di essere sfigato”.

Il dissing tra i due vicepremier continua anche sui social. “A Verona non ci sono andato”, spiega Di Maio, “perché il problema è che lì, la madre, non è considerata una donna!”. Secondo Di Maio il congresso di Verona cela un tentativo di negare libertà e diritti conquistati con anni di battaglie. “Queste libertà non possono essere messe in discussione per ideologia. Uno può essere contrario all’aborto e non praticarlo, ma mettere in discussione la libertà individuale su questo punto è inaccettabile”. “Riguardo alla gaffe della Lega sulle adozioni, passiamo la mano…”, conclude Di Maio sibillino. Il riferimento è alle parole del titolare del Viminale, che dal palco veronese aveva invitato il sottosegretario grillino Vincenzo Spadafora a “rendere più veloci le adozioni”. Patata bollente che è stata subito rimandata al mittente, ricordando che la delega alle adozioni è affidata al ministro per la famiglia, Lorenzo Fontana, in quota leghista. “Oggi a Verona per sostenere la necessità dell’Italia di mettere al mondo figli, non per togliere diritti”, tranquillizza dal canto suo Matteo Salvini. “Non sono in discussione né l’aborto, né il divorzio. E ognuno fa l’amore con chi vuole”.

Ma in fondo, forse, si tratta solo di campagna elettorale in vista delle elezioni europee. L’opinione pubblica è spaccata sul tema della famiglia, e i due vicepremier si dividono sapientemente le fette. E infatti, entrambi approfittano della scaramuccia per proporre soluzioni, proprio come se stessero piano piano costruendo un programma elettorale. “Pensiamo piuttosto a dare incentivi alle giovani coppie, pensiamo agli sgravi fiscali per le famiglie monoreddito con più figli a carico, ad aiutare le mamme a conciliare tempi di vita e di lavoro”, suggerisce Di Maio. “Tra i miei impegni, una commissione d’inchiesta sulle case-famiglia per snidare quelle che sui bambini fanno business. Sì a mamma e papà, sì ad adozioni più veloci, no all’utero in affitto”, rincara Salvini. I due ministri sono alleati di governo, entrambi votati a un contratto di compromesso, ma alle elezioni si presentano come antagonisti. Una sottile tensione tra i due, che si amano a Palazzo Chigi e si fanno i dispetti nei vari teatri regionali. La sfida europea avrà un significato mondiale; Salvini e Di Maio sono ai blocchi di partenza, lavoreranno insieme al governo e si faranno la guerra sul campo.

Dopo un primo endorsement, anche il Governo nega il patrocinio al congresso. E Verona diventa teatro di un acceso dibattito pubblico.

Inizialmente, il sito del Congresso Mondiale delle Famiglie elencava tra i patrocini anche il logo di Palazzo Chigi. Ora, l’evento che difende “la famiglia naturale come la sola unità stabile e fondamentale della società”, risulta patrocinato dal Ministro per la famiglia e le disabilità, dalla provincia di Verona, dalla Regione Veneto e dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. La revoca dello stemma governativo è stata certamente una vittoria per tante realtà che nelle settimane passate si sono mosse contro il Congresso. Tra queste, il movimento All Out ha lanciato una petizione online per chiedere “al governo italiano, alla Regione Veneto e alla Provincia di Verona di ritirare il loro patrocinio al Congresso mondiale delle famiglie”. Prima missione compiuta, con più di 140mila firme raccolte e consegnate alle istituzioni. Per gli altri non c’è stato nulla da fare, e si è anche aggiunta la regione guidata dal leghista Massimiliano Fedriga.

Internet, anche in questa occasione, si è rivelata un’accesa piazza di dibattito su un tema che ha impegnato le pagine di gruppi politici, associazioni, enti e organizzazioni. Anche le piazze vere, però, si sono riempite di manifestanti. Prime tra tutte le piazze veronesi, dove sabato 30 marzo si è tenuta una contro-manifestazione organizzata dal gruppo femminista Non Una di Meno. Trentamila persone marciavano in ordine, senza incidenti, in un corteo di quattro chilometri. Alla manifestazione hanno aderito la Cgil, l’Arcigay, le famiglie arcobaleno, i Verdi, i Radicali, e hanno partecipato Laura Boldrini, Susanna Camusso, e Livia Turco. È stata chiamata contro-manifestazione, perché un corteo in programma c’era già. Gli organizzatori del Congresso avevano previsto una marcia “per festeggiare insieme e testimoniare la bellezza della Famiglia e della Vita colorando Verona”. Sopra le 10mila teste che hanno aderito alla marcia per la famiglia sventolavano bandiere di Alleanza cattolica, dei Giusti per la vita, del Movimento per la vita, di diversi gruppi religiosi e pro-vita.

A rincarare tensione ci pensa il presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico, che nelle ultime ore ha annunciato che nelle prossime settimane, entro maggio, sarà organizzato un evento sulle “famiglie arcobaleno”. La scena politica si è polarizzata intorno al Congresso veronese, ma gli organizzatori negano che le famiglie abbiano colori politici. “È molto triste vedere che dei politici non pensano a ciò che è giusto ma agli interessi del proprio partito”, spiega l’organizzatore dell’evento Toni Brandi. Il riferimento è proprio al vicepremier Luigi Di Maio, che è stato invitato a partecipare ma ha “scelto di insultarci, invece di venire qui ad esporre le sue idee”. Il vicepresidente del Congresso Mondiale delle Famiglie Jacopo Coghe ha confermato il disinteresse politico dell’evento: “Tutto questo clamore mediatico negli anni scorsi non c’è stato, c’è stata una forte polarizzazione. Sicuramente adesso c’è una fase politica nuova, ma siamo famiglie, non ci interessa fare politica, ci interessa farla nel senso sociale”. Tuttavia, “alle prossime elezioni europee prenderemo atto di chi è dalla nostra parte e di chi ci insulta”.

 

Di A.C.

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