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Il capo della Polizia Franco Gabrielli a Milano per ricordare Antonio Annarumma

“Quello fu l’inizio dei nostri anni di piombo, la Polizia pagò il prezzo più alto”, ha detto Gabrielli. E subito dopo l’invito ai giovani: “Siate partecipi alla vita del Paese, perché la partecipazione è il miglior antidoto ad ogni violenza”.

Stamattina il capo della Polizia Franco Gabrielli si è recato a Milano per celebrare i 50 anni della morte della guardia di pubblica sicurezza Antonio Annarumma, deceduto il 19 novembre 1969 durante i violenti scontri di piazza. La cerimonia si è svolta, alla presenza del questore di Milano Sergio Bracco e del dirigente del III Reparto mobile Paolo Barone, presso la sede del III Reparto Mobile, intitolata proprio al poliziotto morto 50 anni fa, dove il prefetto Gabrielli ha deposto una corona di fiori presso il cippo a lui dedicato. Subito dopo si è tenuta, nella cappella della caserma, una messa officiata dall’arcivescovo di Milano Mario Delpini.

Nella sua omelia l’arcivescovo ha affermato che “Noi vogliamo ricordare oggi un uomo, un poliziotto, uno che si è fatto avanti. Ha fatto il suo dovere. Ma non è soltanto un esecutore, è un giovane che ha interpretato la sua vita come un servizio e si è fatto avanti”. Il capo della Polizia ha poi incontrato le persone intervenute, nell’auditorium per il Progetto “Memento – Percorsi nella Memoria”, creato dall’omonima associazione, con la proiezione dei video vincitori del progetto M.I.U.R., realizzati dalle scuole del territorio.

Nel corso del suo intervento Gabrielli ha ricordato che “È la stagione degli anni di piombo che segna il Paese per tutti gli anni 70-80 e per noi inizia proprio il 19 novembre del 1969. Una scia di sangue, ci furono centinaia di vittime. Le Forze di polizia pagarono un prezzo molto alto e la Polizia di Stato pagò il prezzo più alto. Per noi non è indifferente che questa scia abbia avuto inizio con la morte di Antonio Annarumma e si sia conclusa nel marzo del 2003 con il sacrificio di Emanuele Petri” – ha detto il capo della Polizia, che ha proseguito: “Furono anni complicati dove però noi possiamo rivendicare di avere interpretato al meglio la fedeltà alla Repubblica, al rispetto delle leggi e la salvaguardia della nostra democrazia”. Gabrielli ha poi concluso lanciando un appello ai giovani affinché queste stagioni di violenza non esistano più. “Invito i nostri ragazzi ad essere partecipi alla vita del Paese perché la partecipazione è il miglior antidoto ad ogni violenza, ad ogni sopraffazione e al ripetersi di questi eventi”.

Antonio Annarumma, nato in provincia di Avellino, il 10 gennaio 1947, si arruolò nel Corpo delle guardie di pubblica sicurezza il primo dicembre del 1967 e nel settembre del 1969 venne trasferito al Terzo raggruppamento Celere di Milano. Il 19 novembre 1969 venne coinvolto nei violenti scontri tra gruppi di dimostranti e Forze dell’ordine e, mentre era alla guida di un automezzo, insieme al suo contingente, in via Larga, venne colpito al capo da un tubo di ferro. Morì poche ore dopo per le ferite riportate, presso l’ospedale Policlinico. Nel 2009 è stato insignito della Medaglia d’oro al merito civile e, due giorni fa, il 18 novembre, è stata apposta una targa alla sua memoria, proprio in corrispondenza del luogo dove fu colpita a morte la Guardia.

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