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I ragazzini vittime dei bulli che si isolano nel mondo virtuale: a Milano un team di specialisti per curarli

 

Il virtuale che diventa reale. Al punto da non uscire più di casa e, nei casi più gravi, dalla propria stanza. Al punto di non avere contatti con il mondo esterno se non attraverso lo schermo, illuminato di luce blu, di un tablet o uno di uno smartphone. E’ la sindrome di Hikikomori, che è stata identificata in Giappone già da alcuni anni – le stime parlano di cinque- seicentomila casi solo nel Paese del Sol Levante – ma che anche qui a Milano inizia a essere trattata. Alla clinica pediatrica De Marchi, prima in Italia a occuparsi di questa sindrome che porta bambini e adolescenti a chiudersi in un mondo fatto di videogame condotti con compagni che sono distanti anche migliaia di chilometri. E che vengono conosciuti e frequentati solo nel mondo 2.0.
I casi seguiti dall’ospedale, che dipende dal Policlinico, al momento sono sei. E sono in carico all’ambulatorio di Terapia integrata del dolore, uno dei primi nel Paese ad occuparsi anche per i bambini di dolore non solo acuto, ma cronico: i mal di pancia che non passano, i mal di testa che tornano ogni giorno e diventano il motivo per cui si salta la scuola, ci si isola da coetanei e compagni di classe. E allora: nei casi finora esaminati alla De Marchi, il “pattern” è sempre lo stesso. Ovvero, quello di un bambino che subisce bullismo ed isolamento a scuola, e che per questo a poco a poco somatizza il disagio, con un dolore – alla pancia, alla testa, alla schiena ingobbita e alle spalle incassate – che porta il piccolo a restare sempre in casa, isolandosi. E i genitori a rivolgersi all’ambulatorio. “I casi sono in aumento – dice infatti Francesco Iandola, presidente della Fondazione De Marchi – . Per questo abbiamo voluto organizzare un “festival del gioco” che si concluderà il 25 maggio. Il nostro obiettivo è sensibilizzare i bambini, ma anche le famiglie e le scuole, a non eccedere all’utilizzo dei device digitali. E a ritornare a una dimensione del gioco che è innanzitutto scambio e condivisione”.
Il progetto, sostenuto da Coop Lombardia, si chiama “GiocaMi”, e coinvolge un migliaio di bambini e adolescenti che frequentano elementari e medie milanesi. Nei giorni scorsi, 46 insegnanti si sono ritrovati alla De Marchi per una giornata di formazione. Adesso, inizieranno a coinvolgere le classi: “L’obiettivo – spiega Iandola – è quello di trasmettere ai ragazzi valori quali collaborazione e partecipazione”. Attraverso, appunto, i giochi da tavola, e in particolare “Dream On” (della casa editrice Cmon), un gioco che viene fatto con delle carte che permettono ai partecipanti di creare una sorta di “storia” usando le figure che vi sono ritratte. Un sogno, appunto. “Entro fine aprile – spiega Iandola – le classi coinvolte dovranno presentare un “progetto”, che potrà essere un disegno, un progetto multimediale, un testo scritto. Per descrivere il racconto che, giocando con le carte, hanno costruito: i tre elaborati migliori, e le rispettive classi, saranno premiati durante la giornata conclusiva del festival”.
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