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Hong Kong: dalla protesta alla recessione.

La combinazione letale di crisi politica e virus “incurabile” hanno portato una delle isole finanziariamente più potenti del mondo nel baratro.

Divenne celebre per essere la capitale asiatica del lusso, della moda e degli alberghi sfarzosi, in quesrto momento storico l’ex colonia britannica sta soffrendo la scomparsa dei turisti cinesi (e non) a causa delle tensioni politiche e, soprattutto, della crisi sanitaria causata dal coronavirus.

A seguito di ben otto mesi di proteste antigovernative cominciate nel giugno 2019, in una circostanza economica già indebolito, l’eruzione del Covid-19 ha indotto la chiusura virtuale delle frontiere con la Cina continentale nel giro di poche settimane.

Tale ammasso di fattori sfavorevoli solleciterà i cambiamenti strutturali dell’ex colonia della corona britannica?

Per cominciare, la piccola Regione Amministrativa Speciale (SAR), un villaggio delle scale della Cina, che teoricamente gode fino al 2047 di un “alto grado di autonomia” secondo il principio “un paese [Cina], due sistemi [il comunismo cinese e il capitalismo]” , rischia di perdere, per sempre, il suo ruolo di miglior centro commerciale in Cina e Asia.

Negli ultimi due decenni, questo status ha attirato decine di milioni di visitatori nel piccolo territorio – 65 milioni nel 2018, un record, quasi dieci volte più della sua popolazione (7,4 milioni).  L’80% di questi turisti proviene dalla Cina continentale, siffatta clientela negli anni ha dato efficienza, ma anche distorto l’economia locale. Per soddisfare questi turisti dall’ “appetito” insaziabile, i più grandi marchi italiani hanno aperto due o tre volte più negozi a Hong Kong che a Roma. Lo stesso vale per i ristoranti e gli hotel di fascia alta.

Ma la diffusione del Covid-19, a partire da metà gennaio, ha frenato gli arrivi dei turisti ad Hong Kong, che già stava affrontando un forte picco a seguito delle proteste che hanno scosso la città negli ultimi otto mesi.

In un anno, si è verificato un calo di quasi 200.000 arrivi giornalieri a 3.000 alla fine di febbraio.

Sebbene Hong Kong rimanga una delle principali piazze finanziarie del mondo e il settore sia stato finora praticamente inalterato, il suo modello di business è sull’orlo del collasso.

Articolo a cura di Francesca Tinelli.

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