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Grecia, Npl e credit management. Parla Sergio Bommarito (Fire)

Bommarito: “Al sistema bancario italiano occorrerebbe ripensare i processi di gestione del credito secondo logiche forward looking”

Le ultime stime parlano chiaro, il Pil reale della Grecia dovrebbe raggiungere il 2,1 per cento nel 2019 e accelerare leggermente al 2,2 per cento nel 2020, grazie anche alla ripresa sostenuta degli investimenti stranieri e alla scossa elettorale delle ultime settimane che ha permesso a Kyriakos Mitsotakis di essere eletto primo ministro. Le migliori prospettive della Grecia hanno attirato l’interesse degli investitori internazionali per tutte le classi di asset ellenici. Come ricorda, infatti, Stefano Carrer sul Sole 24 Ore, la Borsa di Atene “risulta la più brillante al mondo, mentre il ritorno sul mercato dei capitali ha avuto un vistoso successo confermato dall’ultima emissionedi settennali a tassi da minimi storici”. Leva fiscale e investimenti risultano essere gli strumenti a disposizione del nuovo esecutivo greco per cercare di accelerare la ripresa economica.

Tra i settori più seguiti dagli investitori, con gli italiani in prima fila, figura il riassetto del sistema finanziario, con riferimento in particolare alle opportunità di intervento sul mercato dei crediti deteriorati delle banche.

Cosa si intende per “crediti deteriorati”?

I crediti deteriorati o prestiti non performanti (in inglese, non performing loans, NPL appunto) sono crediti delle banche (mutui, finanziamenti, prestiti) che i debitori non riescono più a ripagare regolarmente o del tutto. Si tratta cioè di crediti delle banche per i quali la riscossione è incerta sia in termini di rispetto della scadenza sia per l’ammontare dell’esposizione di capitale.

Gli italiani tra i maestri del credit management

La grande sfida del neo ministero delle Finanze greco Christos Staikouras – in tandem con il governatore della banca centrale Yannis Stournaras, è rappresentata dalla questione dei non performing loans (Npl) che grava sul sistema bancario in misura ancora del tutto abnorme, a un livello oltre 10 volte il 4% circa della media europea. Secondo le ultime stime dell’Autorità bancaria europea, il paese ellenico mantiene nell’Eurozona il “primato” di Npl con una ratio del 41,4% a oltre 84 miliardi di euro.

Gli istituti sistemici hanno assunto ambiziosi target di riduzione degli Npl, già tagliati l’anno scorso – tra vendite e svalutazioni – di quasi 10 miliardi, che intendono raggiungere rapidamente. L’obiettivo è la riduzione dei circa 80 miliardi dei crediti deteriorati.

Gli investitori sembrano scommettere che con il cambio della guardia ad Atene e la fine delle tensioni tra governo e banca centrale tornerà il sereno sul sistema finanziario. Un passo importante della ripresa del settore è stato il successo della prima emissione pubblica di bond di un gruppo bancario dal 2008. Si moltiplicano i progetti per portare gli Npl sotto il 10% dal 51% di inizio anno.

Anche le agenzie di rating si sono accorte del trend positivo e hanno già dichiarato che gli ultimi sviluppi politici sono «credit positive» e il governo conta di procedere al più presto a una nuova emissione di decennali.

La Grecia, insomma, offre interessanti opportunità di crescita nel medio e lungo termine nel settore del credit management. 

Anche alcuni gruppi italiani si sono mossi con determinazione: Cerved Group, doValue e Fire tra tutti. A spiegare il perché di questa decisa azione lo stesso patron di Fire, Sergio Bommarito, in un’intervista al Sole 24 Ore: «Tra i motivi di attrazione per le società straniere c’è il fatto che il settore locale dei server è poco sviluppato e le tecniche di gestione e recupero crediti poco sofisticate». Il player messinese, a tal proposito, ha costituito in Grecia EuPaxis FSI in joint venture con StormHarbour Securities con l’obiettivo di diventare il «servicer indipendente più efficiente sul mercato greco, integrando gestione Npl e servizi di consulenza». Secondo Bommarito, «un’efficiente attività di servicer è importante per supportare una crescita sostenibile del Paese non solo in termini di stabilità finanziaria, ma per il rilancio del credito e dell’economia reale».

«La Grecia, a differenza del nostro Paese, ha una propensione maggiore a far sopravvivere le aziende, mostrando più flessibilitànelle richieste di rientro del debito», sottolinea Bommarito.

«Ci sono le aziende in grande difficoltà finanziarie – precisa ancora Bommarito – ma con un conto economico in sostanza positivo: meritano un aiuto se il modello di business può funzionare. Dopo tanto sacrifici, ora in Grecia c’è un’economia che ha ripreso a girare. E che dà l’impressione di aver saputo reagire alla crisi per certi aspetti anche meglio dell’Italia.».

Fire, un’eccellenza italiana

Fire nasce nel 1992 da un’intuizione del suo presidente Sergio Bommarito. Attiva da anni nel mercato della gestione del credito, è lasesta società italiana per fatturato (supera i 40 milioni di euro) – ultimi dati di PwC -, la prima se si considerano le società indipendenti non quotate in Borsa. E’ quinta per volumi gestiti in materia di UtP (inadempienze probabili) fra i servicer di crediti problematici. La società offre servizi a banche, buyer Npl, società di credito al consumo, utility e a piccole e grandi imprese commerciali, ed è in grado di garantire copertura dell’intero ciclo di vita del credito e gestione di tutte le asset class e industry, dai ticket Small unsecured ai Large Corporate e Real Estates.

L’Italia è ancora molto indietro nella gestione degli Npl. Bommarito: “Il sistema bancario sia maratoneta e non velocista”

Prevenzione è la parola chiave. Bommarito si serve della metafora del maratoneta per spiegare la situazione italiana. «La sensibilizzazione sul tema early warning presso gli istituti bancari, soprattutto banche popolari e di credito cooperativo, ha quasi la stessa rilevanza del processo. Fare educazione e informazione rispetto ad un’attività di gestione del credito costante, a lungo termine, progettata, rodata e sistematizzata, una preparazione che richiede tempo ed energie per essere perfezionata ma permette di non reagire frettolosamente e sotto la spinta normativa di deadline di derecognition, é fondamentale. Così si creano prassi sane, durature. Lo sportivo che vuole correre la maratona fa dei sacrifici. Lo stesso deve fare il sistema bancario ed economico italiano. Come? ripensando i processi di gestione del credito secondo logiche forward looking, intervenendo sin dai primi sintomi di affaticamento del cliente banca, che sia privato o azienda, cogliendo i segnali premonitori per reagire in maniera tempestiva, facendosi supportare sin dal momento decisionale dell’erogazione da player innovativi, capaci di offrire soluzioni e software efficaci per prevenire davvero il rischio di credito e di insolvenza». «Per ridare stabilità al sistema bancario e permettere alle banche di tornare a trasferire ossigeno al paziente impresa – spiega Bommarito -, occorre cambiare radicalmente le politiche di gestione del credito intervenendo molto prima, e in maniera radicalmente diversa altrimenti la montagna di crediti, della quale non ci si era comunque ancora liberati, tornerà a crescere, sotto lo sguardo disapprovatore dei regolatori. E non ci si fermerà solo allo sguardo. Ecco quindi che invece dei singoli scatti da velocista, il sistema bancario italiano deve cominciare ad allenarsi per la maratona».

 

A cura di G.C

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