ITALIA

dall'

Solo notizie convalidate
[wpdts-weekday-name] [wpdts-date]

EDIZIONI REGIONALI

Solo notizie convalidate

EDIZIONI REGIONALI

Governo: Il centrodestra al Colle. ‘Non si può lavorare con questo Parlamento’

 

Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani hanno manifestato al Presidente della Repubblica – a nome dell’intero centrodestra – la grande preoccupazione per la condizione dell’Italia: mentre emergenza sanitaria ed economica si abbattono su famiglie e imprese, il voto di martedì ha certificato l’inconsistenza della maggioranza. È convinzione del centrodestra che con questo Parlamento sia impossibile lavorare.

Il centrodestra ha ribadito al Presidente la fiducia nella sua saggezza”. Lo si legge in una nota congiunta.

“Con 3 milioni di italiani che rischiano di perdere il lavoro, 500 mila negozi e imprese chiuse, 8 milioni di studenti e un milione di insegnanti in difficoltà, non si può continuare ad assistere alla compravendita dei senatori, a un governo senza idee, senza visione e senza maggioranza. L’abbiamo detto al presidente della Repubblica. Ci fidiamo solo degli italiani, meglio investire 2 mesi di tempo dando la parola agli italiani e poi lavorare tranquilli per i prossimi 5 anni. Non si possono rivedere le scene che gli italiani hanno visto al Senato in queste settimane”. L’ha detto il segretario della Lega, Matteo Salvini in un video dopo aver incontrato il capo dello Stato, al Quirinale.

“Oggi il centrodestra compatto ha manifestato al Presidente della Repubblica la sua preoccupazione per la gravità della situazione politica. Perché mentre l’emergenza sanitaria ed economica si abbatte sui cittadini, il voto di martedì ha dimostrato che il Governo non ha più una maggioranza compatta. E la nostra convinzione è che il problema non sia semplicemente il Governo ma questo Parlamento, che non può risolvere i problemi della Nazione e che non può dare all’Italia una maggioranza compatta per fare le cose coraggiose delle quali c’è bisogno”. Lo afferma la leader di Fdi Giorgia Meloni.

“In queste ore siamo al lavoro per un consolidamento della maggioranza” ma “con la stessa forza con cui abbiamo preso decisioni forti in passato, ora mi sento di dire che mai il M5S potrà aprire un dialogo con soggetti condannati o indagati per mafia o reati gravi. È evidente che questo consolidamento del Governo non potrà dunque avvenire a scapito della questione morale, dei valori che abbiamo sempre difeso e che sono fondanti del progetto 5 Stelle”. Lo scrive il ministro Luigi Di Maio su Fb mentre sono in corso le indagini della Dda di Catanzaro che vedono coinvolto il segretario dimissionario dell’Udc Lorenzo Cesa.”In queste ore drammatiche, con una crisi di governo in piena pandemia per colpa degli egoismi di qualcuno – prosegue Di Maio – il M5s sta lavorando duramente per assicurare stabilità al Paese. Siamo stati e continuiamo ad essere il baricentro del Governo. Per anni abbiamo sentito parlare di un ritorno al bipolarismo, ma se c’è qualcuno che nei momenti più bui ha tenuto in piedi l’Italia è stato proprio il M5s. Quelle forze che per anni si sono riempite la bocca con la necessità di assicurare solidità economica e sviluppo sociale si sono infatti dimostrate poi le più egoiste: vedi Matteo Salvini, vedi Matteo Renzi”. Quanto ad un possibilità di ritornare al voto il ministro risponde:”Non e’ una mia apprensione”.

Prima allargare la maggioranza con un nuovo gruppo, poi patto di legislatura e rimpasto: è la road map concordata ieri da Giuseppe Conte coi vertici di Pd, M5s e Leu nel primo giorno senza Iv.

Il premier ieri è salito al Colle per un incontro con il capo dello Stato Sergio Mattarella: niente dimissioni, ma una seconda fase senza Renzi del Conte 2. “Parlamentari in vendita, Var in Senato, governi minestrone, alleanze solo per la poltrona. Basta, fiducia negli italiani, la parola passi a loro“, dice il leader della Lega Matteo Salvini.

Mattero Renzi, intanto, riunisce i gruppi di Iv. È convocata per questa sera alle 22.15 in videoconferenza, a quanto si apprende, un’assemblea dei deputati e senatori di Italia viva con il leader del partito.

E ad andare all’attacco è il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini. “Credo che serva, nel giro di pochi giorni, come penso pretenda giustamente il presidente della Repubblica, un numero di parlamentari e senatori che garantisca che i numeri” della maggioranza “vengano irrobustiti”. Ma, secondo il presidente della Regione, intervenuto a Mattino5, “non basta neanche questo: serve un programma di legislatura, anche nuovo e rafforzato, e a mio parere anche una nuova squadra di governo”.

“Se posso dare un consiglio non richiesto al presidente del Consiglio e alle forze di maggioranza, compreso il mio partito: coinvolgano di più le parti sociali, gli amministratori locali. Non vorrei ci si chiudesse troppo negli uffici di Roma”, ha sottolineato Bonaccini. “C’è un Paese nel quale ci sono importanti esperienze, di governo quotidiano del territorio, che a mio parere andrebbe un po’ più ascoltato”, ha aggiunto.

Intanto Italia Viva ribadisce la propria contrarietà alla proposta di Alfonso Bonafede sulla giustizia. Il 27 gennaio, salvo rinvii, si voterà in Parlamento la relazione sulla giustizia del ministro e capo delegazione M5s ma i numeri sono fragili.  Oltre a Renzi che ha schierato il suo partito per il No, il centrodestra spera di saldare al Senato i suoi 140 voti ai 16 ‘superstiti’ di Iv, per battere il governo, confidando sul fatto che martedì l’asticella si è fermata a 156 e che la maggioranza non può sempre fare affidamento sulla presenza dei senatori a vita.

Giovedì il ministro Federico D’Incà potrebbe riunire i capigruppo di maggioranza per iniziare a serrare le fila. Mentre i pontieri proseguono il lavoro per allargarle. Franceschini avrebbe spiegato ai capigruppo Pd Delrio e Marcucci che l’allargamento è la priorità. Non solo per il voto sulla giustizia, ma anche perché ora in quasi tutte le commissioni Iv tiene in scacco la maggioranza e invece se nascesse un nuovo gruppo sarebbe possibile un riequilibrio dei componenti.

“Se in queste settimane riusciamo a consolidare e allargare i numeri avremo maggiore agio nella vita parlamentare, penso alle Commissioni, e allora bene. In quel caso si farà un Conte ter, il premier andrà da Mattarella e faremo quanto necessario. Spero vada così, ma non è detto…. Altrimenti si andrà al voto, che per noi è lo sbocco naturale in democrazia quando sono finite tutte le opzioni”. Lo ha detto il dirigente del Pd Goffredo Bettini a “Oggi è un altro giorno” su Rai 1.

Facebook