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Governo, Di Maio: ‘O si trova la maggioranza o meglio andare a votare’

 

O nei prossimi giorni si trova la maggioranza, altrimenti sono il primo a dire che stiamo scivolando verso il voto”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio a Mezz’ora in più su Rai3. “Solo che in tempi normali si poteva votare anche ogni anno, in questi tempi ci giochiamo Recovery, vaccini e futuro della ripresa economica”, ha aggiunto. Ma “se non ci sono i voti adesso non ci sono neanche per il Conte ter. Se da Italia Viva “non si ritira la sfiducia non ci saranno presupposti per il dialogo”, ha proseguito Di Maio.”Se ci sono forze politiche che si vogliono avvicinare a questo governo ben venga – ha concluso – ma se dev’essere qualcosa di raccogliticcio sono il primo a dire andiamo al voto”. Sulla relazione Bonafede “il voto è un voto sul governo”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio a Mezz’ora in più su Rai3. E’ un atto che riguarda tutto il governo” e il M5s “non sarà – prosegue – né donatore di sangue né di organi per questo governo”. Nel Movimento, ha concluso, “non siamo mai stati così compatti, siamo un monolite”. “Se il tema è riparlare con Renzi, Conte è stato chiaro” sul fatto che non avrebbe più fatto parte della maggioranza “e noi tra Conte e Renzi scegliamo Conte” precisa Di Maio.

Secondo Pierferdinando CasinGiuseppe Conte dovrebbe recarsi al Quirinale e rassegnare le dimissioni e, forte di reincarico, “recuperare il dialogo con Renzi”. E’ il “consiglio gratuito” che ha dato al premier Pierferdinando Casini, intervistato a “In mezz’ora” su Rai3. Casini ha commentato le affermazioni di Di Maio sul rischio di elezioni se non si risolve la crisi in 48 ore: “Se fossi di Maio direi lo stesso, sapendo che è una bugia. Di Maio è stato bravissimo ad imparare, è più politico di me e dice ciò che alcuni del Pd dicono. Il tema elezioni serve per esasperare e spingere qualche parlamentare a sostenere il governo. Il tema vero è una crisi che è ancora aperta. La rincorsa ai responsabili ha la colpa di uccidere la credibilità del governo. Il tema vero è la politica, quando la politica è sostituita dalla aritmetica è la fine, quando un governo fa il conto con il pallottoliere cade, ricordatevi di Prodi e Berlusconi”.

La crisi di governo, come nella scena madre di un film di Sergio Leone, è giunta allo stallo messicano, in cui tutti i contendenti si puntano reciprocamente le pistole senza che alcuno possa prevalere. I vertici Dem, infatti, ribadiscono il no al rientro di Iv nella maggioranza, ma aumentano i parlamentari Pd che non sono disposti a “morire per Conte”, mentre questi non è a sua volta disposto alle dimissioni e al reincarico per un Conte ter, non potendo tuttavia contare sull’arrivo in tempi stretti di nuovi “volenterosi”. “Ho fatto quello che potevo – dice in una intervista a ‘Repubblica’ Bruno Tabacci, presidente di Centro Democratico e tra i principali promotori dei “costruttori” –  ma i numeri restano incerti e a questo Paese non serve una maggioranza raccogliticcia. A Conte ho suggerito un gesto di chiarezza: dimettersi per formare un nuovo governo. E se non ci riesce, si va al voto. Per vincere”.

Intanto dal Pd il ministro Boccia dice a SkyTg24: “”Noi un governo con i sovranisti non lo faremo mai, non possiamo farlo per tutelare l’Italia e la posizione italiana in Europa. Con Fi è diverso, ma la domanda va fatta a loro, sono loro che sono alleati con i sovranisti”. Boccia ha ribadito che non è possibile pensare ad un governo con tutti dentro in quanto “ci sono cose su cui non si media”. E su Renzi: “Possiamo confrontarci in qualsiasi momento, non è questo il nodo. Il problema di fondo e non farlo con un ricatto come condizione. Non è accettabile e non è accettabile facendolo ritirando i ministri”. “Siamo in Parlamento ed è lì che si può sempre trovare una soluzione”.

Lo stallo potrebbe saltare mercoledì sulla relazione del ministro Bonafede alle Camere, sui cui il governo rischia di essere bocciato, tanto che si ipotizza uno slittamento a giovedì per guadagnare tempo. I petastellati fanno quadrato attorno al ministro. “Il lavoro del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per migliorare e riformare il campo della giustizia è sotto gli occhi di tutti. Il Paese sta attraversando un momento complicato, ma anche in questo difficile anno, dove i tribunali sono rimasti chiusi a causa della pandemia, la giustizia non si è mai fermata ed è stato portato avanti un grande lavoro per aumentare notevolmente la digitalizzazione del processo”. Così in una nota di deputati e le deputate del MoVimento 5 Stelle, componenti della commissione Giustizia della Camera. “Ci sembra alquanto paradossale quindi, minacciare di non votare la relazione annuale sullo stato della giustizia, senza nemmeno averla ascoltata”.

“Ancora prendere tempo? Il Paese è bloccato e ha bisogno di un governo nel pieno delle sue funzioni e di risposte. Cosa voteremo? Ascolteremo e voteremo, certo il ministro Bonafede non può metterla sul piano di un confronto personale qui si tratta di idee politiche“. Lo ha detto questa mattina a SkyTg24 la senatrice di Italia Viva Teresa Bellanova, a proposito della relazione sulla giustizia. “Bonafede sa da tempo che per noi una giustizia giusta non significa mai diventare manettari ma significa una politica riformista. Se la relazione si basa sulle idee che Bonafede ha portato avanti negli anni è difficile che Iv possa votarla”.

Uno scenario fluido che mette in moto le mosse di Forza Italia e dei centristi che rilanciano il governo di unità nazionale. “L’opzione voto noi non l’abbiamo mai chiesta ma è la situazione che ci sta portando lì. Noi abbiamo sempre anteposto l’interesse nazionale a quello di partito. Non siamo noi che spingiamo per il voto – dice il vicepresidente di Fi Antonio Tajani a Skytg24 – sono i loro veti incrociati che rischiano di portare l’Italia al voto ma la parola poi, se Conte cadrà, sarà al Capo dello Stato che dovrà decidere il da farsi. Non abbiamo premuto noi per andare al voto ma le conseguenze rischiano di essere inevitabili”. “Noi non diamo aiuti sottobanco, ci affidiamo alla saggezza del presidente della Repubblica”.

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