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Giudice di Forum contro ragazza stuprata: il web si scatena

In una puntata di Forum andata in onda qualche giorno fa, le dichiarazioni del giudice nei confronti di una ragazza violentata hanno scatenato l’ira del web.

Su Rete 4 è stata mandata in onda una puntata di Forum, programma in cui attori impersonano i protagonisti di fatti realmente accaduti, dove si sono fatti dei commenti assolutamente fuori luogo sullo stupro. Analizziamo cosa è successo.

La puntata incriminata

La puntata parlava di una ragazza violentata a 17 anni da un ragazzo di 18 anni e che, in seguito allo stupro, era rimasta incinta. Il bambino è stato cresciuto fino ad oggi solo esclusivamente da lei. Nel frattempo, il padre lo aveva riconosciuto ed era finito in carcere. Adesso, davanti al tribunale di Forum c’erano la madre e la nonna paterna. Quest’ultima infatti voleva vedere il bambino, ma la madre non voleva. E soprattutto, non voleva neanche che il padre facesse parte della vita del piccolo, dal momento che l’aveva stuprata. Fino a qui legittimo. Ciò che ha creato scalpore però è stata la reazione del giudice Melita Cavallo. Durante la fase di dibattimento, si è rivolta alla ragazza usando parole molto dure. Tra le peggiori ci sono queste, che sono state raccolte sul blog del Signor Distruggere:

 

“Ogni bambino ha diritto alla propria identità, un bambino ha diritto di sapere chi è suo padre.”

“Quest’uomo in carcere si è comportato in maniera encomiabile, tant’è vero che se avesse avuto una difesa più ferrata sarebbe già uscito.”

“Lei non è stata supportata psicologicamente in maniera adeguata, altrimenti non sarebbe così violenta.”

“Carissima signora, il padre di questo bambino non è assolutamente un mostro.”

“Risulta dal processo che avevate bevuto e quindi già questo è qualcosa…”

Giudice “Se lei aveva 17 anni, lui ne aveva 18, non ne aveva 40.”

Vittima “Ma è uguale!”

Giudice “No, non è uguale”

“Anche lei aveva partecipato al bere eccessivo e si era recata in quel posto.”

Vittima “nei mesi precedenti mi ha mandato dei fiori, ma io non ho mai ricambiato”

Giudice “eh certo, nessuno ricambia i fiori” ironica.

 

Il peso delle parole

In altre parole, il giudice, per giunta donna, ha detto a una ragazza che è stata stuprata ed è rimasta incinta e che deve ancora confrontarsi con la presenza del suo stupratore, che quell’uomo non è un mostro, che suo figlio ha diritto a conoscerlo e che, in realtà, si tratta di una brava persona, visto la sua condotta in carcere è stata ineccepibile. Non solo, il giudice ha anche implicato che fosse anche colpa della ragazza, visto che ha ammesso di aver bevuto la sera in cui avvenne il fatto. Una collezione di luoghi comuni orribili che contribuiscono solo a rinforzare l’idea malata che, quando accadono cose del genere sia sempre colpa della vittima, non del carnefice. Il cosiddetto victim blaming. Una tendenza che continua ad essere molto diffusa. Sempre qualche giorno fa, durante una puntata dello show animato Adrian, in onda su Canale 5, l’eroe salva due ragazze da uno stupro e dice loro: “Se aveste bevuto meno, forse l’avreste evitato”. Peccato che le ragazze avessero respinto i molestatori dal primo minuto e non avessero bevuto. Ma anche lo avessero fatto, perché una donna deve vivere con la paura di un bicchiere di troppo o di cambiare idea durante un rapporto? Perché un uomo è libero di imporre il suo valore sulla partner? Bella domanda. Una cosa è certa, in pochi giorni, Mediaset si è fatta due autogoal.

 

La risposta del giudice

Ma la questione del giudice Cavallo non finisce così. Dopo tutti i commenti negativi sui social, il giudice ha concesso un’intervista a Silvia Scotti per Radio Capital, in cui ha risposto che: “Come giudice ho avuto un atteggiamento neutrale, non è che posso prendere le parti della ragazza. Lei ha ripercorso evidentemente la sofferenza di quella situazione. Chiaro che si tratta di un ricordo terribile, però se non arriviamo alla dichiarazione di decadenza (della patria potestà ndr), questo padre ha il diritto di esercitare la sua responsabilità questo è il concetto giuridico. Poi che io non abbia avuto parole di conforto e di accoglienza, io credo che un giudice nel momento in cui si trova a decidere deve accogliere la ricorrente. Quello è un caso da trattare nell’interesse superiore di un bambino. Lei ha espresso tutto il suo odio, tutto il suo rancore, il suo sfregio. Però questo non basta per dire che un bambino non ha il diritto a vedere il volto di suo padre.”

 

Quando poi le viene chiesto l’aver rimarcato la questione del bere in eccesso, Cavallo ha replicato: “È una storia di stupro, però si inquadra nel rapporto di due giovani che è andato male. Però non è lo stupro del quarantenne su una ragazza di 17 anni.”

Nonostante la giornalista gli faccia notare che in ogni caso si tratti di stupro, Cavallo prosegue imperterrita: “Però voglio dire in quel momento la ragazza di cosa ci ha parlato? Del fatto che andavano a scuola insieme. Quindi sotto profilo giuridico cambia. (…) Io sono stata chiamata a dire se il bambino poteva o non vedere il padre.” Il giudice però non considera i suoi modi bruschi o fuori luogo. Il messaggio che voleva far passare alla ragazza è che lei crede nel cambiamento. Dunque vedere una ragazza così contraria a questo pensiero l’ha fatta reagire così. Viene ribadito il diritto del bambino di avere un padre. Il giudice non si scusa mai, non pensa neanche per un secondo di essere stata fuori luogo, lei pensa ai diritti del bambino. E chi pensa ai diritti di una ragazza violentata a 17 anni che un tutore della legge ritiene colpevole della sua stessa sorte?

 

La replica del Telefono Roma

Il Telefono Roma, associazione che si batte contro la violenza sulle donne, ha dedicato al fatto un lungo status su Facebook, definendo l’accaduto: “Un teatrino davvero triste e non certo di buon esempio e rispettoso di una donna che ha subito una storia di violenza e di imposizioni in giovane età. Decisamente accogliamo e condividiamo le tante proteste che ci sono pervenute perché Carlotta meritava più comprensione e non le continue e sgradevoli minacce di allontanarla dalla trasmissione. Ne esce una pessima immagine e un messaggio che manca di rispetto a tutte le donne e che non aiuta certo la causa del sostegno alle donne vittime di violenza.”

È un problema di educazione

Pensare che anni fa era giudice di Forum Tina Lagostena Bassi, che ha lavorato con il Telefono Rosa e ha difeso in diretta tv una ragazza violentata da un conoscente durante “Processo per stupro” nel 1979, fa pensare che questo paese, invece di andare avanti torni indietro. Così tanto da pensare che se una ragazza beve “se la sia cercata” e che il suo stupratore sia una bravissima persona, e che mandare dei fiori alla propria vittima sia corteggiamento. Il problema è che si insegna alle ragazze a non bere, a non indossare abiti scollati o troppo corti, ma nessuno insegna ai ragazzi che no vuol dire no. E quel no va rispettato. Se nessuno glielo spiega, quei ragazzi che non conoscono il valore del no cresceranno con l’idea che il loro desiderio venga prima di qualsiasi altro, che se la partner è ubriaca va bene lo stesso e che se è tua moglie “tanto siete sposati”. Non solo, le ragazze cresceranno pensando che vada bene, che la natura dell’uomo sia predatoria e violenta. No, non è vero. Sono anni di maschilismo imperterrito che hanno permesso ad una puntata come quella di Forum di andare in onda. Quindi iniziamo ad educare tutti e a capire che le cose si fanno in due, che si può cambiare idea e non ci si deve imporre. Non solo, spieghiamo al giudice Cavallo che il bene del bambino è importante ma che uno stupratore è uno stupratore.

 

A cura di B.P.

 

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