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GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE

Informazione e formazione – Una riflessione dedicata a tutte le Donne perché vivano.

Il 25 novembre ricorre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, un appuntamento importante nell’a€™mbito del quale il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani vuole esprimere una propria riflessione sull’importanza della formazione, quale strumento basilare per prevenire fenomeni di prevaricazione e violenza. Il problema della violenza sulle donne investe prepotentemente la società civile contemporanea. La violenza esiste ed è diffusa, e nonostante anni di impegno e di crescente attenzione non appare per nulla in diminuzione. Le donne sono vittime di brutali ed efferate forme di violenza nella quotidianità e soprattutto nelle relazioni più intime. Un aspetto inquietante della violenza che ci deve interrogare a più livelli.

La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne è una ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999, nella quale l’ONU ha designato il 25 novembre come data della ricorrenza e ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema.

Questa data fu scelta in ricordo delle tre sorelle Mirabal, barbaramente assassinate nel lontano 1960. Tre donne considerate esempio di “donne rivoluzionarie”, per l’impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leónidas Trujillo, il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell’arretratezza e nel caos per oltre 30 anni. Quel giorno le tre sorelle, lungo la strada che le avrebbe portate alla prigione per fare visita ai mariti, furono bloccate dagli agenti del Servizio di Informazione Militare. Condotte in un luogo nascosto lontano da occhi indiscreti, furono torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate. Al fine di occultare l’omicidio, le sorelle Mirabal furono gettate in un precipizio a bordo della loro auto.

Una riflessione dedicata a tutte le Donne che spariscono, ma risorgono dalle loro ceneri.

La Prof.ssa Elisabetta Barbuto sottolinea l’importanza dell’informazione e della  formazione:

“Da allora sono passati tanti anni e questa violenza continua ancora ad imperversare in modo sempre crescente. Non vi è giorno in cui non si parli di una Donna maltrattata, torturata, sfregiata, umiliata, violentata, costretta in schiavitù fisica o morale. Donne costrette a vivere una situazione di violenza tra le mura domestiche; Donne cui si nega la libertà di porre fine ad un rapporto sentimentale, Donne sfregiate, picchiate, uccise; Donne costrette a prostituirsi; Donne, ma sarebbe più giusto dire bambine, costrette a matrimoni con uomini molto più grandi di loro; Donne che giungono sui barconi della speranza , se riescono a sopravvivere, violentate e depredate della loro dignità; Donne mutilate nella loro femminilità; Donne violentate brutalmente nelle nostre civili metropoli e abbandonate come stracci , come cose inutili, come oggetti…. Madri, figlie, sorelle, amiche, compagne, mogli… Donne. Donne violate, Donne umiliate, Donne brutalizzate, calpestate, terrorizzate, uccise due, tre, dieci, cento, mille volte, non solo fisicamente , ma anche moralmente”.

“E’ difficile scrivere della violenza sulle donne in un mondo che non cessa di usare violenza. Cosa dire più di quanto non ci venga quotidianamente somministrato dai mezzi di informazione; dagli interventi di sociologi, psicologi, psichiatri, criminologi, avvocati, magistrati, politici nel corso delle tante trasmissioni dedicate all’argomento Cosa aggiungere di più alle immagini che ci giungono brutali nella loro efferatezza?
E allora appare naturale porsi qualche domanda. Perché, nonostante se ne parli continuamente, la violenza non accenna minimamente a fermarsi? Perché evidentemente occorre avere maggiore attenzione ad un altro aspetto fondamentale per una crescita sana ed equilibrata ed improntata al rispetto dei valori umani. Perché occorre privilegiare la formazione oltre che l’informazione”.

“Informare e formare. Due verbi quasi simili che indicano, tuttavia, due attività profondamente diverse tra di loro, ma altrettanto essenziali al punto che una non può prescindere dall’altra.
Informare è sicuramente giusto, è espressione di civiltà e di libertà. Ma l’informazione, se non adeguatamente equilibrata con una formazione umana e culturale al rispetto della vita, conduce con sé il rischio terribile e sconvolgente dell’assuefazione e della impermeabilizzazione alle notizie tragiche, notizie recepite durante la cena o il pranzo in famiglia al pari di un viaggio all’estero del Capo dello Stato piuttosto che della vittoria della propria squadra di calcio. Mera cronaca quotidiana da archiviare velocemente dopo un breve attimo di commozione.  Sovviene, allora, la formazione. Dopo l’imprescindibile opera della famiglia, va riconsiderata e sorretta la paziente opera dei docenti, sì quei docenti spesso vilipesi, quei docenti che nonostante le mille difficoltà quotidiane, continuano a dare il massimo ai loro allievi per formare alla comprensione, alla solidarietà, alla tolleranza, all’accettazione, in due parole al Rispetto e alla Umanità. Perché formare è un’attività impegnativa e faticosa, ma consente di sviluppare oltre all’humana pietas, anche la consapevolezza di aver contribuito a prevenire gesti di prevaricazione e prepotenza e a favorire il dialogo, l’ascolto e il rispetto e la libertà altrui.
Perché se è vero, come è vero, che l’Istruzione rende liberi, è altrettanto vero che la Cultura rende Uomini e Donne liberi. E quando si conosce, si apprezza e si fa proprio il valore della libertà, niente e nessuno potrebbe mai convincere, anche solo di pensare, di privarne l’altro con la violenza e la sopraffazione”.

“Vogliamo dedicare questa riflessione a tutte le Donne che spariscono, ma risorgono dalle loro ceneri, come l’araba fenice, per rendere la loro testimonianza e rivendicare con fierezza la loro libertà e la loro dignità in ogni momento, in ogni attimo, in ogni gesto, in ogni gioia e in ogni dolore. Vogliamo dedicare questa riflessione a tutte le Donne perché vivano”.

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