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Giallo di Licia Gioia: il marito accusato di omicidio chiede l’abbreviato

 

Il giudice ha disposto anche una super perizia. In aula si torna il prossimo 4 aprile Ha chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato, un giudizio che prevede la riduzione di un terzo della pena. E’ questa la scelta processuale di Francesco Ferrari, il poliziotto di 46 anni, accusato dell’omicidio volontario della moglie, Licia Gioia, maresciallo dei carabinieri  nata a Latina e molto conosciuta in città, morta in circostanze tutte da chiarire a Siracusa, nell’abitazione della coppia. La morte risale alla notte tra il 27 e il 28 febbraio e sulle cause del decesso di  Licia, erano emerse molte zone d’ombra e diverse anomalie come testimoniato anche dalla riqualificazione giuridica del reato di cui deve rispondere il marito.  La scelta processuale dell’abbreviato sarà presa in esame dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Siracusa Luisa Intini che ha fissato l’udienza al prossimo 4 aprile e ha nominato un perito che avrà il compito di ricostruire cosa sia accaduto sulla scena del crimine. In un primo momento, Ferrari era stato indagato a piede libero con l’accusa di istigazione al suicidio ma alla fine dell’inchiesta, gli inquirenti hanno riqualificato il reato in omicidio volontario. Secondo quanto sostiene Ferrari, Licia Gioia si sarebbe uccisa sparandosi un colpo di pistola al termine di una lite con l’uomo a quanto pare per motivi di gelosia. E’ una versione opposta rispetto a quella sostenuta a gran voce dai familiari di Licia Gioia che hanno sempre ribadito che la figlia non si sarebbe mai uccisa per il tipo di carattere che aveva, molto gioviale e allegro.   I genitori di Licia Gioia che vivono a Latina ed  erano presenti in aula nei giorni scorsi a Siracusa in occasione dell’udienza preliminare, hanno annunciato che si costituiranno parte civile nel processo, così come l’Associazione Antiviolenza Donne.

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