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Frontiere aperte ma con la richiesta di test-covid per chi viaggi in UE

Al fine di mantenere le nostre frontiere interne e esterne aperte, servono misure mirate che ci mantengano in sicurezza. Dobbiamo ridefinire la nostra mappatura per individuare le aree ad alto rischio, introducendo una categoria rosso scura. Alle persone che partono da zone rosse scure possono essere chiesti test prima di partire e la quarantena dopo l’arrivo. Tutti i viaggi non essenziali devono essere altamente scoraggiati”. Così la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, al termine della videoconferenza dei leader Ue.

L’Unione europea “è una zona epidemiologica unica”, ha proseguito von der Leyen, riusciremo a far fronte al virus e alle sue varianti “solo se ci sono misure mirate e non chiusure delle frontiere a tappeto”, che colpirebbero il nostro mercato interno.
Pur ribadendo la necessità di “lasciare aperte le frontiere interne dell’Ue a beneficio del mercato interno”, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel ha aggiunto che di fronte alle varianti del Covid “possono essere previste restrizioni per viaggi non essenziali”.

Quanto all’ipotesi dei passaporti sanitari per viaggiare, von der Leyen ha spiegato che “vanno distinte alcune cose, la prima è una semplice documentazione che è di tipo medico e la seconda ha invece dei risvolti che devono essere tenuti in considerazione” con dei “risvolti anche politici” e tutta una serie di varianti tra cui “il rispetto dei diritti e dei dati personali delle persone”.
“Quando sarà il momento giusto avremo bisogno di una discussione ampia tra gli stati membri su usi possibili del certificato”, ha aggiunto. Michel ha dichiarato che “solo in una fase successiva potremo vedere se e in quali circostanze i certificati dei vaccini potranno essere utilizzati. Siamo estremamente prudenti sulla questione”.

“Il premier greco, Kyriakos Mitsotakis, assieme al cancelliere austriaco Sebastian Kurz, e alla primo ministro danese, Mette Frederiksen, ha sollevato il tema della necessità di accelerare con le licenze dei vaccini candidati che si trovano nella fase finale di valutazione da parte dell’Agenzia europea del farmaco (Ema), come quella dell’università di Oxford e AstraZeneca”. Si legge in una nota della delegazione greca.

“Mitsotakis – si spiega – ha chiarito che l’iniziativa non punta ad esercitare pressione politica sull’Ema, ma a superare procedure burocratiche, che ritardano decisioni basate su dati scientifici tangibili”. “Il premier greco – si aggiunge – ha sottolineato anche la necessità di rispettare in pieno le consegne previste e concordate con le case farmaceutiche per il primo trimestre di quest’anno, sottolineando che nella lotta al Covid non c’è tempo da perdere”.

“Mi aspetto l’approvazione del vaccino di AstraZeneca al più tardi la prossima settimana” ha scritto su Twitter il cancelliere austriaco Sebastian Kurz. “Tutti hanno convenuto che i vaccini devono essere somministrati il prima possibile”, ha aggiunto.

Gli Stati membri Ue, inoltre, hanno approvato all’unanimità una raccomandazione del Consiglio che stabilisce un quadro comune per l’uso dei test rapidi antigenici e il riconoscimento reciproco dei risultati dei test Covid-19 in tutta l’Unione europea. Si tratta di uno strumento centrale per aiutare a mitigare la diffusione del virus e contribuire al buon funzionamento del mercato interno. La raccomandazione del Consiglio a cui si fa riferimento è stata concordata tramite una procedura scritta e non collegata alla videoconferenza dei leader Ue. Lo riferiscono fonti ben informate a Bruxelles.

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