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Forza Italia, Toti insiste sulle primarie aperte ma Berlusconi sonda gli imprenditori e resta unico ‘creditore’ del partito

 

GENOVA – Primarie aperte di partito. Questa la proposta che Giovanni Toti presenta al ‘tavolo delle regole’ convocato per le 16 a Roma. Un ‘paletto’ che difficilmente potrà essere scardinato. Il governatore ligure ha messo a punto una sua bozza di riforma della ‘democracy’ interna di Forza Italia, si tratterebbe di circa una decina di punti. Al primo posto ci sono consultazioni e candidature free.

“Tutti si possono candidare, non solo gli iscritti, ovvero i dirigenti interni e gli eletti, ma anche i ‘civici’ e chiunque voglia partecipare al voto e pronto a firmare una Carta dei valori”, dice un parlamentare ‘totiano’ della prima ora. I tempi? Meglio entro novembre, ma non è facile visto ceh c’è da superare la forte resistenza di Silvio Berlusconi, da sempre allergico alle primarie. Una volta presentate le candidature, immagina Toti, tutti gli organismi di partito, a cominciare dagli stessi coordinatori nazionali appena nominati e, naturalmente i coordinatori regionali, devono dimettersi per ripartire dalla casella zero.

Toti spinge per primarie aperte di partito e lo ribadirà con forza anche in via San Lorenzo in Lucina, quando, insieme a Mara Carfagna si riunirà per la prima volta nella formazione a cinque con il vicepresidente Antonio Tajani e i capigruppo Annamaria Bernini e Mariastella Gelmini per iniziare a mettere nero su bianco le regole del partito e le modifiche statutarie per avviare la ‘rivoluzione azzurra’ annunciata in pompa magna nei giorni scorsi dal Cav. All’incontro non ci sarà Silvio Berlusconi, che resterà a guardare da Arcore, sempre più infastidito dalle beghe di cortile interno. Dal ‘board’ si aspetta una proposta condivisa di riforma del partito, solo allora valuterà il da farsi.

CACCIA ALL’IMPRENDITORE – Raccontano fonti parlamentari di Forza Italia che Silvio Berlusconi è tornato alla caccia di una figura imprenditoriale che possa rappresentare il mondo delle aziende, che sappia prendere in mano un movimento di centrodestra e che sappia fare da contraltare a Di Maio e Salvini. Il Cavaliere, del resto, lo ha sempre ripetuto pubblicamente: servono persone “che siano competenti e possano rilanciare il Paese”. Diversi dirigenti azzurri riferiscono che Berlusconi abbia incontrato Stefano Domenicali, dal 2016 presidente e ad di Lamborghini, che ha portato l’azienda a nuovi record di vendite, fatturato e redditività. Esponenti vicini all’ex premier sottolineano come l’ex presidente del Consiglio sia sempre convinto della sua idea di cercare un imprenditore che possa buttarsi in politica. Non perché non creda nelle persone a cui ha affidato la barca azzurra, ma si tratterebbe di un discorso di prospettiva.

FORZA ITALIA DEVE 91 MILIONI AL CAV – Nel 2018, Silvio Berlusconi risulta l’unico proprietario (e creditore) della sua creatura politica. Secondo l’ultimo bilancio, chiuso il 31 dicembre dello scorso anno, l’indebitamento del partito ammonta a quasi 100 milioni di euro, per l’esattezza 99 milioni 560mila 998 euro. Un ‘buco’, ridottosi di 247mila 575 euro rispetto al passato, ma quasi interamente coperto e garantito dal Cav (91milioni 452mila 616 euro), che ha consentito al movimento azzurro, alle prese con ingenti pignoramenti e debiti verso banche e fornitori, di restare in attivo dopo anni di rosso, anche se di poco, registrando un avanzo di 1 milione 808mila 890 euro, per “effetto del quale il patrimonio netto riduce la perdita progressiva passando da 99 milioni 082 648 euro del precedente esercizio” agli attuali 97 milioni 273 758 euro. Questo significa che – da un punto di vista giuridico e da quello politico – nessuno può accampare pretese sul ‘brand’ e mettere in discussione la leadership dell’ex premier.

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