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Genova – Famiglia Fossati, 50 anni di attività tra bancarotte e fallimenti

La famiglia Fossati, nota nel panorama genovese per la bancarotta fraudolenta, continua a far parlare di sé.

I panni sporchi si lavano in famiglia, si dice. Di padre in figlio, da zia a nipote, e così parrebbe essere da oltre cinquanta anni. I figli della famiglia Fossati sono in bancarotta, ma non è la prima volta. Andiamo ad analizzare cosa è successo nel 2013 e cosa, invece, è accaduto negli ultimi anni.

2013: un milione di euro fuori dalla società, l’aiuto finanziario del milionario mister Tavola,  proprietario della famosa “Arbre Magique”

La famiglia Fossati proprio non ce la fa a non mandare in bancarotta le sue società. Già nel 2013 aveva fatto parlare di sé. Quell’anno un milione di euro erano usciti dalle casse dell’azienda e sono stati utilizzati per spese personali come parrucchiere, shopping e spese varie. Così, il figlio di Renzo Fossati, Giovanni Fossati, ha seguito le orme del padre ed è stato accusato di bancarotta fraudolenta. I Fossati sono una famiglia estremamente in vista nel panorama genovese. Renzo è un uomo che si è fatto da solo. Iniziando come muratore, ha poi costruito il suo piccolo impero nell’edilizia, fino a diventare presidente e amministratore unico del Genoa. Durante la sua presidenza, la squadra retrocedette in serie B per due volte. Nel 2013 è stato condannato a sette anni id reclusione per distrazione documentaria. Il figlio Giovanni è stato campione di pallanuoto nel 1981. Anche lui ha iniziato come muratore, per poi lavorare nell’edilizia. Per vent’anni ha è stato il manager della squadra di calcio Sammargheritese. Non solo, è stato amico di Tavola, proprietario della Arbre Magique, nonché proprietario di una bellissima villa a Portofino, e della multinazionale Tavola SPA  con sede in Milano dal capitale sociale interamente versato di  oltre € 1.500.000,00 ai cui vertici troviamo Gianpaolo Re – CEO della società. Inizialmente, il procuratore aggiunto Nicola Piacente aveva chiesto che Fossati junior fosse messo in carcere, perché pensava ci potesse essere il rischio di reiterazione del reato e inquinamento delle prove. La situazione, dunque, era decisamente seria.

Come sono partite le indagini

La polizia tributaria ha iniziato ad indagare su Fossati junior dopo la dichiarazione di fallimento del 2011 dell’impresa edile Gianni Fossati S.r.l. L’accusa riteneva infatti che Giovanni Fossati, amministratore sin dal 10 ottobre 2000, avesse architettato uno stratagemma per evitare di pagare i suoi creditori. Per far si che non si accorgessero dei suoi “prelievi”, aveva fatto in modo che fosse impossibile ricostruire il patrimonio e il movimento degli affari nella società. La Guardia di Finanza ha scoperto che Fossati ha prelevato oltre 69.000 euro, utilizzati poi dalla moglie per fare shopping. Attenzione, questo non è l’unico ammanco. Ne risulta infatti un secondo da 519.000 euro. Senza contare i 90.000 euro di debiti della società sportiva Sammargheritese, amministrata da altri membri della famiglia. Ma mister Arbre Magique,  sarà ancora l’amico di sempre?. Grazie alle indagini, è stato possibile accertare la corrispondenza tra i prelievi e i transiti sui conti personali tra il 2006 e il 2007. Vi sono inoltre 300.000 euro di pagamenti in nero per i clienti delle società fallite. Ma questo era solo il 2011 e la storia non è finita qui. Anzi, forse è appena iniziata.

Il muto sospetto da Banca Carige

Le storie della famiglia Fossati hanno sempre a che fare con questioni più ampie. Come ad esempio l’inchiesta che ha portato all’arresto di sette persone per associazione finalizzata alla truffa ed al riciclaggio. Queste persone avrebbero creato plusvalenza ai danni della banca, fatto sparire soldi genovesi, per poi acquistare alberghi a Lugano. I colpevoli sono l’ex presidente di Carige Giovanni Bernaschi e la nuora Francesca Amisano. I due avrebbero sottratto 21 milioni di euro dalla banca, per poi farli rientrare in Italia con lo scudo fiscale. Sono finiti in carcere anche il faccendiere Sandro Calloni e l’avvocato ticinese Davide Enderlin, prestanome per l’acquisto dell’Hotel Holiday Inn. Dietro le sbarre anche il commercialista Andrea Vallebuona per aver firmato delle perizie false. L’ex ad di Carige Vita, Ferdinando Menconi, si trova ai domiciliari per l’età. Il vaso di Pandora è stato aperto grazie alle indagini di Bankitalia. All’inizio, tra il 2012 e il 2013, il crac dei Fossati ancora non era emerso. Nel 2001, Carige presta alla società Anita Garibaldi 8 miliardi di lire. Come garanzia, viene sottoscritta una lettera di patronage da Renzo Fossati e sua moglie Rosa Sacchini. Peccato che l’imprenditore fosse già in dissesto finanziario. Nel 2006, per morosità, il finanziamento viene trasformato in un mutuo fondiario. 5milioni e 470mila euro affidati alla “Giovanni Fossati Srl”, la società di Fossati junior. Il 10 febbraio 2012, la Anita Garibaldi viene ceduta a Daniela Fossati per il 99.8%. Banca Carige si espone per la famiglia Fossati. Molto strano, dal momento che tra il 2011 e il 2012 la società non abbia ricavi e chiuda in perdita. Stesso discorso vale per Immobiliare Del Pino, un’altra società dei Fossati. La magistratura, alla fine su questa lunga vicenda ha sequestrato 5 milioni di euro custoditi sui conti correnti di Carige, riconducibili a Giovanni Berneschi, alla nuora e alla famiglia.

 

   Daniela Fossati, reati edilizi che scivolano nel penale, in sanzioni amministrative che si riducono in pochi spiccioli

Sempre nel 2011, c’è un altro membro della famiglia Fossati ad avere problemi con la giustizia. Si tratta di Daniela, sorella di Giovanni e Gloria e figlia di Renzo. La famiglia Fossati possiede diverse proprietà tra ville e dimore con parchi e piscine private, tra Pieve Ligure e Genova Nervi,  zone rinomate per le ville dei vip milionari. In una delle loro case, Daniela Fossati ha fatto demolire un muro a secco, sostituendolo con uno realizzato in pietra e cemento, lungo 19 metri. Per questo motivo, la figlia del patron del Genoa è stata condannata ad otto mesi di carcere. Ma come mai una pena così pesante per aver spostato un muro? Perché l’area è protetta da vincoli paesaggistici. Già così, il suo curriculum sembra in linea con quello degli altri membri della famiglia. Manca però un aspetto fondamentale: la bancarotta fraudolenta.

Sol Levante S.r.l. e la bancarotta fraudolenta, il lupo perde il pelo ma non il vizio

Tra le diverse società in mano alla famiglia Fossati c’era anche la Sol Levante S.r.l. Chi saranno mai gli amministratori? Lidia, sorella di Renzo Fossati, zia del bancarottiere Gianni e Daniela, già coinvolta nella questione delle ville. Secondo quanto riporta il documento del Tribunale di Genova nella sezione fallimenti, la Termo Centro S.r.l. e la Erremme Società Cooperativa chiedono il fallimento di Sol Levante S.r.l. Non solo, si legge anche che le società sono rispettivamente creditrici delle somme di 35.279,30 euro e 63.984,73 euro. La Sol Levante S.r.l. ha un debito a tre zeri. Non propriamente spicci. Così, il 7 aprile 2014 il giudice Renato Delucchi sancisce il fallimento della Sol Levante S.r.l. Il giudice delegato è il dottor Franco Davini, mentre il curatore è il dottor Sardano Domenico, che avrà il compito di gestire il fallimento. Negli atti viene stabilito che il 12 dicembre 2016 alle 12:00 sarà l’ultimo giorno utile per depositare la sentenza.

Gli appartamenti di via Lusignani

Se già la saga familiare dei fallimenti dei Fossati non fosse abbastanza complessa, vi è un’altra tessera da aggiungere al puzzle. Si tratta delle persone che sono state vittime dei loro reati. Dunque, i condomini del palazzo di via Lusignani a Molassana. Torniamo al 2014, quando la società dell’ex patron del Genoa Renzo Fossati fallisce. Verso la fine degli anni Novanta, alcuni appartamenti erano stati acquistati da centoventi famiglie. Peccato che, una parte del denaro fosse stata sottratta in nero da Fossati. Tutto ciò è avvenuto proprio quando la società Immobiliare Casabona, di cui Fossati era amministratore unico, era fallita anche a causa di una frana proprio dietro alla palazzina. Ovviamente chi ha pagato il fallimento a caro prezzo sono state le persone che avevano acquistato delle case. Dall’oggi al domani si sono ritrovate con un mutuo non frazionabile e delle pesanti ipoteche sulle loro nuove case.

La soluzione

Negli ultimi anni erano partiti diversi procedimenti amministrativi per cercare di sistemare la situazione e permettere alle persone di entrare finalmente nelle loro case. Alla fine, il 21 dicembre 2018, dopo innumerevoli tira e molla, ce l’hanno fatta. Il Comune di Genova ha annunciato che: “I palazzi di via Lusignani, a Molassana, hanno finalmente l’agibilità. È finita lo scorso 21 dicembre l’odissea dei cittadini che abitano in via Lusignani, nei due edifici costruiti dall’Immobiliare Casabona all’inizio degli anni Novanta, poi coinvolti nel fallimento Fossati, in cui risiedono quasi duecento famiglie”. L’assessore comunale all’Urbanistica Simonetta Cenci ha spiegato che: “Attraverso l’azione sinergica degli uffici dell’Assessorato all’Urbanistica, Edilizia Privata e Mobilità abbiamo finalmente ottenuto il risultato prefissato. È stato portato a compimento il procedimento per ottenere l’agibilità, supportando i cittadini residenti in via Lusignani nel produrre gli atti propedeutici al rilascio del relativo certificato”. Alla fine, dopo anni molto difficili, le centoventi famiglie di via Lusignani hanno ottenuto giustizia. Finalmente, due anni fa, hanno messo piede nelle case che avevano acquistato con tanti sacrifici.

A cura di B.P.

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