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Elettrovalvole: cosa sono e come funzionano

L’invenzione della lampadina da parte di Edison ha portato ad una serie di sviluppi tecnici inimmaginabili. Oltre le implicazioni ovvie nel campo dell’illuminazione di interni ed esterni, quello strumento attraverso le modifiche tecniche di successivi inventori è arrivato a modificarsi nei modi più diversi.

Tra i figli di questo strumento, l’elettrovalvola è tra i più comuni e lo si può trovare praticamente ovunque. Non si tratta altro che di una sorta di rubinetto capace di condurre un fluido, una sostanza sia liquida che gassosa, attraverso i suoi componenti.

Come suggerisce il nome, si tratta chiaramente di una valvola azionata attraverso un comando elettrico, si differenzia quindi da altre valvole che possono essere azionate in maniera meccaniche o manuale.

Attraverso l’alzamento o l’abbassamento di una sorta di membrana si modula la pressione interna alle due camere di cui è costituito lo strumento, permettendo quindi il fluire o la ritenzione del fluido che vi è dentro.

Questo meccanismo, se azionato elettricamente, ha bisogno di un pilotaggio elettrico formato da una parte statica e da un nucleo mobile cilindrico.

All’interno della parte statica vi è del rame avvolto con al centro un cavo, le cui estremità sono collegate a due fili elettrici alimentati da corrente.

Quando viene azionato, i fili elettrici sono percorsi da un fascio di elettroni formando un campo magnetico che attira verso il centro dell’avvolgimento il nucleo mobile cilindrico.

Diverse tipologie di elettrovalvole

Di elettrovalvole ne esistono davvero tante. Variando la semplice e basilare formula proposta si può rendere questo strumento adatto a un gran numero di circostanze diverse.

I criteri di classificazione sono diversi:

  • la disposizione dei condotti interni (vie e posizioni)
  • il tipo di alimentazione (DC, AC)
  • le condizioni di equilibrio (monostabile, bistabile)
  • le pressioni di funzionamento all’ingresso (minime e massime)

Le valvole di tipo monostabile hanno un funzionamento molto semplice. La loro posizione di equilibrio corrisponde alla posizione di riposo ed avviene quando non sono alimentate.

Logicamente si attiva quando viene alimentata elettricamente, torna poi a riposa una volta che l’alimentazione cessa.

Un’elettrovalvole bistabile, invece, è più complessa. È formata da due solenoidi, ciascuno con la propria alimentazione indipendente.

Per cambiare la sua posizione è necessario attivare brevemente il solenoide corrispondente ad una delle due posizioni. Se infatti sono entrambe attivate la posizione non cambia, analogamente se sono entrambe a riposo lo stato della valvola rimane invariato.

Esistono poi anche elettrovalvole senza solenoidi, comandate in questo caso da un motore che sposta l’elemento occludente attraverso degli stimoli elettrici da esso inviati.

In questo caso il raggiungimento della posizione desiderata può verificarsi attraverso vari controlli che ne regolano il flusso. Perciò le posizioni sono più varie e non si limitano al semplice “chiuso” o “aperto”.

Utilizzi ed impieghi delle elettrovalvole

Questi strumenti hanno conosciuto una grande varietà di impieghi. I più comuni sono inerenti ai motori ad iniezione elettronica, i quali sono dotati di una centralina elettronica capace di aprire e chiudere l’afflusso di un combustibile nei cilindri del motore.

Destinati ad usi più comuni sono, poi, le elettrovalvole pneumatiche. Si pensi ad esempio ad una qualsiasi pompa da irrigazione o ad altri strumenti idraulici. Addirittura alcune pale eoliche hanno questo tipo di funzionamento

Anche queste vengono utilizzati in ambito industriale ma mettono in campo forze minori, dato il funzionamento appunto pneumatico. Sono quindi indicati soprattutto per strumenti idraulici.

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