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Ecco il numero reale dei decessi

 

L’epidemia causata dal nuovo coronavirus si è manifestata in Italia quasi all’improvviso, in un venerdì di fine febbraio. Da quel momento, il Paese si è fermato e alla crescita dei contagi si alzava anche il numero delle vittime, finora più di 30mila. La regione più colpita dal Covid-19 è stata la Lombardia ma, in generale, sono state tante le aree interessate dalla diffusione della nuova malattia.

E in queste ore, uno studio dell’ospedale universitario della Charité di Berlino, pubblicato sul British Medical Journal, ha confermato che in alcune zone italiane il numero dei morti potrebbe essere “sostanzialmente sottostiamto”.

Mai così tanti morti a Nembro

I ricercatori tedeschi, infatti, hanno osservato come nel marzo 2020, nella città di Nembro, uno dei centri più colpiti dal nuovo coronavirus, in provincia di Bergamo, si sono verificati molti più decessi rispetto all’anno precedente o in ogni singolo anno dal 2012, ma che soltanto la metà delle morti avvenute nel corso dell’epidemia sarebbe segnalata come morte confermata per Covid-19. E gli scienziati su questo sono sicuri: contare i decessi per tutte le cause porterebbe a un quadro sicuramente più completo degli effetti della pandemia sulla salute della popolazione. “I tassi di mortalità sono sicuramente elevati, ma i dati reali potrebbero essere ancora più alti se si considerassero le altre cause di mortalità”, confermano gli studiosi dalla Germania.

Per arrivare a questo tipo di conclusione, gli esperti hanno analizzato i dati relativi alla mortalità mensile da gennaio 2012 ad aprile 2020 degli abitanti del comune lombardo della Bergamasca, che ha una popolazione relativamente stabile di circa 11.500 persone. Come confermato dagli scienziati, “tra gennaio 2012 e febbraio 2020 si sono verificati, in media, dieci decessi ogni mille persone, con un massimo di 21,5 morti per mille persone in alcuni mesi”.

E ancora: “Nel marzo 2020, la mortalità mensile per tutte le cause ha raggiunto un picco di 154,4 ogni mille persone”. Gli esperti hanno anche precisato che dei 161 decessi che si sono registrati tra il 23 febbraio e il 4 aprile 2020, nessuno dei casi riguardava persone con un’età inferiore ai 14 anni. Mentre sono stati osservati 47 decessi di persone con un’età superiore ai 75 anni nella sola settimana dell’8 marzo (33 dei quali di sesso maschile).

Poche verifiche sulle autopsie

“Il nostro è uno studio descrittivo, non vogliamo stabilire relazioni causali e sappiamo che alcuni dati potrebbero essere provvisori, ma i nostri risultati sono compatibili con altri studi più ampi, svolti su centinaia di città italiane, dove il tasso di mortalità è salito notevolmente durante la pandemia da Covid-19”, spiegano gli studiosi. I quali aggiungono due elementi decisivi, che riguardano i pochi tamponi effettuati e gli esami autoptici: “La carenza di test e autopsie per confermare la causa dei decessi e l’insorgere di complicazioni dovute al coronavirus potrebbero aver portato a una sottovalutazione del reale numero dei decessi”.

“I nostri risultati sugeriscono che le piene implicazioni dell’attuale epidemia possono essere completamente comprese solo se si tiene conto anche della mortalità dovuta a cause diverse dal Covid-19, considerando lo storico dell’area geografica di interesse”, concludono gli scienziati dell’ospedale universitario di Berlino. Perché se è vero che il nuovo coronavirus ha provocato serie complicazioni nei soggetti più fragili e più anziani, magari già malati o affetti da patologie croniche, è importante anche osservare come persone con la salute già compromessa siano decedute più velocemente dopo la comparsa del nuovo virus.

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