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Crollo ponte Morandi, Cer-Confesercenti: “Danni ingenti a imprese e turismo”

 

A causa del crollo del Ponte Morandi sono state danneggiate oltre 2000 imprese

Dopo una tragedia, è tristemente d’uso fare i conti con la realtà e tracciare un bilancio dei danni, delle perdite e delle conseguenze dell’evento avverso. Ne sanno qualcosa i cittadini liguri che nel giro di due mesi sono stati travolti, ad agosto dal crollo del Ponte Morandi e ad ottobre dalla furia del maltempo. Mentre oggi il ministro Toninelli ha stimato in circa 3 miliardi l’entità del disastro causato dalle piogge, i venti e le mareggiate. Cosa dire invece del crollo del viadotto di Genova? I settori dell’imprenditoria e del turismo ne sono usciti con le ossa rotte.

Basti pensare circa 2000 imprese genovesi sono state danneggiate materialmente per un totale di 450 milioni di euro di danni (in media 215mila euro ad impresa). Ci sono addirittura aziende danneggiata per 30 milioni di euro. È quanto emerge da uno studio realizzato dal Cer e dalla Confesercenti che hanno lanciato un ulteriore allarme: in questo scenario, lo stop imposto alla citta’ dalla tragedia rischia di aggravare ulteriormente la situazione, con ricadute economiche negative che si ripercuoterebbero su tutta l’economia nazionale, oltre i confini del capoluogo ligure.

Il ponte – si legge nel rapporto – “svolgeva la funzione centrale nel collegare Genova al resto del Paese. Vi transitavano ogni giorno 2.000 Tir per trasportare merci e container, anche da un terminal all’altro del Porto che era la sua più rappresentativa attività economica. Ora registra un calo del calo del 18,9% del traffico commerciale e il traffico container si è ridotto del 24,6%”.

I danni causati al turismo

Il crollo del ponte Morandi ha condizionato in negativo molti cittadini europei nella scelta di dove trascorrere le vacanze. Genova non è più tra le mete preferite, come evidenzia un sondaggio effettuato da SWG presso un campione di cittadini di sette paesi europei (Germania, Francia, Gran Bretagna, Spagna, Paesi Bassi, Svezia e Polonia). Gli intervistati hanno dichiarato in misura preponderante di essere a conoscenza del crollo. La notizia ha infatti avuto ampia eco nei paesi europei – la risonanza è stata leggermente minore in Svezia – sulla propensione a scegliere una vacanza in Italia.

Si può stimare un effetto dissuasivo tra il 10 e il 20% fra i paesi considerati, in media del 13% dei potenziali viaggiatori.

“L’impressione è – hanno sottolineato Cer e Confesercenti – che la ricaduta della tragedia abbia comunque intaccato l’immagine dell’Italia. Anche perché, in una prospettiva più generale, la carenza infrastrutturale del nostro Paese è uno dei principali motivi di mancata scelta del nostro paese come destinazione turistica”.

Imprenditoria, turismo e anche dissesto idrogeologico. “L’episodio di ponte Morandi – e’ scritto nel comunicato diffuso da Confesercenti – è ancora più grave se lo si inserisce in un quadro di costante incuria e mancata manutenzione del territorio. Se si fa riferimento al rischio idrogeologico, si stima che la mancata manutenzione si traduce in un costo aggiuntivo annuo di 3,5 miliardi all’anno. E’ possibile ritenere inoltre che nel corso dell’ultimo decennio vi sia stato un rallentamento della crescita pari a 0,17 decimi annui (2,8 miliardi) causato dalla flessione dell’investimento. La perdita sale a 0.22 decimi di punto annui (3,5 miliardi circa) se si tiene conto della contestuale riduzione di efficienza degli stessi investimenti. Effetti che non si esauriscono col decennio appena passato, ma che possono provocare un ulteriore rallentamento di un decimo di punto sulla crescita attesa da qui al 2022”.

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