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Covid: movida con coprifuoco a Torino, ‘che tristezza’

 

“Non sembra neppure Santa Giulia.
Non sembra niente, che tristezza”. Moreno, 24 anni, da Messina studente lavoratore, non nasconde la sua amarezza davanti agli agenti di polizia che gli chiedono dove sta andando. A Torino è la prima sera di coprifuoco a macchia di leopardo: questa riguarda alcune zone intorno al quartiere Vanchiglia, uno dei centri della movida. L’accesso è consentito dalle 22.30 alle 5 ma solo a residenti, a chi va a trovarli a casa, per chi fa le consegne e per chi va nei locali per il tempo della consumazione. Così dice l’ordinanza della sindaca Appendino.
La presenza delle forze dell’ordine si fa sentire, ma non ci sono check point in stile Belfast anni 70-80 come temeva qualcuno. Poca gente ai tavolini recintati da corde, nessun assembramento. “Colpisce il silenzio – dice Renè che lavora in uno dei locali – C’è da chiedersi se a questo punto non abbia più senso chiudere tutto e tornare al lockdown”. Non ci sono tensioni. Anzi. All’altezza con via Balbo sono anche spariti i pusher che di solito si appostano nell’angolo della strada per chiederti se hai bisogno di qualcosa. Un agente confessa che a preoccupare è il vicino centro sociale Askatasuna perché non si sa mai che queste restrizioni portino gli antagonisti a qualche azione ma per fortuna, a Torino, tutto fila liscio, nella prima notte di coprifuoco.

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