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Cosa dire e cosa non dire: il vademecum del Movimento

A Montecitorio è stato ritrova un plico che insegna ai membri del Movimento 5 Stelle cosa rispondere su determinati argomenti.

Sembra che il Movimento 5 Stelle stia molto attento che i suoi membri seguano “la linea del Movimento”. Per farlo, ha fatto in modo che tutti fossero in possesso di un vademecum, un prontuario del perfetto parlamentare con tutti i suggerimenti su cosa dire e non dire, in base al tema. Vediamo come è stato scoperto e cosa contiene.

Il documento

Abbandonato su una sedia a palazzo Monte Citorio è stato ritrovato un plico. Sopra c’è una scritto che recita: “Spunti comunicativi. Settimana 12-18 gennaio 2019”. Qualora i parlamentari del Movimento 5 Stelle non sappiano esattamente cosa dire riguardo ai temi caldi, ci pensa la Casalino associati insieme all’ufficio stampa a toglierli d’impaccio. All’interno del plico ci sono infatti suggerimenti sui vari temi in modo dettagliato. Ci sono proprio tutti. Carige, le tasse, gli enti locali, la riforma costituzionale, le trivelle, la TAV, IRES, il fantomatico reddito di cittadinanza. In chiusura, c’è anche una piccola parte dedicata alle buche. Il documento completo è stato scoperto da Repubblica.

Carige

Nella sezione dedicata alla banca genovese Carige, salvata tramite un decreto identico a quello utilizzato dal governo Gentiloni per salvare Banca Etruria e le banche venete si legge: “Ci siamo sempre battuti per tutelare i risparmiatori e punire nel frattempo i banchieri colpevoli di cattiva amministrazione. L’esatto contrario di ciò che è stato fatto finora, con i risparmiatori che sono stati azzerati mentre i banchieri venivano salvati. (…) Con noi al governo no esisterà più la formula ‘soldi pubblici, profitti privati’. La banca diventerebbe dei cittadini stessi. Non sarà regalata in modo a scandaloso a un’altra banca privata, facendo pagare il conto ai risparmiatori stessi.” La banca appartiene al popolo, almeno secondo loro.

 

Riforma Costituzionale- referendum propositivo

Dal referendum costituzionale in cui il Movimento 5 Stelle si schierava per il No, sembra esserne passata di acqua sotto i ponti. Nel prontuario si parla dell’introduzione del referendum propositivo. “L’obiettivo è dare attuazione concreta a quanto previsto nel contratto di Governo, cioè incentivare la partecipazione diretta dei cittadini alla vita politica del Paese. Anche se la nostra Costituzione, infatti, riconosce ai cittadini la facoltà di presentare un progetto di legge, solo una piccolissima parte delle proposte degli elettori viene discussa. Mancava quindi uno strumento che rendesse effettivo l’esercizio della democrazia da parte dei cittadini. Grazie al referendum propositivo, invece, gli italiani avranno la possibilità di esprimersi, laddove la loro proposta non sia approvata dal parlamento entro 18 mesi.” Una bella idea, peccato che si tratti di una modifica della carta costituzionale, atto in precedenza osteggiato e considerato contro il bene del paese. Adesso invece, apportare modifiche alla costituzione è mezzo per avvicinarsi a una democrazia diretta, il modello a cui il pentastellati ambiscono da sempre. Peccato che richieda un livello di impegno e istruzione che in Italia attualmente manca. Non solo tra i cittadini, ma anche all’interno della classe politica.

Trivelle

Altra questione che è tornata alla ribalta negli ultimi giorni. La frase di apertura recita: “Siamo coerenti con la nostra linea di sempre: più posti di lavoro, meno inquinamento e per questo diciamo sì alle rinnovabili, all’energia pulita del futuro e no al passato, alle trivellazioni”. Anche se si sta parlando di questioni ambientali, ritorna uno dei leit motiv della politica del Movimento: la rottura con il passato. Andando avanti si legge: “La verità, sulla quale i giornali hanno taciuto, è che i vecchi governi Pd avevano già rilasciato tutti i pareri favorevoli e dunque quelle autorizzazioni sarebbero partite comunque se non si fosse intervenuti in modo favorevole.” Questo era l’attacco al Pd, sempre con tono complottista che implica un’informazione parziale e manomessa dai ‘poteri forti’. Il Movimento non risparmia neanche chi dovrebbe essere suo alleato: “Salvini e altri esponenti della Lega hanno dichiarato che quest’ultimo intervento sarebbe poco intelligente e potrebbe bloccare lo sviluppo del Paese. Forse sarebbe il caso che la Lega si ricordasse del fatto che fino all’altro ieri Salvini indossava le magliette ‘No trivellazioni’ e faceva campagna per il referendum”. Ennesima prova del fatto che ci sia una crisi in atto in casa giallo-verde. L’alleanza, come era prevedibile, sta iniziando a scricchiolare.

Europee

Per quanto riguarda le future elezioni europee, bisogna dire in giro che Luigi Di Maio ha incontrato i leader europei di altri movimenti che hanno proposte diverse dai partiti tradizionali. La formazione di un gruppo autonomo dell’europarlamento sembra essere vicina. “Il sogno di un’Europa con più diritti e meno privilegi. Un’Europa che mette al primo posto i bisogni dei cittadini”. Infine, si parla di un possibile incontro con i rappresentati dei gilet gialli che “hanno rivendicazioni molto simili a quelle del Movimento 5 Stelle”. Sorge spontaneo domandarsi dove siano queste similitudini e come la prenderebbe Macron, se davvero si concretizzasse un incontro. O come l’avrebbe presa Di Maio nei panni di Macron, se in Italia si fosse sviluppato un movimento che mette a ferro e fuoco Roma e riceve l’appoggio di un leader europeo.

Buche-Roma-Esercito

Nell’ultima sezione, vi è infine un melting-pot di buche, Roma ed esercito. Così, a caso. “Il ministro della Difesa Trenta, ha precisato che gli interventi del genio militare per il rifacimento del manto stradale è previsto non per rifare le buche, ma solo per situazioni di emergenza(…) È chiaro che quello che è stato presentato come emendamento per Roma prima di tutto prevede qualcosa che può avvenire in tutta Italia e non solo nella capitale e, soprattutto, non è circostanziato alla buca ma a una questiona di visibilità”. In che senso? “Se ad esempio c’è una strada con un particolare livello di mortalità, dove non è facile fare una gara per qualsiasi motivo e diventa necessario fare velocemente. Allora è previsto che il Genio possa intervenire.” Peccato che la situazione di Roma sia più complicata per definizione perché si tratta di una capitale europea e dovrebbe avere un certo standard che attualmente non ha.

 

Il quadro che emerge in seguito al ritrovamento di questo vademecum è abbastanza inquietante. È chiaro che all’interno di un partito politico ci sia un’idea fondante che deve essere diffusa e portata avanti, altrimenti non ci sarebbe differenza tra uno schieramento e un altro. Tuttavia, il ritrovamento di questo plico conferma l’idea a tratti distopica che già da un po’ si stava diffondendo riguardo al Movimento 5 Stelle. Esiste un’ortodossia ben precisa ed è l’unica da seguire. Chi devia viene fatto fuori. Ovviamente non paga con la vita, ma paga con l’ostracismo, con l’essere screditato dagli iscritti a quello che era il suo stesso partito. E i parlamentari, in primis portatori dell’ortodossia, non devono sbagliare. Per questo dietro di loro c’è un burattinaio che mette loro le parole in bocca. Così diffondono lo stesso messaggio, senza errori. Senza lasciare spazio a opposizione interna.

 

A cura di B.P.

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