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Corruzione in bando , due ai domiciliari e 4 sospensioni

 

 

Due persone agli arresti domiciliari, compreso il primario di un ospedale, e altre quattro destinatarie di provvedimenti interdittivi. E’ lo sviluppo di un’inchiesta della Procura di Catania su un appalto da 55,4 milioni di euro bandito dall’azienda Policlinico-Vittorio Emanuele. Il provvedimento del Gip, che ipotizza i reati di turbata libertà degli incanti, corruzione, istigazione alla corruzione, concussione e riciclaggio, è stato eseguito dalla guardia di finanza. Per altri tre dirigenti medici il Gip ha disposto interrogatori per valutare la richiesta di emissione della misura interdittiva della sospensione dell’esercizio di pubblico servizio chiesta dalla Procura. Al centro delle indagini delle fiamme gialle la gara del 17 luglio 2018 per “l’approvvigionamento triennale, con opzione di rinnovo semestrale, di dispositivi medici per urologia occorrenti alle aziende sanitarie, ospedaliere e universitarie del bacino della Sicilia Orientale, suddivisa in 209 lotti per complessivi 55.430.178 euro”.

Le persone agli arresti domiciliari nell’operazione ‘Calepino’ sono il prof. Giuseppe Morgia, di 60 anni, primario di Urologia complessa del Policlinico di Catania, e Massimiliano Tirri, 51 anni, agente della ‘C. Bua’ srl di Bagheria (Palermo) che tratta la fornitura all’ingrosso di prodotti medicali. Sospesi dall’attività professionale per un anno Tommaso Massimo Castelli, 40 anni, dirigente medico dell’equipe del prof. Morgia, Antonino Di Marco, 57 anni, rappresentante della ‘C. Buca’, Maurizio Francesco La Gattolla, di 58 anni, addetto alla vendita della ‘Boston scientific’ spa di Milano, e Domenico Tramontana, district manager della ‘Omega pharma srl’ di Cantù (Como).  Al centro delle indagini, avviate nello scorso settembre dal nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Catania dopo denunce di ditte escluse, l’appalto da 55,4 milioni di euro in cui l’azienda Policlinico era capofila dell’espletamento della procedura della gara per dispositivi urologici da assegnare a ospedali di Messina, Siracusa, Ragusa, Enna e Catania. Secondo la Procura “il prof. Morgia, pur non avendo alcun incarico formale, gestiva di fatto la gara, determinando le decisioni della commissione tecnica chiamata a formulare il suo parere su capitolati già preventivamente confezionati ‘su misura’ affinché l’assegnazione dei lotti più significativi avvenisse a favore delle società commerciali disposte ad assecondare le richieste di utilità avanzate dallo stesso Morgia”. L’operazione sarebbe stata effettuata grazie alla “presenza in commissione di un dirigente medico della sua stessa equipe, Tommaso Massimo Castelli”. In cambio avrebbe ottenuto ‘finanziamenti’ per partecipare a convegni, anche all’estero, e apparecchiature mediche personali. Tramontana, in cambio della prescrizione a suoi pazienti di 4 integratori prodotti dalla ditta per cui lavorava, accusa la Procura “effettuava bonifici per 10 mila euro, promettendo ulteriori 12 mila euro, a favore di un’agenzia di viaggi di Catania, che metteva a disposizione di Morgia i fondi in questione per viaggi del medico e dei suoi familiari”, annotando i fondi in un ‘Calepino’, che ha dato il nome all’operazione. Il prof. Morgia è accusato anche di concussione per avere bloccato gli ordini di materiale di consumo del ‘Robot da Vinci’ a una società che gli aveva negato 1.200 euro per una cena benefica di una onlus

“La nostra scelta, tra le poche regioni in Italia, di affidare all’Agenzia Nazionale l’attuazione del protocollo sulla corruzione e di richiedere modelli di organizzazione più netti si rivela azzeccata e indispensabile.  Lo ha dichiarato l’assessore per la Salute della  Sicilia, Ruggero Razza, annunciando che “la Regione sarà parte civile in ogni procedimento”. “Vorrei dirlo con chiarezza: i fatti di stamattina, dei quali sapremo di più nelle prossime giornate – ha continuato Razza – non sono i primi e, temo, non saranno gli ultimi. Per tale ragione abbiamo il dovere di vigilare, vigilare, vigilare. E fare capire a chi vuole utilizzare illegittimamente le risorse del fondo sanitario che non ci sono aree di impunità”. “L’emergenza corruzione – ha proseguito – è sempre stata e continua ad essere al primo posto nell’agenda del nostro governo. Da sei mesi tutte le Aziende sanitarie siciliane sono impegnate assieme ad Agenas per l’attuazione del protocollo nazionale sulla corruzione in sanità voluto dall’Anac”.  “Il controllo dei flussi di denaro – ha concluso Razza – non può che essere la prima fonte di attenzione e per questo puntiamo sulle nostre Aziende che tante volte sono già state invitate a denunciare comportamenti sospetti all’Autorità Giudiziaria”

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