“La crisi economica dovuta al coronavirus irrompe in un processo già in atto da tempo e ne accelera drammaticamente i tempi, mostrandoci la debolezza della nostra società. Ma quello che viviamo oggi è solo un piccolissimo assaggio, una timida anteprima della devastante crisi sistemica globale che arriverà nei prossimi decenni, quando il lavoro scomparirà per sempre per centinaia e centinaia di milioni di persone”. A sostenerlo, il segretario generale della Fondazione Italia USA, Corrado Maria Daclon, docente universitario, saggista e tra i maggiori esperti internazionali di geopolitica, oggi autore del volume Scenari di geopolitica per il millennio – Dall’Eldorado industrializzato alla crisi planetaria, in uscita in Italia il 30 aprile per Aracne Editrice e a settembre pubblicato anche negli Stati Uniti.
“Già oggi, come conseguenza diretta dell’epidemia, alcune grandi imprese annunciano ‘meno impiegati, più tecnologia’. Ma il problema del futuro – indica lo studioso – sarà che il lavoro e buona parte dei posti di lavoro come li intendiamo oggi semplicemente non esisteranno più”. “Prima del 2050 – osserva Daclon – i governi dovranno farsi carico di masse enormi di persone non utilizzabili nelle pochissime, sofisticate ed elitarie posizioni professionali”. Entro 5 o al massimo 10 anni, “scompariranno banche tradizionali” e “assicurazioni”. Robotica e intelligenza artificiale prenderanno il posto di cassiere, autisti, agricoltori. I notai saranno “sostituiti dai blockchain”. E “la pubblicità sarà un algoritmo di Google”.
Persino i conflitti armati “saranno gestiti da un tecnico dietro a un desktop”. “Questa sarà la vera crisi sociale”, avverte l’autore, che domanda: “Come potrà essere mantenuta la pace sociale e come potranno essere evitate guerre civili, se i governi non saranno nelle condizioni di garantire un reddito a centinaia di milioni di persone improduttive?”