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Coronavirus, la previsione: fino a 150 mila ammalati ai primi di maggio

 

La velocità con la quale si muove la crisi da virus ha pochi precedenti. La settimana scorsa, la società di consulenza The European House–Ambrosetti aveva stimato la perdita di Prodotto interno lordo per l’Italia fino a un massimo del 3,5 per cento. Sette giorni dopo, la vede al 7,5 per cento ma con un alto grado di incertezza: in una forchetta che va da un minimo del 3,5 per cento a un massimo dell’11,5 per cento. In uno scenario di blocco per due mesi di parte consistente della manifattura, poi una ripresa graduale e un ritorno a pieno regime verso fine anno.

La società posseduta e guidata da Valerio De Molli ha deciso di pubblicare, ogni settimana, un «Monitoraggio della pandemia Covid-19 nel mondo e in Italia e simulazione degli impatti sanitari ed economici». Tra dati e statistiche globali poco omogenei e in alcuni casi confusi, è un tentativo di fornire un quadro dell’evoluzione della crisi in questione.

 

L’incertezza, dal punto di vista dell’economia, è data da un rosario di fattori tutti in movimento. La durata del lockdown non solo in Italia ma anche in «Francia, Germania e Usa che fanno il 33% del nostro export», dice lo studio. Il tasso di sopravvivenza delle imprese: si stima che il 10% rischi il default. L’andamento dei servizi alle imprese. Il tempo di arrivo della ripresa, cioè se sarà a V, con un rimbalzo immediato, o a U, con un trascinamento successivo alla caduta prima del recupero.

La portata e la qualità delle misure del governo. La velocità di sviluppo di farmaci. Sono tutti fattori determinanti sui quali al momento non ci sono certezze e che dunque creano diverse ansie e preoccupazioni. «Gli elementi negativi e preoccupanti sono chiari ma ci sono anche alcune luci — spiega De Molli — Non solo il calo relativo dei contagi, che speriamo continui. Io sono impressionato dalla velocità con la quale la ricerca si è mobilitata nel mondo. Da fine febbraio a oggi, sono nati trecento programmi di ricerca sul coronavirus: non potranno non avere risultati, non solo sul vaccino in tempi lunghi ma prima su cure migliori».

L’ Italia ha fragilità maggiori di altri Paesi europei, soprattutto dal punto di vista del debito pubblico. Per quel che riguarda l’andamento dei contagi, però, non differisce da altri se non nel fatto di essere stata colpita prima dal virus. Un grafico con cinque curve parallele, quasi sovrapposte, mostra l’andamento dei casi cumulati di coronavirus dal giorno del primo paziente al giorno 18 per Italia, Germania, Francia, Spagna e Regno Unito. L’andamento è simile con un aumento, rispetto all’Italia, dei casi della Spagna attorno al giorno dieci e della Germania al giorno sedici. «Il Regno Unito ha un’accelerazione un po’ inferiore ma probabilmente dipende dal fatto che è un’isola. Lo stesso si nota in Giappone», dice De Molli. Per quel che riguarda i decessi, invece, la curva che sembra più simile a quella italiana è la spagnola: quelle di Francia e Gran Bretagna sono meno pronunciate e quella della Germania è molto bassa (almeno fino a qualche giorno fa).

Lo studio sviluppa poi un modello per tracciare due scenari di stima dell’andamento dei casi nelle prossime settimane, tenendo conto anche dell’esperienza cinese. Nel primo, si dovrebbero raggiungere e superare i 120 mila contagiati (non asintomatici) attorno alla fine di marzo per poi arrivare a una stabilizzazione attorno ai 150 mila a inizio maggio.

Nel secondo scenario, più positivo, la stabilizzazione avverrebbe verso la metà di aprile a circa 95 mila contagi. Dal momento della stabilizzazione in poi, bisognerà fare ancora molta attenzione. «L’allentamento delle misure restrittive e la ripresa, sin da subito, di comportamenti non corretti potrebbe portare nei mesi successivi (maggio, giugno e luglio) a una seconda ondata di contagi», segnala lo studio.

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