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Coronavirus, il Teatro Nuovo di Udine rimanda lo spettacolo “Cercivento”

La storia vera degli alpini del 109° Battaglione “Monte Arvenis” dovrà aspettare un’altra settimana a causa della chiusura dei teatri dettata dalle norme per prevenire la diffusione del coronavirus in regione.

La Fondazione Teatro Nuovo Giovanni da Udine comunica che, a seguito dell’Ordinanza del Ministero della Salute del 23/02/2020, le attività rivolte al pubblico sono sospese fino al 1° marzo 2020 compreso. 

Lo spettacolo “Cercivento” in programma per la Stagione di Prosa del Teatro Nuovo Giovanni da Udine domani, martedì 25 febbraio 2020 con doppio spettacolo, alle 19.30 e alle 21.30, è stato posticipato e debutterà in altra data, ovvero giovedì 12 marzo 2020, sempre con due appuntamenti, alle 19.30 e alle 21.30. I biglietti già acquistati sono automaticamente validi per la nuova data.

Per ulteriori informazioni è possibile scrivere a biglietteria@teatroudine.it. La biglietteria del teatro (via Trento, 4 – Udine) rimarrà aperta nei consueti orari di sportello: dal martedì al sabato, dalle 16.00 alle 19.00. Chiuso la domenica e il lunedì.

Tratto da Prima che sia giorno di Carlo Tolazzi, vincitore nel 2002 del Premio Culturale “Renato Appi” di Cordenons, “Cercivento” trae spunto da un terribile episodio di storia vera in cui furono coinvolti – e in seguito condannati, alcuni anche alla pena capitale – molti alpini del 109° Battaglione “Monte Arvenis”, operante nella zona di Monte Croce Carnico. Un fatto duro, ripescato alcuni anni fa dall’oblio della rimozione, grazie al recupero fortuito di alcune carte processuali e alla caparbietà di ricercatori, studiosi e soprattutto parenti delle vittime, promotori di un combattivo movimento per la riabilitazione dell’onorabilità dei loro lontani congiunti.

L’allestimento del 2020 rispetta l’impostazione della prima versione, andata in scena nel 2003. Il regista Massimo Somaglino, che ne fu interprete con Riccardo Maranzana, ha affidato a due giovani talenti, Alessandro Maione e Filippo Quezel, il ruolo dei protagonisti. Sono due soldati della truppa, alpini della Grande guerra, un carnico e un veneto, rinchiusi nella sagrestia di una chiesa tristemente riconvertita in prigione, incriminati sotto la disonorevole accusa di insubordinazione agli ordini e di sottintesa combutta con il nemico al di là della trincea, sospesi nell’attesa del proprio destino che di lì ad un’ora sarà di morte. È un intrecciarsi di sentimenti – rabbia, protesta scomposta, paura, ricordi, umiliazione di onore macchiato, accettazione, speranza e disperazione – in un’altalena di umana pietà.

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