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Coronavirus: Cina, altri 150 morti e 409 nuovi casi

La Cina ha riportato ieri altri 150 morti (erano stati 97 sabato) da coronavirus e 409 nuovi casi (648) di infezione accertati. Lo si legge nell’aggiornamento quotidiano fornito dalla Commissione sanitaria nazionale (Nhc).

I casi di contagio da coronavirus in Corea del Sud sono saliti a quota 833. 

È salito ad almeno 50 il bilancio dei morti per il coronavirus (Covid-19) nella sola città di Qom, in Iran, sostiene l’agenzia semi-ufficiale Isna. L’ultimo dato diffuso dalle autorità della Repubblica islamica parlava di 12 vittime e 47 contagiati.

Il presidente Xi Jinping, in videoconferenza con 170mila funzionari di livello centrale, locale e militare, ha ammesso le “evidenti mancanze emerse” nei meccanismi di risposta alla crisi, in un rarissimo momento pubblico di autocritica della leadership comunista. L’epidemia “ha una capacità di trasmissione più veloce, più ampia di infezione ed è stata più difficile da prevenire e controllare”, ha notato Xi, nel resoconto della tv statale Cctv. “Questa è una crisi per noi ed è un grande test”, ha aggiunto nel giorno in cui all’estero sono esplosi potenti focolai in Corea del Sud, Italia e Iran.

A Seul, infatti, il livello di allerta contro il coronavirus è salito al massimo livello, ha annunciato il presidente Moon Jae-in: il numero 4 (o “grave”) permette al governo di cordonare città e prendere altre misure eccezionali per contenere l’epidemia. “I prossimi giorni saranno critici per noi – ha detto Moon in un teso meeting d’emergenza con ministeri e agenzie coinvolti -. Sarà un momento importantissimo quando governi centrale e locali, autorità sanitarie, personale medico e tutta la popolazione dovranno mettere in campo gli sforzi per rispondere alla crisi”.

Turchia, Armenia e Pakistan – così come aveva fatto l’Iraq – hanno chiuso come misura precauzionale le frontiere con Teheran, quando nel Paese ci sono 43 contagi certi, secondo i calcoli del ministero della Salute, più del doppio dei 18 casi risultanti all’Oms al 22 febbraio.

Il Giappone, infine, ha registrato il terzo morto tra i passeggeri della Diamond Princess: è un altro ultraottantenne. Il totale dei contagi è salito fino sfiorare quota 135, al netto dei 691 casi contati nella nave da crociera ancorata a Yokohama.

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