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Coronavirus, alcol introvabile e prezzi choc. Un litro costa cinque euro

 

Introvabile . Dalle farmacie agli scaffali dei supermercati ai magazzini: l’alcol etilico è come evaporato. Proprio ora che dovrebbe farci coraggio, accompagnandoci verso una ripartenza piena di incognite. La bottiglia rosa dell’infanzia che non mancava mai nelle case degli italiani e curava anche le sbucciature sulle ginocchia (e come bruciava), ci abbandona mentre gli spot governativi ci raccomandano di disinfettare tutto, indossando guanti e mascherine. Solo che mancano: tre su tre. E se trovi un litro di spirito, rischi di pagarlo fino a 5 euro.

E non sono bastati gli sforzi encomiabili delle aziende che hanno deciso di riconvertire la produzione, ad esempio nel gel disinfettante per le mani, marchi storici come Ramazzotti, il brand dell’amaro e della Milano da bere, o Casoni, liquorificio di Finale Emilia (Modena). E non è bastato cambiare le sostanze denaturanti, l’Agenzia delle dogane ha dato il via libera a nuove componenti perché non si trovava più ad esempio l’alcol isopropilico, importato (anche quello) per lo più dalla Cina.

Per avere qualche indizio sulla sparizione delle bottigliette rosa dobbiamo arrivare fino a Parma, anzi a Roccabianca. Giuseppe Scaltriti di Sai, azienda leader del settore – l’imprenditore di Faled distillerie, proprietario con la famiglia del Castello, iniziò l’avventura il babbo Mario, era il ’45 – nelle spiegazioni non arriva al dopoguerra ma parte da lontano. Esattamente dal 2006, quando l’Italia decise di chiudere gli zuccherifici, oggi su 19 ne restano solo due, uno nel Bolognese, a Minerbio. Scaltriti parte da lì e arriva ai giorni della pandemia. Ricorda: “Era il 22 febbraio, un sabato. Un cliente importante mi comprò dieci autotreni di alcol, di solito ne prendeva uno ogni due settimane. Lì ho capito che cambiava il mondo. Da allora è una rincorsa continua. Con l’aggravante della speculazione. Ci sono in giro prezzi folli, prima della pandemia un litro di alcol al consumo costava tra 1,70 e 2,20 al litro, oggi c’è chi lo vende anche a 4-5 euro. Mi sta scrivendo tutt’Italia, mi hanno chiamato addirittura dei broker, cercano di fare mediazioni da paesi europei e non solo. Ti offrono la materia prima a un prezzo tre volte superiore. Lascio perdere. Abbiamo una reputazione, c’eravamo prima e ci saremo dopo, siamo qui da 70 anni”.

Antonio Emaldi , ravennate e presidente di Assodistil – l’associazione degli industriali distillatori –, per spiegare la sparizione delle bottigliette rosa ammazza-virus cita i numeri: “Prima della pandemia ne consumavamo 30 milioni di litri all’anno, ora direi cinque volte tanto. In epoca pre Covid ci servivano 250 milioni di alcol etilico in generale, la produzione arriva a 100 milioni, il resto lo dobbiamo importare”. Ma il 60% destinato agli idrocarburi non ha aggravato la carenza? Corregge Assodistil: “Quella percentuale, da miscelare con la benzina per ridurre le emissioni di anidride carbonica in atmosfera, si riferisce al 2019 ed è europea. In Italia siamo a zero”.

Così, per riempire il vuoto negli scaffali, si cercano strade nuove. Coldiretti ha chiesto di distillare parte del vino (invenduto). “Si potrebbero ricavare 22 milioni di litri di alcol”, fa i conti Emaldi. Ieri doveva esserci una call con il ministero. Rimandata, a data da definire.

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