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Coronavirus, agenzie di viaggio in rivolta

Un giro d’affari che vale miliardi e una fetta importante del Pil italiano. Il turismo sta soffrendo la crisi da coronavirus e gli operatori vogliono essere ascoltati.

Lunedì 2 marzo le agenzie di viaggi italiane saranno in piazza a Roma a protestare. Il motivo è la scarsità di tutele per un settore che sta pesantemente soffrendo gli effetti dell’emergenza COVID-19. Tutti gli addetti ai lavori sono invitati a partecipare al sit-in davanti al Parlamento per richiamare l’attenzione su un settore del turismo in ginocchio a causa dell’effetto-virus. “Siamo una categoria già di per sé debole e nessuno ci tutela – scrivono le agenzie in una lettera – A fatica alziamo la serranda la mattina e a differenza dei nostri competitor virtuali ci mettiamo la faccia ogni giorno. Ad oggi non rimane che unirci e dare voce ai nostri diritti, per farci sentire”.

Al centro della polemica ci sono le comunicazioni allarmistiche e i provvedimenti che hanno causato la paura di viaggiare, nonché il peso del fisco. L’AIAV (Associazione Italiana Agenti di Viaggi) ha infatti avviato le procedure per una denuncia-querela ai danni delle testate “Il Giornale”, “Libero”, “La Repubblica”, “Il Giorno” e “Il Messaggero” per i reati connessi all’aver “diffuso e procurato allarme sociale con titoli di prima pagina e articoli dai contenuti ben lontani dalla verità”.

Inoltre, l’Associazione ha inviato una diffida formale al CODACONS chiedendo di smettere di illudere i consumatori con la promessa che i viaggi possono essere annullati e rimborsati senza pagare le penali, se la motivazione è la preoccupazione per il coronavirus. «In questi giorni – spiega AIAV – sono state molte le agenzie che hanno lamentato il proliferare di richieste di cancellazione presentate con l’ausilio della modulistica predisposta proprio dal CODACONS, modulistica basata su articoli di legge inapplicabili ad un comparto che basa le proprie regole sui principi di rispetto del viaggiatore indicati dal Codice del Turismo». «L’AIAV ritiene -scrivono – che a dover essere rimborsati siano solo ed esclusivamente i viaggi di istruzione aventi ad origine o destinazione le c.d. “zone rosse” e le “zone gialle”, ovvero i luoghi in cui si sono verificate le “…circostanze inevitabili e straordinarie… che hanno un’incidenza sostanziale sull’esecuzione del pacchetto…” [come indicato nell’art. 41 del Codice del Turismo, ndr]».

«Nessuna altra destinazione rientra tra quelle indicate dall’art. 41 comma 4 del D.Lgs. 79/2011 CdT e nessun viaggio, per qualsiasi destinazione non compresa in zone “rosse e gialle”, può e deve essere rimborsato. Per i viaggi di gruppo o individuali con destinazione i Paesi che hanno adottato estreme misure restrittive verso i cittadini italiani consistenti nel divieto di ingresso, anche a questi viaggiatori spetta il rimborso del viaggio per l’impossibilità di effettuare il viaggio», concludono. Tuttavia, specificano, tutti i rimborsi legittimi saranno recapitati solo dopo la restituzione delle somme già anticipate ai fornitori di servizi.

Proprio oggi a Roma è stato organizzato un tavolo di crisi dal Ministro Franceschini per valutare insieme alle associazioni di categoria delle misure per contrastare la crisi del settore turistico “che genera il 12% del Pil, con un giro d’affari di 146 miliardi di euro”, come sottolineato da Cna Turismo. Tra i temi che vengono affrontati proprio in queste ore con il Ministro c’è soprattutto quello del fisco, che – secondo le associazioni del turismo – rischia di causare anche delle chiusure. Intanto da Federturismo arriva la richiesta di un intervento della Commissione europea, mentre Aidit, Assoviaggi, Astoi e Fto chiedono congiuntamente “misure di sostegno straordinarie per le imprese turistiche”.

Di A.C.

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