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Conte Bis, al via il totoministri

Tre i nodi fondamentali da sciogliere il prima possibile: vicepremier, Mef e Interni

ROMA – Dopo due giri di consultazioni e 50 minuti di colloquio al Quirinale, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dato l’incarico a Giuseppe Conte di formare il nuovo governo. Il premier, allo stesso tempo dimissionario e incaricato, ha accettato con riserva ed ha iniziato le sue personali consultazioni. Dopo aver aver incontrato a lungo i presidenti di Senato e Camera, ha riempito la sua agenda di incontri e colloqui per costruire l’ossatura del futuro governo giallorosso. Prima i partiti “più piccoli” come Leu (che si proporrebbe come partner fondamentale per  irrobustire la maggioranza in Senato), poi i due pilastri del nascituro governo, M5s e Pd.

Lega e Fdi sono andati alle consultazioni senza però i loro leader che hanno invece preferito chiamare i cittadini in piazza per protestare contro il nuovo esecutivo.

Il premier incaricato ha promesso «coraggio» e «un governo di novità». Prima il programma e poi la squadra, si affrettano a precisare il M5S e il Pd, ma in transatlantico è già toto ministri. Tutti si chiedono chi farà parte di questo esecutivo «non contro ma per il bene dei cittadini, per il bene del Paese». Tanti i nomi emersi: ecco chi è in lizza per un posto.

Il vicepremier

Il primo nodo da sciogliere è quello relativo al vicepremier. Il Movimento Cinque Stelle vorrebbe mantenere due figure e preme per conservare il ruolo di Luigi Di Maio, mentre il Pd spinge per una figura unica. I nomi sul tavolo da parte dem per il numero due di Conte restano quelli di Dario Franceschini Andrea Orlando. Sarà quindi Conte a definirne il futuro del suo “capo” di partito, in un delicato equilibrio di rapporti istituzionali.

 

Sottosegretaria alla presidenza del Consiglio dovrebbe essere Paola De Micheli (che però potrebbe anche andare al Mise). Mentre il M5s vorrebbe riconfermare Vincenzo Spadafora.

I fari sono puntati su Economia e Viminale

Al Mef in pole ci sono personalità tecniche, come suggerito anche dall’ispiratore del Movimento Beppe Grillo. Si attingerebbe dalle istituzioni economiche del Paese. Circolano infatti i nomi di Salvatore Rossi (ex direttore generale Bankitalia) e Daniele Franco (ex Ragioniere generale). In lizza anche una donna, l’economista Lucrezia Reichlin. Anche se in queste ore sta prendendo piede l’ipotesi, caldeggiata vivamente dai dem, dell’eurodeputato Roberto Gualtieri (presidente della commissione per i Problemi Economici e Monetari del parlamento Europeo), che costituirebbe la variabile politica al progetto precedentemente esposto. L’ultima suggestione, che piacerebbe molto al Quirinale, è infine quella di far sbrogliare la matassa della manovra al “tecnico dei tecnici” Carlo Cottarelli. Ma siamo molto probabilmente di fronte ad un esempio di fantapolitica.

Ancor più delicata la scelta per il ruolo di ministro degli Interni. La casella lasciata vuota da Salvini, che ieri ha salutato «tra le lacrime dei dipendenti», dovrà essere scelta con molta attenzione, vista anche la sovraesposizione che il Viminale ha avuto in questo ultimo anno e le delicate questioni, quali sicurezza e immigrazione, di preoccupante attualità. Molto, se non tutto, dipende dal nodo del vicepremier (vedi sopra). Se il Pd la spunterà sulla carica singola, a Palazzo Chigi dovrebbe finire Dario Franceschini e in quel caso, all’Interno potrebbe arrivare un tecnico alla Franco Gabrielli (attuale capo della Polizia) o Mario Morcone (direttore del Consiglio italiano rifugiato, già  prefetto capo al Viminale).

Nel caso in cui Conte scelga di non indicare dei vicepremier, al Viminale potrebbe finire un nome “forte” come quello di Andrea Orlando, profilo adatto anche per attuare una politica sull’immigrazione in netta discontinuità rispetto al predecessore leghista. Difficile che Franceschini entri nel governo se non da vicepremier. Resta in pista Marco Minniti, che ha già ricoperto questa carica, anche se in realtà i rumors lo segnalano in corsa per la Difesa.

Difesa

Il ministero gestito nell’ultimo anno e mezzo dalla Trenta potrebbe essere il paracadute del leader dei Cinquestelle Di Maio, che in questo modo lascerebbe il duplice incarico di ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico. Anche in questo caso la scelta è strettamente collegata alla designazione del vicepremier del nuovo esecutivo giallorosso.

Esteri

Quanto agli Esteri, si profila una riconferma dell’attuale ministro Enzo Moavero Milanesi, anche se nelle ultime ore si è fatto il nome di Paolo Gentiloni. L’ex premier però potrebbe essere scelto come commissario europeo.

Giustizia

Nonostante le polemiche di questi ultimi mesi e l’evidente diversità di visioni su molte questioni fondamentali, alla Giustizia sembra certa la riconferma del pentastellato Alfonso Bonafede. L’unico che potrebbe mettere in dubbio la sua posizione è l’ex guardiasigilli dem Andrea Orlando.

Sanità e Ambiente

Molto probabilmente alla Sanità potrebbe essere riconfermata Giulia Grillo del M5s, mentre è a rischio il posto, fino ad oggi sicuro, di Sergio Costa al ministero dell’Ambiente, insediato prepotentemente dall’ex presidente di Legambiente Rossella Muroni in quota LeU. Avvicendamento possibile vista la delicata situazione numerica in Senato del nascituro governo giallorosso.

Trasporti e Infrastrutture

Danilo Toninelli non sarà riconfermato al Ministero Infrastrutture e Trasporti. Molto probabilmente sarà sostituito dal collega di partito Stefano Patuanelli, attuale capogruppo al Senato del M5S. I dem invece caldeggiano un ritorno di Graziano Delrio (dato anche alle Attività produttive)

 

Sviluppo Economico

Anche il Mise è oggetto di confronto: il Pd avrebbe proposto Paola De Micheli (in corsa per un posto come sottosegretario alla presidenza) o Maurizio Martina (in corsa anche per le Regioni e Agricoltura). Ma lo reclama anche il M5S, che di contro lascerebbe l’Economia ai dem.

 

Lavoro

Il Pd starebbe spingendo per avere il Lavoro (Tommaso Nannicini, Teresa Bellanova o Luigi Marattin i nomi che circolano).

Affari europei

Per gli Affari Europei, provando anche a rispettare la questione quote rosa, si sta profilando l’ipotesi dell’ingresso in squadra della dem Lia Quartapelle.

Riforme

Alle Riforme dovrebbe approdare un fedelissimo di Di Maio: Riccardo Fraccaro, già titolare del ministero per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. Da non escludere però una sua riconferma al medesimo dicastero.

Pubblica istruzione

Il ministero di Viale Trastevere, dopo la dipartita del leghista Bussetti, sarà molto probabilmente appannaggio dei Cinquestelle. I nomi in lizza sono due: Lorenzo Fioramonti (M5S), attuale viceministro che potrebbe passare a guidare il dicastero, e Nicola Morra, professore liceale di storia e filosofia, attuale presidente della Commissione parlamentare antimafia.

Affari Regionali

Famiglia

Il ministero che è stato di Fontana potrebbe essere assegnato al grillino Vincenzo Spadafora del M5S, anche egli tra i papabili per una poltrona da sottosegretario alla presidenza.

Quote rosa e parità di genere

Un tema a parte è la parità di genere: il segretario del Pd si è impegnato pubblicamente a garantirla e anche con il Movimento la questione è sul tavolo. Proprio per questo motivo, al ministero per il Sud potrebbe restare Barbara Lezzi, alla Salute, come già detto, Giulia Grillo (ma sono forti le voci che danno anche Giorgio Trizzino e Pierpaolo Sileri). Tra le donne dem nel totoministri ci sono però anche Marina Sereni, Simona Malpezzi, Anna Ascani (indicata per i Beni culturali), Lorenza Bonaccorsi.

Faticosamente e in maniera un po’ zoppicante sta prendendo vita questo nuovo esecutivo, che nei piani del premier Conte nasce per «una manovra necessaria, per recuperare il tempo perduto in Ue, per fare in modo che tutti, ma proprio tutti, paghino le tasse e le paghino meno per la modernizzazione, per un Paese più giusto e inclusivo, per una stagione riformatrice su istruzione, energie rinnovabili, infrastrutture, ambiente e politiche green, tutela del patrimonio artistico. Un governo dove il principio di rispetto delle regole è qualcosa di irrinunciabile e sono valori non negoziabili il primato della persona, il lavoro, l’uguaglianza, il rispetto delle istituzioni, il principio di laicità e nel contempo di libertà religiosa, la difesa degli interessi nazionali e l’integrazione Atlantica ed europea». Non ci resta che aspettare: il tetris dei ministri è ancora ben lontano dal trovare l’incastro vincente.

 

A cura di Giovanni Cioffi

 

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