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Comunità Rom e Sinti contro Matteo Salvini: censimenti etnici illegali

La comunità Rom e Sinti si è scagliata contro Matteo Salvini per la questione dei censimenti etnici.

Un giorno sì e l’altro pure, Matteo Salvini porta avanti la sua crociata contro i nemici più svariati, compresi rom e sinti. Ma ultimamente, la questione ha preso, se possibile, una piega ancora peggiore. Il ministro dell’Interno, nonché vicepremier, ha chiesto il censimento dei membri della comunità Rom e Sinti. In questo articolo ripercorreremo i passi di questa vicenda per vedere anche fino a che punto è giunta.

L’inizio

Questa storia inizia in Umbria, dove il Consigliere Valerio Mancini e da Emanuele Fiorini Capogruppo della Lega presentano una mozione per richiedere alla Regione Umbria il censimento dei campi e della presenza dei cittadini di etnia Rom, Sinti Caminanti. La richiesta viene motivata dicendo che esiste: “Un’estrema criticità causata della presenza di nomadi che si sono insediati stabilmente nelle aree urbane. Tali insediamenti, a causa della loro precarietà, hanno determinato una situazione di grave allarme sociale che va risolta quanto prima“. Non solo, il 18 giugno 2018, un Salvini neoeletto dichiarò di voler portare avanti un censimento etnico. Si salvò in corner definendolo poi monitoraggio. Tuttavia, era qualcosa di informale, non vi era una richiesta amministrativa di alcun tipo. Con la mozione davanti alla Regione Umbria, la questione è differente. Assume tutto un altro carattere. Ricorda una storia terribile, che in Italia dovremmo conoscere molto bene, ma che forse ci siamo dimenticati. Anche sotto i regimi di Hitler e Mussolini all’inizio venivano eseguiti dei censimenti sulle comunità che poi in seguito sarebbero state eliminate. Per fortuna non siamo ancora arrivati a questo punto. Tuttavia, la violenza verbale con cui alcune cose vengono proposte e, in seguito, avallate dalla maggior parte della società, fanno riflettere.

I dati Istat

Il 6 febbraio 2017 si è tenuto un convegno scientifico, su iniziativa dell’Istat, dal titolo ‘Gli strumenti di conoscenza e le sfide dell’informazione statistica per la strategia d’inclusione di Rom, Sinti e Caminanti 2012-202’. Dunque c’era un chiaro intento di inclusione, piuttosto che di “monitoraggio”, prendendo in prestito il termine con cui in seguito Matteo Salvini si è corretto. Durante quell’incontro, è stato presentato e analizzato il rapporto sugli insediamenti dei RSC in Italia. A questo report hanno collaborato UE, il Ministero del Lavoro e il Dipartimento per le Pari Opportunità. Dai dati raccolti si evince che in tutti i comuni italiani con più di 15.000 abitanti ci sono insediamenti formali and informali con specifiche caratteristiche demografiche. Un aspetto molto interessante del rapporto è l’incipit dell’introduzione, tratto da uno scritto di Dimitris Argiropoulos, autore di Campi nomadi: “l campo è una situazione eccezionale, straordinaria ed è concepito per dare risposte a una categoria inventata: i nomadi”. Inoltre, più volte nel rapporto si ribadisce come i Rom facciano parte di una galassia di minoranze. Non solo, il Rapporto nazionale sull’inserimento lavorativo e sociale dei Rom in Italia” riporta condizioni drammatiche relative all’ occupazione, istruzione, alla salute, e alle condizioni abitative in cui queste minoranze attualmente vivono.

La Lega e i dati Istat

Una cosa che colpisce è come i membri della Lega formulino le loro proposte sulla base di percezioni e dati non corretti. Come emerge dal rapporto già citato e nel comunicato stampa diffuso dall’associazione Nazione Rom: “In Europa ed in Italia, secondo le osservazioni della Commissione Europea, soltanto l’1,8% dei dodici milioni di cittadini RSC presenti in tutti e ciascuno gli Stati sono “nomadi”. Il 98,2% di questi cittadini sono “stanziali” da centinaia di anni.” Dunque i tanto temuti nomadi sono solo una minoranza all’interno di una minoranza. Per questo motivo, invece di concentrarsi su un monitoraggio, bisognerebbe pensare ad un processo di integrazione ad ampio respiro, per poter conciliare stili di vita e abitudini molto diverse tra loro. In questo modo si potrebbe raggiungere una situazione di equilibrio, invece di alimentare il clima di sospetto.

 

La risposta dell’Associazione Nazione Rom

Inutile dire che la comunità Rom non è rimasta con le mani in mano. L’Associazione Nazione Rom si è mossa tramite il suo legale, Marcello Zunisi. In questo modo, attraverso un documento, è stata richiamata l’attenzione del Comune di Foligno, della Prefettura di Perugia, della Regione Umbria, del Ministero dell’Interno, dell’Unar e della Commissione Europea. All’interno di questo documento si richiede un incontro per pianificare dei percorsi di inclusione per le famiglie presenti sul territorio, seguendo le direttive dal Capo Gabinetto del Ministero dell’Interno Matteo Piantedosi. All’interno della direttiva ci sono dei percorsi di protezione sociale ed inclusione abitative per tutti i soggetti che si trovano in una situazione fragile, soggetti a sgomberi. Attraverso un lavoro sinergico tra Prefetture, Regioni, Enti Locali ed Associazioni del privato sociale. Non è la prima volta che si parla dell’implementazione di questa direttiva. Già il 30 gennaio 2019, nella prefettura di Perugia, alla presenza del Vicario Coordinatore Michele Formiglio, del Capo di Gabinetto Antonio Giaccheri, dei rappresentanti del Comune di Foligno, dei rappresentanti del Consiglio Nazionale RSC, dei rappresentanti dello studi legale Cappellani, si è parlato di questo problema. Tra i punti chiave dell’incontro c’era anche lo scongiuro di uno sgombero senza inclusione delle famiglie Sinti da Sant’Eraclio, un comune in provincia di Foligno. Gli altri due punti fondamentali sono l’elaborazione di percorsi di protezione sociale delle famiglie ed individui in marginalità e fragilità, come previsto da accordi europei e direttive nazionali, e la convocazione del Tavolo di Inclusione Regionale dei RSC.

 

Gli accordi in sede europea

Durante l’incontro di Foligno, è stata anche citata la sottoscrizione degli Accordi Quadro Strutturali Europei nel 2011. Questa sottoscrizione ha portato alla ratificazione della comunicazione n.173 che riguarda l’emanazione della Strategia di Inclusione RSC con UNAR Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio punto di contato nazionale. In seguito a quegli accordi è arrivato un finanziamento di fondi strutturali europei forniti allo Stato Italiano per l’inclusione sociale di RSC. Si tratta di fondi consistenti. Solo per citarne alcuni, il operativo nazionale programma 2014-2020 riceve finanziamenti per 1.250.000.000 euro, mentre il programma operativo regionale viene finanziato con 237.000.000 euro. Non solo, in Italia e in Europa i censimenti etnici sono vietati dalla legge. Per questo motivo, Salvini potrebbe evitare di parlare di censimenti illegali travestiti da monitoraggi e pensare a preoccuparsi del fatto che esistono programmi e fondi che mirano ad abbattere le ineguaglianze a far vivere comunità diverse in armonia.

 

A cura di B.P.

 

 

 

 

 

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