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Cavaliere della Repubblica – La Guardia di Finanza festeggia il Capitano Roberto Ravazza

Al Capitano Roberto Ravazza la più alta onorificenze di Cavaliere della Repubblica,  un uomo coraggioso e onesto al servizio dello Stato.

La meritocrazia ha premiato un astigiano, un uomo che non ha bisogno di molte presentazioni, coraggio ed  onesto signore della libertà, della giustizia che fanno la sua religione, il suo sistema di vita.

Incontrandolo ad una cena informale, ho trovato un uomo dai modi gentili, affabili, dalle sfumature dolci, con quell’eleganza interiore che colpisce, che non lascia spazio a molte domande.

Ho trascorso una piacevole serata attorno ad un tavolo bandito in modo famigliare dove,  la nostra amica, è stata una eccellente padrona di casa.

Roberto, mi sento di chiamarlo per nome, è un alto ufficiale della Guardia di Finanza con profondi valori di saggezza, e morale che,  nemmeno le legnate degli squadristi riescono a frantumare.

Il Capitano Roberto Ravazza è un uomo di cultura, di attenzioni, di dettagli di cui lo Stato Italiano può andar fiero,  avendogli consegnato l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica.

Roberto Ravazza è più semplice e magnetico ascoltarlo che intervistarlo.

Sicché gli ho detto: «Roberto, la tua gavetta è iniziata circa 35 anni fa,  dedicando la tua vita  al servizio dello Stato, cosa cambieresti di questo lunghissimo cammino?». E lui: « la mia vita lo spesa bene, lo rifarei, partendo da quel lontano 6 aprile del 1983 dove mi arruolai in sostituzione del servizio militare, anche se il desiderio più grande era di andare in Accademia. La precoce perdita di mio padre, disegna un percorso di vita simile ma diverso. Decido di partecipare al concorso  pubblico per il servizio all’interno della  Guardia di Finanza. Poco dopo parto per Rovigo, dove nel  terzo Battaglione dimorato all’interno di un’ala di un istituto scolastico, diventa la mia seconda casa. Un periodo difficile che mi porta ai confini dello Stato italiano,  alle insidiose e rigide temperature invernali che,  lasciano ricordi scolpiti nel cuore e nella memoria. A ridosso dell’anno 1984 parto per il confine francese, dove rimarrò per circa 10 mesi, svolgendo un servizio articolato. Solo successivamente partecipo ad un concorso, attraverso il quale la nuova rotta à la scuola degli ispettori al Lido di Ostia. Nel 1985 mi trasferisco a Cuneo dove, al termine del secondo anno di scuola per ispettori sottufficiali, vengo premiato» E io: «certo che in due anni, la tua vita è stata integralmente assorbita da un ruolo che, in età molto giovane, lascia poco spazio agli amici, ai divertimenti, alla famiglia ». E lui: « è la scelta e la consapevolezza di una vita che sarà dedicata al servizio dello Stato,  come fosse una scelta di fede prima, e di lavoro poi. . Una scelta di coscienza, fatta da giovane che, potessi tornare indietro, rifarei ugualmente. Infatti, dal 1985 al 1991 mi vedo trasferito in una piccola frazione di Cantello, Gaviolo, un paese al confine con la Svizzera dove, il servizio doganale si  presenta molto articolato». E io: « il tuo lavoro è difficile, di meditazione e riflessione coniugata spesso da velocità decisionali, cosa consiglieresti ai nuovi colleghi?». E lui: «potrei darti due risposte. Ad un giovane entrato per meriti deve credere in quello che fa, migliorandosi attraverso l’adempimento al dovere, mettendo da parte le esigenze personali».

Avere come stella polare il bene ed il credere nell’istituzione ed il senso di appartenenza ai valori dello Stato.

«Il proprio senso dell’operato quotidiano è una missione sociale. Un valore che diventa patrimonio di tutti, ineguagliabile, che non ha colori politici, che non serve  per guadagnare poltrone. Che non fa distinzione tra una moralità pubblica e una moralità privata, perché la moralità è una sola.

Tuttavia, ci sono anche molti giovani che al loro ingresso nell’Arma di sentono già arrivati. L’errore più grande che negli anni può trascinare perplessità, su scelte o interpretazioni poco oculate ».  E io: « vorrei fare un passo indietro, a quando eri stato Comandante interinale a Nizza Monferrato,  per poi specializzarti in gemmologia, come mai? ».E lui: «non mi sono fatto mancare nulla, ho conseguito un diploma da gemmologo per migliorare la conoscenza delle gemme, delle resine pregiate, dei metalli dall’alto valore economico. Un diploma che nel 1996  mi è stato utile presso il Comando della Guardia di Finanza di Valenza, potendo controllare con competenza le aziende orafe, come Capo pattuglia». E io: «nel 2000 il tuo ruolo da Comandante interinale arriva ad Acqui Terme, cosa ricordi di quel periodo? ».E lui: «un momento della mia vita sicuramente più vicino alle mie origini astigiane. La vicinanza al tessuto famigliare sarà un contributo nell’affrontare un mese di studi, dall’alba a notte fonda, un’estate caldissima, nella quale ho esaminato 400 tesi ricomprese in 20 materie, al fine di partecipare e passare a pieni voti l’esame per l’Accademia di Roma.

Nuova tappa, dal Nord a Roma presso la Guardia di Finanza Infernetto, e viceversa.

Successivamente, vengo trasferito al Nucleo di Polizia Tributaria di Genova, nel quale vengo assegnato alla GICO  della Guardia di Finanza  occupandomi di indagini inerenti a partita ingenti di droga». E io: «dal 2010 al 2015  al Comando della Guardia di Finanza di Pinerolo ottieni eccellenti risultati, smascherando truffatori e finti ciechi, ne hanno parlato in tutta Italia!».E lui: «sono state esperienza diverse ed articolate. Dal recupero di refurtive, ad evasioni fiscali, al caso mediaticamente ben più noto dei finti ciechi. Un vero e proprio caso pilota, che ha suscitato la curiosità mediatica nazionale. Alla metà del 2015 mi trasferisco al nucleo Polizia Tributaria reparto criminalità organizzata».

Oggi il Capitano Roberto Ravazza è   a capo dell’ufficio del Comando del Nucleo polizia tributaria di Torino, affari generali e affari riservati, AA.GG e AA.RR.

Nel frammento l’orologio ha scandito la mezzanotte, ed avrei il piacere di chiedergli cosa pensa dell’Italia, cosa lo amareggia e se gli  italiani sanno vivere nella libertà. Sono certa di risposte senza veli, dove il Capitano Roberto Ravazza uomo di saggezza e fede,  penso creda nell’avvenire.

@EdizioniOggi

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